Ex Popolari venete, nuove emissioni e auto-cartolarizzazione
Venerdi 20 Gennaio 2017 alle 08:34 | 0 commenti
				
		Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza accelerano per recuperare la liquidità persa negli ultimi trimestri. E per farlo mettono in cantiere una doppia operazione: un’auto-cartolarizzazione e il varo di nuove emissioni con garanzia pubblica. Sul primo fronte, le due banche hanno predisposto tutto il necessario per la trasformazione di sofferenze del valore lordo di circa 2 miliardi in nuovi titoli, che potranno essere ceduti ad altre banche come collaterale in cambio di liquidità a breve. Il primo passo è già realtà . Nelle scorse settimane le due banche venete hanno messo in pista due veicoli ad hoc (chiamati Flaminia per Veneto e Ambra per PopVi) in cui sono stati collocati all’incirca 2 miliardi di bad loans lordi complessivi, generati negli anni dalle due banche.
Con questa mossa, i due istituti non deconsolidano i crediti in  sofferenza dal bilancio, e non traggono alcun beneficio in termini di  minor assorbimento di capitale. Né tanto meno registrano impatti  negativi a conto economico. Scopo dell’operazione è quello di avere a  disposizione carta - su cui è già stata effettuata la due diligence - da  dare in pegno ad altre banche per avere in cambio nuova liquidità,  nella forma di prestiti ponte a breve-medio termine. Non è da escludere  che a stretto giro si arrivi anche alla definizione degli investitori -  tipicamente banche d’investimento - che possano essere interessati a  erogare il bridge loans, il cui ammontare  sarà ancorato al valore netto  dei crediti sottostanti.   La fame di liquidità che attanaglia le due banche ha però costretto ad  andare ben oltre alla cartolarizzazione. Nel giro delle prossime  settimane le banche controllate dal fondo Atlante ricorreranno  all’emissione di nuove obbligazioni  dotate di garanzia pubblica. La  rete di protezione dello Stato, analogamente a quanto accadrà a Mps e ad  altre banche in crisi,  permetterà ai due istituti di fare ciò che,  complice la crisi di fiducia del mercato a cui si è aggiunta anche la  mannaia del taglio del rating di Dbrs, sembra sempre più difficile,  ovvero raccogliere denaro liquido. La  garanzia dello Stato  avrà  ovviamente un costo, e neppure indifferente, visto che  sarà almeno pari  allo 0,4% per le emissioni più lunghe di un anno. A questo valore  si  potrà peraltro aggiungere un buffer correlato al rischio dell’emittente.  Il costo della garanzia si prospetta insomma abbastanza alto da  risultare appetibile agli investitori, ma neppure troppo elevato da  apparire insostenibile per le banche. Nel contempo si è dovuto far di  tutto per accontentare le richieste della Commissione Ue, e nello  specifico la Dg Competition, che si è imposta affinché il costo non  fosse limato troppo da  rappresentare una possibile distorsione al  mercato e quindi un aiuto di Stato. Ai vertici di Veneto e Vicenza si  sta ragionando sulle prossime mosse. Non è escluso che all’orizzonte si  prospettano dei collocamenti di bond senior, che saranno riservati agli  istituzionali. Certo è che il percorso sembra oramai tracciato. Del resto proprio ieri  le due banche in due note separate ma congiunte hanno  dato notizia di  aver ricevuto l’ok all’utilizzo della garanzie governativa.  «La  Commissione Europea ha valutato in linea con la normativa europea sugli  aiuti di Stato l’istanza presentata» dai due istituti «per accedere alle  misure di sostegno della liquidità» e così disporre della «possibilità  di emettere ulteriori passività garantite dallo Stato». Del resto l’emorragia di liquidità recente  costringe le due ex popolari  venete a manovra d’urgenza. Veneto, come chiesto da Bce, deve mantenere  un coefficiente minimo di copertura della liquidità (Lcr) pari ad  almeno il 90%. A fine agosto l’indicatore era pari all’87%. E anche a  PopVi  Bce aveva chiesto nell’ambito dello Srep di predisporre un  funding plan teso a migliorare la posizione di liquidità.
 Di Luca Davi, da Il Sole 24 Ore
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