Ex popolari venete, Cgil e Cisl: no grande banca veneta, è solo localismo
Martedi 26 Luglio 2016 alle 09:48 | 0 commenti
«Bisogna uscire dai facili elementi di propaganda come quelli usati da molti politici locali a partire dal presidente della giunta regionale, Luca Zaia, che invece di partire dalla necessità di nuovi assetti funzionali a un rapporto tra credito, territorio, imprese, cittadini e risparmiatori, hanno aperto una “saga†tutta localistica sulla “grande banca del Venetoâ€Â». L’esortazione è di Elena Di Gregorio, segretaria generale della Cgil del Veneto, e di Chiara Canton, leader della Fisac-Cgil in relazione alla discussione sul futuro delle due ex banche popolari venete e, in generale, dell’assetto che dovrebbe avere il sistema del credito anche alla luce della fisionomia assunta dal tessuto produttivo veneto negli ultimi anni.
«Per tutelare l’occupazione e rilanciare una finanza che sia realmente a sostegno del sistema produttivo – aggiungono le esponenti sindacali - sono necessarie una nuova governance in grado di affrontare l’attuale situazione di crisi e un’assunzione di responsabilità anche da parte del sistema imprenditoriale regionale, che deve fare i conti in maniera più rigorosa con un passato in cui ha partecipato in maniera fondamentale al sistema fallimentare che ha portato alla situazione odierna. Solo così potrà esserci la certezza che non si ripetano situazioni come quelle che stiamo vivendo. Serve invece una cabina di regia regionale, che veda partecipi i soggetti istituzionali e sociali per monitorare l’evoluzione della risposta a questa crisi e per mettere in garanzia le lavoratrici e i lavoratori del settore, sui quali – concludono Di Gregorio e Canton - vengono ingiustamente scaricate le responsabilità di scelte gestionali sbagliate del management».
Ad esprimere forti perplessità sull’ipotesi di un aggregazione fra Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, oggi entrambe controllate dal Fondo Atlante, è anche il segretario generale della Cisl del Veneto, Onofrio Rota. «Noi abbiamo sempre pensato che una fusione fra due fragilità non possa portare a nulla di buono – rileva – e questo anche al netto di tutte le conseguenze che una simile operazione potrebbe avere sulla base occupazionale. Dal punto di vista dei clienti, poi, non si può non ricordare come siano molti gli imprenditori titolari di linee di credito di entrambe le banche e come questo non potrebbe più avvenire se Montebelluna e Vicenza diventassero un unico soggetto. Perciò – conclude il segretario regionale della Cisl – penso che gli sviluppi migliori per tutti siano in altre direzioni».
Di Gianni Favero, da Il Corriere del Veneto
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.