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Lettera aperta dell'opposizione: "congresso Cgil, il nervosismo della maggioranza"

Di Note ufficiali Mercoledi 18 Luglio 2018 alle 09:00 | 0 commenti

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È un mese che è iniziato ufficialmente il Congresso della Cgil. Il calendario votato dal direttivo nazionale prevede, infatti, di tenere le assemblee di base dal 18 giugno al 5 ottobre 2018 (con una pausa nelle settimane centrali di agosto). Ad oggi, però, si sono svolte solo qualche centinaio di assemblee, sporadicamente e soltanto in alcuni territori. Il Congresso che veniva annunciato come il "più unitario" della storia, infatti, stenta a partire.

La grande maggioranza che si è raccolta intorno al documento della segreteria confederale mostra segni di scollamento, nonostante, per la prima volta dalla fine degli anni 80, il documento non abbia, al suo interno, neanche un emendamento. I settori più moderati del gruppo dirigente insieme a quelli della sua sinistra storica si sono ritrovati unanimemente sullo stesso testo, senza nessuna differenziazione o articolazione apparente. Tutti insieme, nonostante le diverse tesi e impostazioni sul rapporto con la politica e il PD, i contratti e la struttura del salario, il welfare più o meno universale, più o meno contrattuale, più o meno territoriale. Per la prima volta, però, si arriva a pochi mesi dal Congresso nazionale senza una chiara ipotesi degli assetti del nuovo gruppo dirigente e, per conseguenza, con evidenti tensioni sulle diverse possibili candidature.
Queste tensioni si stanno scaricando anche nel tentativo di irreggimentare il percorso congressuale, controllando gli schieramenti e definendo i rapporti di forza sulla base delle appartenenze a strutture e categorie. In questo processo, noi siamo una variabile indeterminata: nel Congresso "più unitario" della storia, abbiamo presentato il documento alternativo Riconquistiamo tutto! pretendendo apertamente una discussione di merito sindacale e contrattuale e sottraendoci agli schieramenti per l'elezione del nuovo gruppo dirigente.
Siamo una anomalia in questo Congresso: così, tanto meno siamo classificabili negli equilibrismi burocratici, tanto più siamo considerati pericolosi e scateniamo il nervosismo e a volte il vero e proprio autoritarismo dei gruppi dirigenti, soprattutto in alcuni territori e in alcune categorie, più apertamente schierate nella discussione sul futuro segretario generale.
La prima reazione è appunto quella di sottrarsi alla discussione di merito e, ovunque possibile, soprattutto dove noi siamo più organizzati, rimandare il confronto nelle assemblee a settembre, impedendo il regolare avvio del Congresso, con buona pace dell'obiettivo tanto sbandierato nei mesi precedenti della maggiore partecipazione possibile. Oppure stiracchiare qua e là il regolamento, introducendo ogni genere di limitazione alla nostra già difficile capacità di essere presenti nelle assemblee o, ancora, spostando in blocco le assemblee già concordate. Arrivando, in alcuni territori, a imporre in modo autoritario il calendario delle assemblee nelle grandi fabbriche dove siamo maggioranza (una addirittura convocata il 31 luglio!) in aperto contrasto con i delegati e con le esigenze di partecipazione.
Stiamo facendo il possibile per mantenere la discussione sul merito, sia nelle assemblee dove riusciamo a partecipare, sia nelle commissioni di garanzia, nonostante ci sia chiaro che, con questo inizio nervoso, si rischia non soltanto di ripetere quanto avvenuto nello scorso Congresso, ma addirittura di andare oltre.
Abbiamo una posizione congressuale chiara ed esplicita. Questo Congresso lo vogliamo proprio fare: non per contarci e non per partecipare alla corsa al nuovo segretario generale, ma per mettere in discussione dieci anni di crisi e sconfitte, per provare a ricostruire una prassi sindacale conflittuale e classista. Per provare a cambiare, in direzione ostinata e contraria.
Il nervosismo e la torsione apertamente autoritaria di alcuni gruppi dirigenti con il loro tentativo di impedire il confronto democratico con noi nelle assemblee è la dimostrazione più chiara della forza delle nostre ragioni. Così come lo è, viceversa, la nostra determinazione nel pretendere lo svolgimento di un Congresso il più onesto e il più partecipato possibile. In questa direzione continueremo a lavorare, in tutte le sedi possibili e con le iniziative che riterremo opportune, forti del merito e delle nostre ragioni.
Keep calm e carry on!

Il sindacato è un'altra cosa - Opposizione Cgil

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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