Elezioni provinciali: un'occasione unica per i piccoli comuni di "riprogettare" l'ente
Mercoledi 10 Settembre 2014 alle 00:16 | 0 commenti
Occasione questa, unica. Comizi elettorali aperti per sindaci e consiglieri comunali. Il 12 ottobre prossimo, 1573 amministratori chiamati a votare il Presidente e 16 consiglieri della fu (?) Provincia. Rimpianti? Non da parte dei cittadini, che mai hanno tifato per le elezioni di quell'ente; del resto vicentini si è, e vicentini si resta; elezioni dirette o meno. Piuttosto la competizione fra gli addetti, sindaci, consiglieri comunali ed ex consiglieri provinciali è aperta.
Si auspica che le scelte non dovranno riguardare il colore politico e le appartenenze, ma piuttosto interessare le persone, le competenze, i programmi. Intanto però, come vuole la politica, le conventicole, di schieramento sono in pieno fervore. Insomma un cantiere aperto. Con i comprensibili timori per i piccoli comuni preoccupati di non aver sufficiente visibilità e di restare fagocitati dal nuovo organismo e con non minore agitazione degli altri comuni per imporre la propria linea. Soprattutto in una Provincia che conta ben 121 Comuni! Da non dimenticare che da Asiago a Poiana Maggiore, da Recoaro a Camisano, da Bassano a Crespadoro, non è una faccenda tanto trascurabile: la presenza di situazioni tanto complesse e diversificate reclama soluzioni non facilmente componibili. Giuste dunque le preoccupazioni. Ma questi nostri grandi Elettori, a parte la candidatura, personale o di schieramento, hanno un'idea di che cosa sia o meglio cosa sarà l'ente che sta per nascere? Avrà funzioni di sostegno per i Comuni, specie per i più piccoli e di partecipazione dal basso o sarà un'ulteriore forma di centralizzazione da parte dei comuni più popolosi e soprattutto delle 13 città per spartirsi il potere. Certo la configurazione del territorio vicentino se non bene compresa e risolta nella sua complessità può portare confusioni, sovrapposizioni, conflittualità tali da peggiorare la già difficile situazione. Da ogni dove si ripete che questa è l'occasione delle occasioni. Ma come di grazia? Se i piccoli comuni piangono avendo i giorni contati per scomparire, anche i grandi non hanno ragioni per ridere. La stretta finanziaria, l'efficienza dei servizi, le scelte territoriali, i trasporti, le infrastrutture, non campano più sotto l'ombra di un solo campanile. Fra l'altro in questo "cantiere" della fu Provincia le competenze sono tutte da decifrare e le politiche ancora da definire. Perché dividersi come si sta facendo (ancora destra / sinistra o giù di lì) e non mettere invece a tema, con il coinvolgimento dell'opinione pubblica, attraverso i mezzi di informazione, dei grandi progetti: il futuro dei Comuni, tutti, a cominciare dalla struttura politica (è proprio necessario che Laghi abbia ancora le stesse forme istituzionali poniamo di Schio?); i servizi, le scelte territoriali, le infrastrutture (fisiche e digitali). Ma non basta: le forme di cooperazione tra i Comuni, l'intermediazione del livello comunale con la Regione e con lo Stato. E' questo il momento ed è questa l'unica sede in cui tutti i Comuni, piccoli e grandi, possono, e peggio per loro se non lo fanno, rifondare l'impianto istituzionale di base. Per la prima volta i soggetti interessati, protagonisti di una riforma che li interessa; non più interventi dall'alto, non più tutele insomma. Finora abbiamo sperimentato il decentramento (statal-regionale) di stampo ottocentesco; ora invece si può (si deve) parlare di autonomia, perché costruita dal basso, a misura degli enti che dovranno attuarla. E chissà che la creatività che da sempre contraddistingue i vicentini nell'economia, nell'arte, nell'avventura, non abbia il sopravvento anche nelle scelte politico-istituzionali? Il primo caso in Italia. La costruzione di un nuovo modo di con-vivere sul terreno lasciato libero dalla Provincia. Certo che ci vogliono idee, o meglio, personaggi all'altezza del momento. Si faccia avanti il migliore.
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