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Droga sul lavoro: l'ultimo tabù. Ma non c'è prevenzione

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 15 Luglio 2012 alle 03:09 | 0 commenti

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Di Sara Picarro, da Rassegna.it

Un tema ancora nell'ombra. L'obbligo del test vale solo per gli addetti delle aziende di trasporto, quindi è impossibile quantificare. La legge stabilisce percorsi riabilitativi per chi è positivo, ma non c'è nessuna prevenzione  

Il consumo di droghe nei luoghi di lavoro è ancora un tabù per molti, nonostante le inchieste, anche recenti, svolte da grandi quotidiani nazionali e internazionali.

Proprio nei giorni scorsi, un dossier dell'Adapt, Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro e le relazioni industriali di Bergamo, ha posto in evidenza limiti e prerogative del nostro sistema legale nel trattare le tossicodipendenze, la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

A destare i primi problemi sono i dati. Perché se è vero, per fare un esempio, che la metà degli iscritti al Sert di Lanciano, in provincia di Chieti, proviene dalla Fiat-Sevel e dalle altre fabbriche della zona, è altrettanto vero che l'obbligo per i lavoratori di sottoporsi al test sul consumo di stupefacenti, entrato in vigore a pieno regime da alcuni anni e previsto per gli addetti con la responsabilità del trasporto di persone o merci, non vige in un settore come quello medico-ospedaliero e, di conseguenza, è impossibile avere statistiche complete al riguardo.

Solo autisti, camionisti, mulettisti, piloti, macchinisti dei treni, dunque, devono fare un test di rilevazione di sostanze stupefacenti nel sangue a cadenza regolare e, nel caso risultassero positivi, sottoporsi a successivi controlli e iniziare un percorso riabilitativo. Ecco allora che diventa difficile capire quali sono le categorie più esposte a rischio fuori di ogni dubbio. Anche se, a ben guardare, qualche stima in alcuni specifici settori c'è. "Sulla base di una normativa recente sul consumo di sostanze illegali fra i lavoratori occupati nelle mansioni dove esiste un rischio per terzi - spiega Giuseppe Bortone, responsabile politica sulle tossicodipendenze della Cgil nazionale -, sono stati sottoposti al test circa 54.000 lavoratori dipendenti nel settore dei trasporti.

A partire da un primo esame, successivamente ripetuto per averne conferma, risultano essere consumatori regolari di sostanze 649 persone, l'1,2 per cento del totale. La droga prevalentemente usata è di gran lunga la cannabis, con 415 persone". È passato esattamente un anno dalla rumorosa sortita dell'ex ministro Giovanardi, che aveva la delega sulle droghe nel governo Berlusconi, secondo il quale, grazie alla strategia messa in campo dall'allora maggioranza politica, nettamente caratterizzata da un tratto repressivo, i consumi di tutte le sostanze psicoattive illegali erano fortemente diminuiti nel nostro paese.

"C'erano però i dati del 2009 - sottolinea il sindacalista della Cgil -, costruiti su questionari anonimi distribuiti a un campione vasto e rappresentativo di persone, dove i consumatori frequenti, ovvero coloro che avevano usato cocaina una volta al mese minimo, non necessariamente tutti i giorni, risultavano essere solo lo 0,7 per cento del campione. Proiettando questa percentuale sulla popolazione generale adulta, risulta che 300.000 persone circa hanno usato polvere bianca, un dato ben al di sotto delle cifre allarmistiche diffuse da molte fonti". Sempre dalla rilevazione del 2009, risulta che il 2 per cento del campione (800.000 persone circa) aveva provato la sostanza "almeno una volta nell'ultimo anno" (ma non nell'ultimo mese). "Almeno una volta in un anno", con quei numeri, è un dato sociologico assai preoccupante, ma non rappresenta assolutamente, di per sé, una realtà "patologica" in senso proprio.

 


"Nello stesso periodo, in tutta Italia, ‘solo' 25.000 persone si rivolgevano ai Sert per problemi gravi legati soprattutto alla cocaina, anche se ormai è raro il consumo esclusivo di un'unica sostanza - prosegue Bortone -, mentre continuavano a essere più di 100.000 gli utenti prevalentemente legati alla vecchia, tradizionale eroina. Il punto è che chi ha problemi gravi con la cocaina, al Sert spesso non ci va proprio: perché non si sente classicamente tossico e perché per la coca non c'è la risorsa metadone che ha cambiato la vita di moltissimi tossicodipendenti da eroina".

Dalla lettura del dossier Adapt si apprende che la legge italiana prevede sì percorsi riabilitativi per chi risulta positivo ai test, ma una vera e propria prevenzione, al di là dei controlli periodici per alcune categorie di lavoratori, ancora non esiste. Per Corrado Mandreoli, che si occupa di politiche sociali nella segreteria della Camera del lavoro di Milano, la prima cosa da fare - se il sindacato ne ha la forza e se le Asl non boicottano - sarebbe portare gli operatori dei Sert in fabbrica, insieme ai sindacalisti di settore. "Ma non solo in fabbrica - aggiunge il sindacalista -, anche all'Atm, in banca, alla Scala, nei supermercati...".

Mandreoli spiega che il primo passo da fare, con tutti, è dissipare, i luoghi comuni e rassicurare chi è in difficoltà: "Non è per farti fuori, se ti chiediamo se usi droghe, la salute è un problema che riguarda tutti". "Se parte l'assurda competizione fra il dipendente consumatore che si nasconde - osserva Stefano Vecchio, psichiatra, dirigente di un Sert a Napoli e militante Cgil - e l'azienda che lo vuole scoprire, è finita; ci sfuggono, a quel punto, sia la complessità del fenomeno che la fiducia del lavoratore stesso. Ed è quest'ultima la base di ogni azione realmente incisiva". Il punto su cui il dossier si sofferma maggiormente è la responsabilità in caso d'infortunio sul lavoro e di danni a terzi da parte del lavoratore.

"L'articolo 20 del dlgs n. 81/2008 stabilisce che il lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni od omissioni - spiega Mariagrazia Acampora, della Scuola internazionale di dottorato in Formazione della persona e diritto del mercato del lavoro dell'Università di Bergamo -, oltre a specificare una serie di comportamenti che i lavoratori sono tenuti a rispettare. In altri termini, il legislatore ha inteso affidare anche al lavoratore un ruolo attivo, predisponendo una serie di obblighi, la cui violazione integra un addebito, penale, a titolo di colpa specifica e una risarcibilità civilistica del danno".

Il datore di lavoro, invece, appare responsabile dell'infortunio intercorso al lavoratore solo nel caso in cui la condotta del lavoratore non presenti i caratteri di "abnormità, inopinabilità ed esorbitanza rispetto al procedimento lavorativo", come recita la legge. Eppure, in caso di danni a terzi, sia il lavoratore che il datore di lavoro hanno precise responsabilità e devono risarcire la vittima, a prescindere dalle successive indagini sull'assunzione di droga da parte del lavoratore. "In ultima analisi, dalle riflessioni fatte, emerge il dato, al limite del lapalissiano, che un ambiente di lavoro poco stressante e una buona gestione del tempo possano essere, anche solo dal punto di vista economico, un buon investimento per tutti i protagonisti del rapporto di lavoro", conclude la ricercatrice. Come a dire che prevenire è meglio che curare.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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