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Droga, Operazione Magna Charta: i Ros nel Vicentino, custodia cautelare per 30 indagati

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 12 Luglio 2012 alle 22:56 | 0 commenti

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Compagnia dei Carabinieri di Vicenza  -  I carabinieri del ROS hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 30 indagati, per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e specifici reati di importazione di ingentissimi quantitativi di cocaina (qui la photo gallery).

Sette trafficanti sono stati arrestati in Lombardia, Piemonte e Veneto, mentre gli altri interventi sono stati effettuati in Bulgaria, Spagna, Olanda, Slovenia, Romania, Croazia, Finlandia e Georgia dai carabinieri e dalle locali forze di polizia che da tempo stavano collaborando alle indagini.
I provvedimenti restrittivi scaturiscono dalle indagini avviate sin dal 2005 in Piemonte nei confronti di una componente calabrese riconducibile alle cosche di Rosarno (RC) ed in particolare alla famiglia BELLOCCO.
Il gruppo si riforniva della droga destinata al mercato piemontese tramite un sodalizio di matrice bulgara che provvedeva all'importazione dello stupefacente in Italia ed in Europa e la cui centrale operativa veniva localizzata a Milano.
L'attività investigativa proseguiva quindi sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Milano, documentando l'attività di brokeraggio della componente bulgara anche in favore di altri gruppi italiani e stranieri ed accertandone la responsabilità nell'importazione di ingenti quantitativi di cocaina dall'Argentina.
Il fondamentale supporto della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e di Eurojust, consentiva poi di estendere le indagini in Bulgaria, con la collaborazione di quelle Autorità ed in Spagna, dove veniva individuata ad Alicante un'ulteriore base operativa del sodalizio.
Nella prima fase delle indagini, le modalità e l'entità del traffico venivano riscontrate da numerosi interventi di riscontro, con l'arresto di corrieri bulgari provenienti dall'aeroporto dominicano di La Romana ed il sequestro di singoli carichi negli scali aerei di Milano e Amsterdam.
In un secondo momento, le indagini documentavano un ben più rilevante flusso di narcotico, importato via mare dall'organizzazione attraverso imbarcazioni da diporto appositamente modificate. Gli specialisti di queste importazioni erano gli italiani CATTELAN Fabio ed il fratello Lucio, deputati anche al reclutamento degli skipper ed al reperimento delle imbarcazioni predisposte con doppi fondi, che dai Caraibi navigavano da e verso i porti turistici della Spagna e delle isole Baleari, luogo di approdo e di primo stoccaggio della cocaina, successivamente trasferita in Italia, ma anche in più Paesi europei ed alla Croazia, dove dimoravano il trafficante padovano Antonio MELATO ed il figlio Alessandro.
Nel febbraio 2007, le attività tecniche condotte sul MELATO consentivano di seguire le mosse degli equipaggi che stavano trasportando, su imbarcazioni transoceaniche, enormi carichi di cocaina dal Venezuela in Spagna. Così il 14 febbraio 2007 veniva intercettato a 100 miglia a nordovest dell'arcipelago di Madeira, il veliero BLAUS VII, e sequestrati gli oltre 1.500 kg. di cocaina occultati a bordo, con l'arresto di tre membri dell'equipaggio. L'imbarcazione era condotta dal padovano VOLTAN Mattia, ingaggiato dal MELATO. Nel medesimo giorno, sempre su attivazione italiana, veniva intercettato dalla dogana spagnola il natante OCT CHALLENGER e sequestrati ulteriori 4.500 kg. di cocaina con l'arresto di sette membri di equipaggio, tra cui gli italiani MEDAGLIA Luca e CORBO Martino, ingaggiati dai fratelli CATTELAN.
Nel periodo successivo, emergeva l'intenzione degli indagati di riprendere i contatti con gli emissari del cartello fornitore a Girona (E), per riorganizzare ulteriori importazioni di droga, la cui commercializzazione sul mercato europeo avrebbe dovuto ripianare le perdite subite. Tramite MELATO Antonio, il capo della componente bulgara, BANEV Evelin Nicolov, detto Brendo, finanziava quindi il noleggio di nuove imbarcazioni e l'ingaggio degli equipaggi presenti nelle Isole Canarie, approntando in particolare una barca a vela modello Bavaria 47 e la motonave LIBERTAD, funzionale all'importazione di un ulteriore carico di circa 3000 kg. di cocaina. Una grave divulgazione di notizie sull'indagine, di cui venivano posti a conoscenza i principali trafficanti bulgari, determinava tuttavia il congelamento delle attività in corso. La perquisizione eseguita dalla polizia locale a carico del BANEV, arrestato nell'ambito di un autonomo procedimento instaurato in quel Paese per riciclaggio, ha dato riscontro documentale di ciò e condotte le autorità bulgare ad accertare la responsabilità di un magistrato locale, ora non più in servizio.
Sul fronte patrimoniale, le indagini internazionali hanno consentito l'individuazione in Svizzera di numerosi rapporti bancari e finanziari ed il sequestro di una somma complessiva ammontante a circa 10 milioni di euro, provento del narcotraffico.
Al momento dell'intervento dei carabinieri e della polizia croata, il MELATO Antonio, con il figlio Alessandro, anch'egli arrestato a Dubrovnik, stava accingendosi ad una nuova spedizione di narcotico, questa volta, verosimilmente seguendo la rotta africana.
La vasta attività investigativa ha evidenziato un'inedita complicità di gruppi della criminalità italiana con i sodalizi bulgari, in grado di accedere a primari canali di approvvigionamento, investendo enormi capitali anche nell'acquisto di costose imbarcazioni transoceaniche, poi modificate per il trasporto del narcotico.
Il brillante risultato operativo è stato commentato dal Ministro dell'Interno bulgaro Tsvetan Tsvetanov che, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato anche il Vice Procuratore Generale Galina Toneva, il Capo della Polizia Kalin Gheorghiev ed il Direttore Generale per la Lotta alla Criminalità Organizzata Stanimir Florov, ha espresso il proprio compiacimento per l'eccellente lavoro svolto e la proficua cooperazione realizzata con l'Italia e l'Arma dei Carabinieri; un impegno condiviso in direzione di obiettivi comuni, che ha consentito, tra l'altro, l'arresto di Evelin Banev, facoltoso uomo d'affari, sospettato di essere uno dei maggiori esponenti della criminalità organizzata bulgara.
Altro esponente del sodalizio criminale smantellato era IOVTCHEV Nikolay Silvio, cittadino italo bulgaro, residente a Plovdiv, ma di fatto domiciliato nel territorio veneto (Limena-PD), trait d'union per l'approvigionamento e lo smistamento dello stupefacente tra i paesi di Bulgaria, Spagna e Italia e una componente calabrese riconducibile alle cosche di Rosarno (RC) ed in particolare alla famiglia BELLOCCO.
Il gruppo si riforniva di cocaina, destinata al mercato piemontese, dallo IOVTCHEV, del quale veniva documentata l'attività di brokeraggio a favore di varie compagini bulgare di trafficanti ed accertandone la sua responsabilità diretta nell'importazione di ingenti quantitativi di cocaina dall'Argentina.
Infatti, nel periodo di luglio- agosto 2005, attraverso i suoi sodali, cittadini bulgari KEREMIDOV Kostadin Lukov e TODOROV Vlasev Todor aveva cercato di importare nel territorio nazionale importanti quantitativi di cocaina reperendoli sul mercato argentino da trafficanti peruviani. L'operazione non andò in porto poiché i due cittadini bulgari, su segnalazione dell'ufficio DEA di Istanbul, furono costantemente monitorati dagli investigatori argentini che dopo aver acclarato contatti tra i predetti ed il narcotrafficante peruviano Martin Pabel MELGAR PASZOS, in data 17.08.2005, nell'aeroporto di Ezeiza - Buenos Aires, trassero in arresto il corriere PETROV Stefan Ivanov, perché trovato in possesso di Kg. 5,7 di cocaina, che aveva ricevuto il giorno prima dai citati KEREMIDOV e TODOROV. Successivamente, in data 26.08.2005, anche un secondo corriere dell'organizzazione VANGELOV Michael, cittadino americano di origine bulgara, venne arrestato nel medesimo aeroporto con Kg. 3,3 di cocaina , ricevuta dai nostri, mentre si imbarcava su un aereo diretto in Francia. Nell'occasione il VANGELOV disse agli investigatori che in realtà doveva recarsi a Milano.
Grazie all'intermediazione di altri sodali, ed in particolare di ERININ Ivan Georgiev lo IOVTCHEV reperiva da altre organizzazioni di matrice bulgara, ma operanti fondamentalmente tra Spagna - Olanda - Germania e Italia, quantitativi imprecisati, ma sicuramente rilevanti di cocaina che immetteva soprattutto sul mercato veneto.
Il gruppo criminale più importante in cui lo IOVTCHEV risulta pienamente inserito è rappresentato da quello che in Italia fa capo ad ATANASOV Radoslav Georgiev. Il predetto è inserito in un contesto criminale di particolare rilevanza che fa capo a BANEV Evelin Nicolov, conosciuto con lo pseudonimo di "BRENDO", considerato in patria uno dei maggiori esponenti della locale criminalità organizzata, che in contatto con importanti "cartelli" sudamericani introduce cocaina in vari stati europei con particolare riguardo a Spagna, Olanda, Germania e Italia.
Lo IOVTCHEV si rendeva responsabile materialmente di due consegne, per un notevole quantitativo di cocaina, rispettivamente a Milano nel 2005, nelle mani di un ispettore della Polizia di Stato e nella primavera del 2006, a Cavarzere (VE) nei confronti di un cittadino italiano, che a sua volta avrebbe dovuto rivenderla nel mercato del veneziano.
La sua latitanza è terminata in data 11.07.2012 allorchè veniva tratto in arresto in Noventa Vicentina (VI) dalla locale Stazione Carabinieri, su input ed indicazioni fornite da militari del ROS. Lo IOVTCHEV, pur se domiciliato nel padovano, aveva trovato "rifugio" nel territorio berico grazie ad alcuni appoggi logistici forniti da suoi amici connazionali.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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