Dopo il 'patrocinio' di Umberto Bossi a Ballarò, i 'tuoni' di Alberto Filippi in ... Presa diretta
Venerdi 17 Settembre 2010 alle 03:53 | 0 commenti
Ecco, dopo "l'alto patrocinio di Bossi", le risposte alle relative (e ovvie) domande poste a Filippi (nella sede di Torri di Quartesolo della sua azienda, nella foto VicenzaPIù) già lunedì scorso, quando il senatore ci aveva, intanto, anticipato querele verso i media che lo avevano accusato di aver sponsorizzato (con ristorni economici) dal 2003 al 2006 la squadra di calcio a 5 di Arzignano, diventata col suo marchio sulle maglie campione d'Italia.
Squadra presieduta da quell'Andrea Ghiotto,assurto alle cronache per la maxi evasione della concia nella valle del Chiampo e per la sfrontatezza del suo atteggiamento rispetto alle accuse mossegli dalla Guardia di Finanza e dagli inquirenti e mostrata anche alle telecamere di Presa diretta di domenica scorsa, che nel tema dell'evasione con fatture false relative al pellame aveva inserito il filone sponsorizzazioni gonfiate, anticipato poi anche da La Repubblica dello stesso giorno.
"Mai nulla - ha iniziato Filippi - mi è stato restituito per i versamenti fatti a favore del club di calcio a 5, che finanziavo con l'azienda per amore della squadra e per veicolare l'immagine mia e dell'Unichimica. L'Unichimica versava all'Arzignano Grifo circa 150mila euro all'anno, eccetto l'anno dello scudetto che ha richiesto da parte nostra, ovviamente, un investimento maggiore. La competenza fiscale, come documentato dai libri contabili, è la seguente: anno 2003 euro 100mila, anno 2004 euro 200mila, anno 2005 151mila, anno 2006 euro 518mila. Tra l'altro come avrei fatto a mentire al giornalista di Presa diretta (e ho tutta la registrazione dell'intervista, senza ... tagli!) quando l'Unichimica aveva risposto il 23 ottobre 2009 al questionario inviato dalla Finanza sui rapporti intercorsi con la società Arzignano Grifo srl, incluse le 5 fatture ricevute? Forse c'è stata la volontà di diffamarmi a livello nazionale perché difendo gli interessi di una realtà che è in questa fase in difficoltà ".
"Ovviamente - continua il senatore vicentino - ho conosciuto già nel 2003 Andrea Ghiotto, che era il presidente dell'Arzignano Grifo, la mia squadra del cuore, ma mai ne sono diventato amico al punto, tanto per intenderci, di andare al PrinciPe! Mentre ho frequentato molto meno Luigi Giovine (il comandante locale della Guardia di Finanza,poi arrestato per corruzione e ora sulla via del patteggiamento, n.d.r.). Se mi hanno chiesto soldi? Perché mai avrebbe dovuto chiedermeli Giovine, che, comunque, avrei denunciato immediatamente? Ghiotto in continuazione, ma perché voleva, in senso buono, ‘spremermi' come lo sponsor sfruttando i miei sentimenti verso la città , la squadra e il mio desiderio di apparire in pubblico".
"Sulle faccende di Ghiotto evasore - Filippi è un fiume in piena - non potevo certo conoscerle se non altro perché ho avuto rapporti con lui, e ripeto per passione sportiva e civica, dal 2003 fino agli inizi del 2006, quando, tra l'altro, ancora non ero in politica. Solo dopo il 2006, per quello che posso saperne, Ghiotto è entrato nel mondo della pelle sporca e nell'evasione dell'Iva, col relativo tenore di vita da nababbo, ma prima per me era solo il Presidente della squadra che amavo come il mio territorio del cuore, Arzignano".
"Sul fatto - e qui l'atteggiamento di Filippi torna senatoriale - che alcuni imprenditori e alcuni leghisti abbiano detto che l'evasione era un metodo per sopravvivere alla crisi, alla concorrenza cinese, al cambio e al Sud, io rispondo solo che nessuno può permettersi di generalizzare e di crocefiggere un'eccellenza imprenditoriale come quella di Arzignano. Qui gli errori si pagano e si dovranno pagare senza scuse e senza falsi pianti, che non sono di queste zone. Ma se sbagliare è stato, comunque, umano nessuno pensa di poter perseverare! Quindi nessuno si permetta di infliggere pene di morte mediatiche sostituendosi all'autorità giudiziaria. Io, poi, non ho frodato né tanto meno ho mai pagato qualcuno per pagare meno tasse. E neanche chi nella vita ha provato a ricattarmi! E mai nessuno, nemmeno il peggiore avversario politico o economico che io abbia, ha pensato e, tanto meno, riscontrato un mio comportamento meno che trasparente nei confronti delle istituzioni! Se, però, degli imprenditori hanno pagato per evitare delle tasse credo che, come spesso accade per ben altre professioni, chi paga lo fa a fronte di una richiesta e quindi penso che ci sia stata una forma di concussione più che di corruzione".
"Ma anche questo lo vedo come un errore da non commettere - precisa il giovane senatore - anche se alcune nostre zone subiscono accertamenti a dir poco asfissianti! Il Veneto ha un'evasione strutturale di poco superiore al 20%, la Lombardia è sotto tale soglia, mentre dalla Campania in giù siamo sopra il 50% e in Calabria si raggiunge il 93%! Dove si evade di più scarseggiano i controlli e i recuperi e su questo una riflessione andrebbe fatta. Come andrebbe fatta una riflessione sui costi ulteriori della burocrazia e sull'esistenza di alcune imposte come l'Irap che sarebbero ingiuste e concettualmente illecite, oltre che contrarie ai principi e ai valori del nostro ordinamento tributario. Ovvio che se va avanti così, pur pagando le tasse, i nostri imprenditori e i nostri artigiani e professionisti dovranno cercarsi un Robin Hood!".
"In tutta la vicenda personale - e Filippi per un attimo torna pensieroso - mi hanno profondamente amareggiato, tutti coloro che, pur, conoscendomi hanno creduto alle calunnie su di me e non mi hanno neanche telefonato. E allora, siccome ho una fidanzata meravigliosa, forse è ora che a 44 anni cominci a pensare a una famiglia, in cui trovare anche gli anticorpi alle malignità altrui. Sono un politico, ma prima ancora, per tradizione, sono un imprenditore e un ‘lavoro' ce l'ho. Per cui fin dall'inizio di questo squallido tentativo di mettermi alla gogna non mi ha mai creato problemi l'idea di dover anche ‘offrire' le dimissioni al mio partito per difenderlo da eventuali speculazioni, ma, ovviamente, non ci ho pensato perché non ho commesso degli errori".
"Oltretutto - Filippi torna sulle illazioni dei media -, lo stesso Ghiotto ha dichiarato che mi accusò in maniera falsa solo quando pubblicamente sul Giornale di Vicenza resi merito all'iniziativa della procura e della Guardia di Finanza. Fui l'unico politico, nessuno lo dimentichi, a farlo e Ghiotto se l'era legata al dito. Una vendetta!"
"E ora, dopo che Umberto Bossi, mi ha difeso pubblicamente - conclude un Alberto Filippi ben più aggressivo di come lo avevamo sentito dopo la 'batosta' di domenica - non c'è nessuna ragione per cui io debba immolarmi. La difesa di Bossi è la prima buona notizia da domenica, quando su Rai Tre si è voluta distruggere la mia immagine, anziché riferire i fatti, riguardo alla mia posizione s'intende, per quelli che erano. La fiducia di Bossi mi dà nuova carica a proseguire il mio lavoro sul territorio e in Parlamento!"
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