Donne e immigrazione: due storie qualsiasi
Sabato 7 Agosto 2010 alle 15:29 | 0 commenti
Continua il viaggio di VicenzaPiù nel mondo dell'immigrazione. Questa volta abbiamo puntato i riflettori sulle donne. Spesso le si identifica solamente come badanti o addette alle pulizie, ma le donne immigrate nel nostro paese sono molto di più. Secondo i dati forniti da "Immigrazione Straniera in Veneto. Rapporto 2009" a cura dell'Osservatorio Regionale sull'Immigrazione edito da Franco Angeli, il Veneto alla fine del 2007 contava circa 404000 stranieri (pari all'8,4% della popolazione regionale), di cui 47-48% donne.
Il solo territorio Vicentino, invece, conta 82207 immigrati (di cui 34825 donne) nel 2007, pari al 9.6% della popolazione.
Secondo i dati di Unioncamere, invece, nel 2009 sono state 3006 in più, rispetto all'anno precedente, le donne immigrate in Italia a capo di un'impresa (+6,4%). A livello regionale, la crescita maggiore si è registrata in Toscana e Lombardia, ma subito dopo segue il Veneto con 319 aziende in più rispetto al 2008 (salgono così a quota 4.233 le imprese ‘rosa' gestite da immigrate): un numero davvero ragguardevole. Molte di loro sono impegnate anche nel sociale o hanno importanti ruoli di mediatrici culturali o religiose.
Spesso si tratta di persone venute in cerca di condizioni di vita migliori e di un lavoro, ma a volte anche il destino gioca la sua parte, come nel caso di Rada (nella foto)Â e della sua storia. La prima delle due, tra le tante, che andiamo a raccontare.
Rada: dalla Serbia a Vicenza (quasi) per caso
Mi chiamo Rada Rajic Ristic, sono nata e cresciuta in Serbia. Il mio arrivo in Italia è avvenuto verso la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, quando ancora questo paese non conosceva l'immigrazione. Allora gli stranieri erano più rispettati, non c'erano ancora tutti i pregiudizi che ci sono ora. Per questi motivi sono stata accolta bene e sono riuscita ad inserirmi presto.
L'arrivo in Italia
Non sono partita dal mio paese con l'intenzione di restare in Italia, ero venuta solamente per visitare degli amici che vivevano a Castelgomberto. In quei giorni il caso ha voluto che sia uscita la legge Martelli, con la quale è stato molto più semplice ottenere la cittadinanza italiana. Ho, quindi, colto al volo l'occasione. Sono, poi, tornata a Belgrado per finire i miei studi universitari in filologia slava. Nel 1991 sono tornata definitivamente in Italia e ho preso residenza a Vicenza dove ho avuto anche il mio primo e unico figlio.
Il lavoro
Ho iniziato subito a lavorare prima come cameriera in un ristorante, poi come baby sitter. Successivamente sono stata accolta in una famiglia dove ho fatto compagnia ad una signora anziana per 6 anni; lei è stata una delle prime dentiste donna (ha preso la laurea in odontoiatria nel 1914) e conservo davvero un bel ricordo.
Terminata questa esperienza sono stata assunta a Padova come mediatrice culturale nelle scuole di ogni grado, lavoro che faccio tuttora da 12 anni. Il mio compito è quello di aiutare nell'apprendimento della lingua italiana e facilitare l'inserimento di ragazzi e ragazze provenienti dall'estero, in particolare rumeni, moldavi, croati e serbi dato che parlo tutte queste lingue oltre al macedone e, ovviamente, l'italiano.
Le passioni
Adoro scrivere. Compongo poesie antropologiche universali e le scrivo con il cuore contro ogni tipo di guerra, di violenza e di discriminazione. Sono tutte raccolte e pubblicate in 11 libri. Una delle soddisfazioni più grandi me l'hanno data i ragazzi della terza B della scuola media Briosco di Padova che hanno deciso di portare i miei versi all'esame di fine anno.
Sempre per combattere l'odio, le ingiustizie e le prevaricazioni sono diventata ambasciatrice ONU. Ho fatto diverse conferenze, soprattutto rivolte ai minori, per far capire loro l'importanza della convivenza pacifica.
Un'altra cosa a cui tengo particolarmente è il dono del sangue. Mi sembra giusto e importante aiutare gli altri con ogni mezzo a mia disposizione.
Monisha: India - Italia sola andata
Il mio nome è Monisha Kumar e vivo con mio marito e mia figlia ad Arzignano. Sono nata in India, nella regione di Punjab,dove mi sono laureata in lettere e pedagogia per insegnare inglese e studi sociali.
Mi sono trasferita in Italia nel settembre del 1993 per ricongiungermi con mio marito, sposato l'anno prima, che già lavorava in questo paese.
Ricordo di essere arrivata a Crespadoro (Vicenza) e mi sentivo persa. Non sapevo una parola di italiano e ho avuto paura di non riuscire ad integrarmi. Per fortuna, però, sono stata accolta a braccia aperte dai vicini di casa, la famiglia Tibaldi della contrada Sanzini che in un paio di mesi mi hanno insegnato la lingua e per questo ancora oggi li ringrazio.
Il lavoro
Una volta che mi sono ambientata ho cercato subito un lavoro. Ho sempre sentito dentro di me il bisogno di aiutare gli altri. Nel 1999-2000 presso il Comune di Sarego uscì un bando per la costituzione di un gruppo di mediatrici culturali all'ULSS locale con il compito di aiutare gli anziani in ospedale. Non me lo feci chiedere due volte e firmai il mio consenso per entrare a far parte di questo gruppo con il quale ancora adesso collaboro saltuariamente.
Il mio lavoro principale è in conceria, inizio ogni mattina alle 7.20 e finisco alla sera.
Il rispetto da rispetto
Credo molto nel rispetto reciproco, inteso in ogni sua forma. Anche religiosa. Io sono Induista, ma rispetto tantissimo la religione Cristiana. A Natale, ad esempio, sono stata l'unica del mio reparto che in un angolino ha costruito il Presepe. Lo faccio anche a casa mia. Credo nel dialogo tra le varie Fedi: una delle poche via per arrivare ad una convivenza pacifica.
Fondamentale è il rispetto del prossimo. Lavorare nel sociale ti aiuta molto da questo punto di vista, colloca tutti allo stesso livello e così dovrebbe essere sempre.
Mi ritengo fortunata nel poter dire che non sono mai stata vittima di episodi di razzismo né al lavoro, né tantomeno nei posti dove ho vissuto.
Le iniziative
In questo momento mi sto impegnando a fondo per sviluppare un progetto che coinvolga le donne indiane. Noi diamo l'impressione di essere una comunità chiusa, ma così non è. Spesso tale chiusura è dettata dal fatto che molte di noi hanno difficoltà con la lingua.
Per questo chiedo aiuto anche alla comunità italiana. Qualsiasi tipo di suggerimento è ben accetto. Noi vogliamo integrarci completamente e se ci riusciremo sarò davvero contentissima.
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