Donazzan:Bibbia insegnamento obbligatorio
Venerdi 17 Settembre 2010 alle 22:06 | 0 commenti
"Il dono della Bibbia fatto ieri dal Presidente Zaia al Patriarca Scola è stato un gesto di riconoscimento delle nostre radici cristiane e di sintesi della nostra identità . Di fronte ai consiglieri regionali il Cardinale ha precisato che la sua presenza non era un'invasione di campo (cosa per noi ovvia) ma un mettersi in relazione. E il Presidente Zaia ha risposto nel modo più bello mettendosi, appunto, in relazione come rappresentante delle istituzioni, assolutamente laiche, e che si devono occupare della vita civica riconoscendosi in un simbolo che ci identifica.
 Nella Bibbia sono scritte le regole della laicità del nostro Stato; nella Bibbia sono iscritte le regole religiose della nostra vita spirituale. Chiarisco che la nostra proposta di insegnamento obbligatorio della religione cristiana non si pone in alternativa allo studio della materia previsto dal Concordato. Si pone invece all'interno della materia ‘Costituzione e cittadinanza" prevista dalla riforma della scuola". Lo ha affermato stamani l'Assessore regionale alle politiche dell'Istruzione, della Formazione e del Lavoro Elena Donazzan, a margine della sua partecipazione a Lancenigo di Villorba all'inaugurazione dell'anno 2010-2011 del Centro di Formazione Professionale della Provincia di Treviso. "La costituzione e la cittadinanza non sono solo diritto politico, ma le regole dello stare insieme, delle nostre tradizioni e consuetudini, della nostra vita, insomma - ha sottolineato Donazzan - e la nostra vita si basa sulla religione e la cultura cristiana. La Bibbia quindi diventa testo fondamentale, e non solo per chi crede. Sono orgogliosa di ricordare che la proposta di insegnamento obbligatorio della religione e dei principi della cultura cristiana fu da me proposta due anni fa, quando si stavano scrivendo i contenuti della riforma della scuola. Questo aveva aperto un dibattito nazionale sulla stampa, ci guardavano come se fossimo delle bestie rare. Invece di strano non c'era niente. La nostra società è intrisa di valori cristiani; se stiamo a casa a Natale e a Pasqua una ragione c'è; se la domenica non lavoriamo e non andiamo a scuola è perché non siamo ebrei e non siamo arabi; abbiamo nomi della tradizione cristiana; nei nostri territori c'è una chiesa e un campanile prima ancora di un municipio; insomma: abbiamo profonde radici cristiane. Se la nostra società si basa su un diritto che regola la vita civica e cioè un uomo e una donna uniti in matrimonio, ancorchè civile, deriva dalla cultura cristiana. Il farla studiare servirà sia per integrare ragazzi con culture diverse e per affrontare anche il problema di identità dei nostri figli. Questa proposta, assieme a quella sempre da me avanzata sulle quote di stranieri nelle scuole, è diventata proposta nazionale e questo mi fa molto piacere perché significa che il Veneto stimola, e gli altri, magari un po' in ritardo, ma poi arrivano alle nostre conclusioni ".
A cura di Regione Veneto
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