Donazzan: chiusura del semestre italiano UE con il fallimento di Renzi
Venerdi 2 Gennaio 2015 alle 15:36 | 0 commenti
Elena Donazzan, Assessore Regione Veneto - "Sta calando il sipario del semestre italiano di presidenza del Consiglio dell'Unione europea e non vi è alcuna traccia dell'azione di Renzi: l'agenda da lui varata è stata straordinariamente vaga e fumosa tanto nei contenuti quanto negli obiettivi che non sono stati raggiunti. Un'occasione mancata per la nostra nazione". Esordisce così l'assessore regionale del Veneto, Elena Donazzan, facendo un bilancio sull'operato di Matteo Renzi alla guida del semestre europeo che si appresta a concludere.
"Renzi voleva 'cambiare verso' all'Europa ma in realtà non c'è stato verso che cambiasse qualcosa, né in Europa né in Italia: tanti annunci, proclami, comparsate in tivù e interviste sui principali giornali ma risultati pressoché nulli. A dirlo sono gli indicatori economici. La grande lotta alla disoccupazione, che nel programma del semestre italiano era al primo punto, è rimasta sulla carta. La disoccupazione giovanile in Italia, secondo gli ultimi dati Istat, è addirittura salita al 43,3% e per Garanzia Giovani la presidenza italiana non è stata in grado di aumentare il fondo di 6 miliardi di euro", ha affermato Donazzan. "Nell'agenda di Renzi - ha osservato l'assessore regionale veneto - era previsto un rilancio dell'economia reale da 300 miliardi di euro ma queste risorse non sono state rivolte alle piccole e medie imprese per uscire dalle secche della crisi bensì, in buona parte, sono state erogate alle banche affinché comprassero titoli di stato: giochi di finanza speculativa a scapito degli investimenti nell'economia reale che si sarebbero dovuti fare per rilanciare la produzione e la crescita". "Renzi aveva promesso norme a tutela del 'Made in' che avrebbero aiutato l'industria italiana a difendersi della contraffazione e della concorrenza sleale ma anche su questo fronte nulla è stato fatto", ha proseguito Donazzan. "Il presidente del Consiglio ricordando il 25º anniversario della caduta del muro di Berlino aveva espresso la necessità di 'abbattere muri per costruire ponti' ma in realtà ha demolito il ponte con l'est dell'Europa e ha fatto in modo che la Russia trovasse una sponda nella Cina che notoriamente non ha mai fatto bene alla nostra economia. E il prezzo di queste politiche fallimentari, è notorio, non lo paga Renzi ma chi alla mattina si sveglia per lavorare, produrre, tenere aperta la propria attività per mantenere la propria famiglia e i posti di lavoro. L'incapacità di gestione della situazione russo-ucraina ha fatto sì che molte aziende venete e italiane perdessero importanti commesse a causa delle sanzioni della Russia", ha sottolineato Donazzan. "Renzi ha fallito non solo sui temi economici ma anche su quelli dell'immigrazione clandestina: l'invasione a cui siamo stati soggetti negli ultimi tempi è la triste riprova. L'operazione Triton doveva essere un'operazione aggiuntiva, di affiancamento, in grado di alleggerire l'operatività delle autorità italiane alle frontiere e invece si è rivelato un palliativo che ha portato solamente alla chiusura della costosissima Mare Nostrum, che all'Italia costava 9 milioni di euro al mese. Oggi la capacità del programma comunitario Triton, che opera nelle acque del Mediterrano, ha una capacità di spesa di appena 3 milioni di euro al mese. Un sostegno economico e strutturale ben lontano da quello chiesto da Renzi al parlamento di Strasburgo durante la sessione plenaria di luglio che denota la scarsa incisività del premier". "Un altro elemento che dimostra quanto Renzi sia tutto chiacchiere e distintivo è il fatto che nel suo Governo non abbia mai nominato un ministro per gli Affari europei a gestire i molti dossier messi sul tavolo per riformare le politiche del continente. Questo la dice lunga su quella che è stata la sua reale intenzione di cambiare verso all'Europa...", ha concluso Donazzan.
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