Diversamente onesti al servizio del Gran Manovratore per lo statalismo centralistico
Lunedi 6 Febbraio 2012 alle 18:51 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti, assessore regionale della Lega Nord, e pubblichiamo.
Filippo Penati, Giuseppe Naro, Luigi Lusi: tre modi per essere diversamente onesti. Tre modi sostanzialmente simili, per finanziatori di forze politiche che sono i pilastri del governo Monti; troppi anni di uso politico di inchieste, pedinamenti, intercettazioni, hanno vaccinato i cittadini ma è anche vero che quanto emerso, in altri tempi, avrebbe scatenato delle bufere capaci di travolgere il sistema e le infrastrutture della politica.
Secondo alcuni questi scandali, esplosi come bombe ad orologeria, giungono molti utili a chi vuole un Parlamento amorfo e acefalo: in questa chiave di lettura, gli scandali nient'altro sono che dei moniti a non disturbare il grande manovratore, che tra (presunte) liberalizzazioni, (presunte) esemplificazioni, (certissime) imposizioni fiscali e (molto probabili ad oggi) abbattimenti delle tutele dei lavoratori, sta timonando nave Italia per l'inchino di prassi all'alta finanza sugli scogli della crisi economica.
In questa manovra l'asse tra banche-speculazione-alta burocrazia è acclarato e parte fondamentale dell'accordo è il mantenimento della centralità e supremazia dello stato, con un rilancio possente di quella cultura statalista e dirigista che tiene in scarsissimo conto i principi della democrazia liberale: immediato riflesso di questo atteggiamento che caratterizza la politica del governo è la totale mancanza della riduzione della spesa pubblica, cioè l'assenza di interventi sul clientelismo e la voragine dei conti pubblici nel Mezzogiorno, che rimane un buco nero di spesa quanto uno straordinario serbatoio di consensi. Il Parlamento deve rimanere assopito, l'opinione pubblica stordita da una abilissima campagna di disinformazione, che permetta di far dimenticare che oggi il costo della manovra, viene scaricato sui ceti produttivi e i lavoratori, gli artigiani e il commercio, vuoi attraverso l'aumento delle imposte indirette, che di per sé sono una ingiustizia sociale, vuoi per l'attacco al welfare, vuoi per i privilegi garantiti a banche e multinazionali.
Ma altra spia sintomatica di questo atteggiamento e del rilancio della cultura statalista e dirigista è l'aver impugnato, con argomentazioni che a prima vista paiono pretestuose, lo Statuto del veneto approvato all'unanimità dall'aula consigliare. L'atto del governo, che nega dignità all'intero Consiglio regionale veneto, è di estrema gravità . Il Governo dimentica che la Costituzione non fa una scala gerarchica tra Istituzioni, anzi: Comuni, Province, Regioni e Stato formano la Repubblica e il principio della sussidiarietà , fondante l'Unione Europea, al quale dovremmo ispirarci,pone le principali responsabilità di governo ai livelli più prossimi ai cittadini. Con Monti, invece, tutto questo è rovesciato. Lo stato si riprende tutto.
Nel decreto semplificazioni lo stato s'arroga il diritto di scavalcare le Regioni assumendo decisioni d'imperio indipendentemente dalla volontà espressa dai governi regionali quando ricorrano "gravi esigenze di tutela della sicurezza, della salute, dell'ambiente e dei beni culturali o per evitare un grave danno all'Erario". La formulazione della frase, che spazia nell'intero scibile governativo, è chiarissima: lo stato vuole arrestare il processo federale. Lo fa vuoi impugnando lo statuto del Veneto, dichiarando così la sua vocazione colonialista verso la nostra Regione; lo fa con un decreto semplifica-Italia in cui spossessa nei fatti le Regioni dei loro poteri; lo fa imponendo la tesoreria unica per tutti gli enti locali, spossessando così Comuni, Province e Regioni dei propri fondi che finiranno nel calderone del magna-magna romano; lo fa infine anche lanciando segnali chiari alle forze politiche che lo sorreggono, dimostrando loro che di scheletri nell'armadio ne hanno fin troppi e che il potente apparato dei palazzi romani e lo potentissima casta della burocrazia li conosce tutti questa scandali. Basta non tirarli fuori, perché, come dice l'adagio veneto, can no magna de can. Così ex-Margherite, Ex-Comunisti, Ex di ex, lasciano fare al gran Manovratore mentre loro continuano a cullarsi nella loro presunta supremazia morale, costante di ogni buon esponente della sinistra, da sempre diversamente onesto.
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