Dir.Vi: nostra petizione è su riconoscimento di diritti di civiltà
Giovedi 23 Febbraio 2012 alle 16:14 | 0 commenti
Comitato Dir.Vi - Con riferimento al dibattito e alle polemiche insorte negli ultimi giorni relativamente alla petizione popolare per l'attestazione di costituzione delle c.d. "famiglie anagrafiche", il Comitato Dir.Vi, per mezzo dei Suoi procuratori Avv. Everardo Dal Maso e Dott.ssa Lisa Pettenuzzo, intende precisare quanto segue.
L'attestazione di costituzione di famiglia anagrafica si riporta alla legge 24 Dicembre 1954 e al regolamento di attuazione della medesima, D.P.R. 30 Maggio 1989 n. 223, il quale all'art. 4 afferma: "1. Agli effetti anagrafici per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità , adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale dello stesso comune. 2. Una famiglia anagrafica può essere costituita da una sola persona.".
Quello di "famiglia anagrafica" è concetto ben diverso da quello di "famiglia nucleare": al giorno d'oggi, le famiglie esistono anche, e soprattutto, fuori dai matrimoni. E non è una questione ideologica, ma un dato pragmatico, concreto e reale.
Non si richiede l'istituzione di un registro, bensì, e solamente, uno strumento di evoluzione giuridica nella tutela delle coppie di fatto, sia etero che omosessuali, in attuazione dell'art. 2 della Costituzione, che riconosce tra i diritti inviolabili della persona umana quello di manifestare la propria personalità all'interno di una formazione sociale quale la coppia, anche al di fuori dell'ipotesi legislativa del matrimonio.
Si tratta di promuovere le pari opportunità , contrastare le discriminazioni, favorire l'integrazione sociale e prevenire forme di disagio: in una parola, si tratta di welfare.
Vicenza nulla innoverebbe rispetto a quanto già attuato in altre importanti città italiane come Torino, Napoli, Bologna e Padova.
Il rilascio dell'attestazione di costituzione di famiglia anagrafica riconoscerebbe, e garantirebbe l'esercizio, di diritti civili quali:
la possibilità di chiedere informazioni sullo stato di salute del proprio convivente, nonché di assisterlo in caso di degenza presso strutture sanitarie;
l'accesso ai servizi messi a disposizione per le coppie dai consultori familiari, ai sensi della legge 29 Luglio 1975, n. 405;
la tutela in caso di violenza "intrafamiliare";
la facoltà di astenersi dal deporre, in un processo penale, contro il convivente imputato, come già previsto per i "prossimi congiunti" dall'art. 199 c.p.p.;
l'accesso, per conto del convivente, alla documentazione presente presso le amministrazioni pubbliche;
la possibilità di ottenere permessi di colloquio col convivente detenuto, ai sensi della legge 26 luglio 1975 n. 354 sull'ordinamento penitenziario;
l'accesso ai bandi per l'assegnazione di alloggi popolari ai sensi delle leggi regionali in materia;
SOLO PER LE COPPIE ETEROSESSUALI, e SUCCESSIVAMENTE AL MATRIMONIO, la riduzione del tempo necessario per presentare domanda di adozione.
Nulla si innova rispetto ad una disciplina vigente da anni, e nulla si chiede se non il riconoscimento di diritti di civiltà che da tempo esistono in quasi tutta Europa.
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