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Dichiarazioni all'Assemblea Assindustria, Langella: patriota chi lavora o chi delocalizza?

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 21 Giugno 2012 alle 23:07 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo

Se si leggono i resoconti dell'assemblea dell'Associazione Industriali vicentina del 18 giugno, saltano all'occhio alcune dichiarazioni del presidente di Confindustria Squinzi. Queste affermazioni (riportate dai giornali: "Le aziende venete scappano? Qualche ragione evidentemente ce l'hanno.") sono quanto di meno "patriottico" ci possa essere.

Ma anche le lamentele ricorrenti del presidente vicentino Giuseppe Zigliotto sulla presunta "ostilità" dell'Italia nei confronti delle imprese fanno parte di una ormai vecchia liturgia. Il continuo lamentarsi delle cose non gradite è diventato ormai un esercizio di stile che permette di fuggire da qualsiasi responsabilità. Forse è vero che la burocrazia è un'ostacolo, ma che dire dell'evasione fiscale e della corruzione, pratiche talmente diffuse da risultare normali? Nella nostra provincia gli esempi di corruzione, di evasione e di elusione fiscale, di trasferimento di denaro nei paradisi fiscali, di delocalizzazione selvaggia, di lavoro nero e quant'altro sono sotto gli occhi di tutti. E quelli che sono implicati in questi "traffici" non sono certo né i lavoratori che perdono il lavoro, né i pensionati che hanno pensioni sempre più misere, né i giovani che un lavoro "serio" non lo trovano. Leggendo i resoconti dell'assemblea non si trova neppure un rigo (o un accenno) ai recenti scandali della concia e ai processi che hanno visto condannati anche "grandi imprenditori" vicentini. Niente. E nulla su altri processi (da quello della Tricom a quello della Marlane-Marzotto) che interessano imprenditori e dirigenti d'azienda vicentini molto noti.
Sarebbe ora di fare chiarezza sulle responsabilità della situazione che stiamo vivendo. Perché, se i "politici" che sono oggi in parlamento sono mediocri, i "nostri imprenditori" si sono rivelati altrettanto incapaci. Hanno perseguito sempre il guadagno facile, il profitto immediato a qualsiasi prezzo. Delocalizzano solo perché conviene. Lo fanno perché così guadagnano di più. Non importa se questo comporta la distruzione del tessuto industriale e l'impoverimento del territorio. Lo fanno oggi e lo hanno sempre fatto. Tanti anni fa imprenditori nostrani, colleghi di quelli che oggi "giustificano" chi porta il lavoro fuori dal nord-est, dicevano che le delocalizzazioni erano "ineludibili". Si dovevano fare per poter "restare sul mercato". Intendevano "per potersi arricchire sempre di più". Affermavano (cfr. "Il Giornale di Vicenza" - 8 febbraio 2005 pagina 24 - "Delocalizzare è ormai indispensabile") che si "doveva" trasferire il lavoro nei paesi dove c'era "tassazione al 19%, costo del lavoro pari a un quinto rispetto all'Italia e un basso tasso di sindacalizzazione". Ipotizzavano, di fatto, una "loro società ideale" dove i rapporti tra lavoratori e imprenditori fossero improntati alla sudditanza e non alla cultura del rispetto delle regole, del diritto e della giustizia sociale. E così hanno spostato le fabbriche dove c'era "più competizione" (leggi "sfruttamento"). Lo hanno fatto e lo fanno ancora con la comprensione di Squinzi.
Il risultato è che oggi il lavoro non c'è e che chi ha delocalizzato non è diventato povero, anzi. Sono i lavoratori che hanno perso il lavoro, quelli che sono in mobilità o in cassa integrazione che si sono impoveriti. Quelli che "capiscono" chi fugge dal paese portando via lavoro e denari, soffrono molto meno e, soprattutto, non hanno il problema di come riuscire a far vivere in maniera decorosa la propria famiglia. Lorsignori "giustificano" tutto e tutti quelli che appartengono alla loro classe agiata. Alla loro casta. E si lamentano perché vorrebbero di più. Vorrebbero poter licenziare più facilmente. Vorrebbero avere meno regole. Anzi, non le vorrebbero affatto.
E allora, chi sono i veri patrioti? E chi dovrebbe dirigere il paese? I lavoratori che fanno i sacrifici o gli "imprenditori" che scappano all'estero per il loro profitto individuale?

Leggi tutti gli articoli su: Confindustria Vicenza, Giuseppe Zigliotto

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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