Democratici versus Cis
Lunedi 4 Aprile 2011 alle 09:51 | 0 commenti
Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 210 in distribuzioneÂ
Il Pd chiama a raccolta i suoi per una grande mobilitazione contro la maxi operazione immobiliare a Montebello. Ma Rizzotto parla di «iniziativa monca» e paventa lo spettro dell'inciucio
Se a Montebello sarà realizzato un centro commerciale in area Cis sarà una sconfitta per il territorio, per l'ambiente e per il piccolo commercio. Non è possibile che gli interessi privati soggioghino quelli comuni.
A lanciare il grido d'allarme è il Pd che il 22 marzo ha organizzato proprio a Montebello Vicentino un incontro pubblico per fare il punto della situazione. «Se l'operazione andrà a buon fine - spiega il consigliere municipale di Montecchio Maggiore Maurizio Scalabrin, del Pd - il comune castellano avrà solo gli oneri, visto che l'area è al confine. Ma bisogna smetterla con questa logica delle opere a tutti i costi perché quando non sono veramente necessarie sono una iattura».
A dar manforte a Scalabrin c'erano il consigliere regionale democratico Stefano Fracasso e il capogruppo del Pd a palazzo Nievo Piero Collareda. Quest'ultimo ha fatto sapere che le opposizioni stanno lavorando ad un emendamento che in sede di stesura definitiva del piano urbanistico provinciale espliciti «in modo perentorio» il divieto per nuovi shopping centre a Montebello lungo la SS11.
E mentre lo stesso Collareda invita tutti «ad una vera e propria mobilitazione», le associazioni di categoria contrarie al centro commerciale debbono fronteggiare un'altra eventualità . Se infatti a Montebello si farà richiesta per l'insediamento di una filiale Ikea non ci sarebbe nemmeno bisogno di una licenza commerciale perché la legge regionale svincola grandi mobilifici ed affini rispetto al nulla osta commerciale che la regione deve comunque dare nel caso invece delle superfici di vendita alimentari. «Per questo - spiega Fracasso - la partita si gioca tutta sulle autorizzazioni urbanistiche».
E la querelle attorno al «compendio Cis» rimane comunque prevalentemente politica. L'area del piano è molto grande. Sono ben 500.000 metri quadri. In una metà , quella pubblica, dovrebbe essere previsto un interporto che però è ancora tutto sulla carta. Sull'altra parte invece la famiglia del senatore leghista Alberto Filippi starebbe trattando la vendita alla Immobiliare Arco, la quale secondo i consiglieri di minoranza a palazzo Nievo, in passato ha già messo a punto accordi fondiari proprio col colosso svedese Ikea. Il sospetto che l'interporto sia in realtà solo una scusa per permettere un cambio di destinazione d'uso con mere finalità commerciali è divenuto certezza: almeno per i detrattori dell'iniziativa. Tra questi ci sono ampi settori del Pd, ma anche pezzi importanti del Pdl, che pure è in maggioranza.
Frattanto però a palazzo Nievo il centrosinistra solleva un altro problema. Quello del protocollo di intesa siglato il 12 febbraio 2008 che regolerebbe una serie di permute tra Cis spa e la famiglia Filippi proprio in seno al comparto di 500.000 metri quadri. Se infatti si analizza con attenzione la mappa ci si accorge che le aree non sono distinte nettamente (una al privato e una agli enti pubblici che fanno riferimento a Cis spa). Tali aree infatti sono spezzettate e proprio il documento del 2008 stabilirebbe oltre ad alcune permute anche il valore delle stesse in relazione ad un eventuale cambio d'uso commerciale. Si tratta quindi di un documento tecnico importantissimo che stabilisce quanto ci guadagna l'ente pubblico e quanto ci guadagna il privato. «Un documento che però l'amministrazione provinciale non ci fornisce anche se ne abbiamo pieno titolo - attacca Collareda - visto che Cis spa vede nella provincia il primo socio».
Ed è in questo contesto che Carlo Rizzotto, ex coordinatore provinciale dell'IdV, lancia le sue accuse: «Anzitutto va rimarcata l'ipocrisia della Lega. Io abito a Montebello e qui in paese tanti conservano il volantino del Carroccio alle provinciali del 2002. Manuela Dal Lago, che di lì a poco diventerà presidente al sesto punto del suo programma scriveva stop ai centri commerciali. Ed oggi ecco il risultato». Ma Rizzotto, che è uscito dall'IdV e oggi anima il comitato civico "Liberi Vicentini", se la prende pure col centrosinistra, specie col Pd e col suo ex partito. Quanto ai democratici parla di «iniziativa monca» e poi connota così il loro operato: «Sono troppo teneri. In questa battaglia non vedo gli onorevoli di riferimento che dovrebbero bombardare la città di interrogazioni parlamentari e la procura di richieste di accertamenti. Invece tutto tace, qualcuno al massimo si dedica alle poesie. La loro opposizione non è mai fatta col coltello tra i denti. Un po' per cultura, un po' perché c'è qualcuno, specie nel gruppo del sindaco di Vicenza Achille Variati, che è favorevole all'inciucio. Il perché? Non avere rogne dal Carroccio e quindi dalla amministrazione provinciale a marca leghista, per le sconcezze che il centrosinistra sta portando avanti nel comune capoluogo. Una mano lava l'altra e tutti son felici».
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