Dei delitti e delle pene mai fatte scontare
Lunedi 13 Giugno 2011 alle 10:46 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, Assessore regionale Lega Nord - Nel volgere di pochi giorni tre casi diversi, concentrati nel Vicentino, riportano all’attenzione dell’opinione pubblica la domanda su quale sia la pena giusta davanti a gravi reati. Il 2 giugno scorso una automobilista, che guidava sotto gli effetti di droga e alcool, dopo aver imboccato contromano la tangenziale cittadina travolgeva una Mini Minor uccidendo un giovane di 24 anni. Uccidendo o assassinando?
Il caso, tra l’altro, destò grande emozione, perché la madre del giovane morto, non reggendo alla notizia, si suicidò e ciò dette ulteriori motivi di riflessione sulle responsabilità di chi, drogato o ubriaco, può trasformare un autoveicolo in uno strumento di morte.
Negli stessi giorni il Tribunale dei Minori di Venezia condannava a 2 anni e 11 mesi un giovane rumeno che nel gennaio scorso aveva causato la morte di un avventore di un bar a Vicenza, colpendolo con un pugno al petto in risposta ad un banale, quanto giusto, rimprovero che gli era mosso. Le attenuanti, per il Tribunale, hanno avuto un peso maggiore nella valutazione della violenza gratuita ed esagerata.
Da ultimo proprio venerdì scorso il pronunciamento della Cassazione a Roma che accogliendo il ricorso della Difesa ha ridotto a 30 anni di carcere, anziché l’ergastolo come stabilito in Appello, la pena inflitta a Michele Fusaro, bassanese di 44 anni, colpevole di un delitto efferato: rapimento di una giovane, l’assassinio della ragazza con un colpo violento al collo, quindi il corpo tagliato a pezzi. La sentenza della Cassazione non è entrata nel merito della vicenda, ma in questioni procedurali calcolando la condanna con criteri che, a chi è digiuno di legge, sembrano più prossimi ad un calcolo ragioneristico: seguendo le argomentazioni della Difesa del Fusaro, la Corte ha stabilito che i reati commessi fossero frutto di un progetto unico e dunque la somma delle pene deve essere calcolata al ribasso con lo sconto di pena previsto per chi, come il Fusaro, aveva scelto il rito abbreviato.  Non dimentichiamo che il Fusaro non aveva mai collaborato, aveva negato il tutto anche davanti all’evidenza e, soprattutto, non s’era pentito.
Tre casi diversi, diversissimi tra loro, ma uniti da un filo unico, quello della congruità e certezza della pena, fatta pagare fino in fondo: possiamo pensare a sconti di pena, riti abbreviati con agevolazioni, davanti a reati efferati? Possiamo considerare non responsabile chi, drogato o ubriaco, trasforma un’auto in un mezzo di morte? Possiamo accettare pene irrisorie anche a un minorenne che ha ucciso?
I ragazzi, “già noti alle Forze dell’Ordineâ€come narrano le cronache, che a Milano questa settimana, dopo una spaccata in un bar-tabaccheria, hanno rubato una Bmw assassinando nella loro pazzesca fuga per le strade della città  un 28enne, avranno una pena ridotta per la loro età , con l’attenuante per la condizione di disagio in cui vivono o perché la somma dei reati commessi (furto con spaccata di una tabaccheria, furto di un’automobile, investimento di un cittadino la cui colpa era quella di trovarsi nel posto sbagliato) va letta come conseguenza di un unico progetto delinquenziale?
Il grado di civiltà di un Paese si stabilisce anche dalla capacità di dare una risposta a queste domande: benessere non è soltanto un Pil in crescita, occupazione piena, consumi in aumento; è anche certezza di vivere in uno stato di diritto. Stato di diritto, non stato dove i dritti alla fine la spuntano sempre alla faccia degli onesti.
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