Declino annunciato: è quello di Parco Città
Domenica 26 Maggio 2013 alle 11:23 | 1 commenti
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Stretto tra la crisi e le difficoltà di gestione, Parco Città è l'emblema di quella urbanistica speculativa che negli anni ha sottratto verde alla collettività : e ora il complesso che da anni ha abbandonato le mire della residenza di alta qualità , segna anche il passo delle attività commerciali
Le prossime settimane saranno decisive per capire quale sarà il futuro del contenzioso tra Apec, la società che gestisce riscaldamento e raffrescamento nel complesso di Parco Città , e gli stessi residenti del plesso, un vero e proprio quartiere. Ad attendere con trepidazione c'è l'inquilino di maggior peso, ovvero il centro anziani Ipark, proprietà di Ipab Vicenza, che con i suoi cento e oltre ospiti teme più di ogni altra cosa un'estate calda e afosa. Su Apec infatti si addensano pesanti ombre sul bilancio. Il 9 marzo 2013 su VicenzaPiu.com si leggeva: «Una complicatissima querelle fatta di carte bollate potrebbe mettere in forse la fornitura energetica all'intero quartiere di Parco Città , dove a temere maggiormente c'è il centro anziani Ipark-Ipab... È questo lo scenario uscito ieri da una tesissima assemblea informale fortissimamente voluta dal ragioner Stefano Rodighiero, amministratore condominiale del maxi complesso di via Quadri». Nella diatriba sono intervenuti anche comune ed Aim e si spera di trovare una quadra per la soluzione del problema.
Ma sul futuro complessivo del quartiere inevitabilmente si riverberano le scelte del passato. Il concetto che sul finire degli anni Ottanta portò alla progettazione della grande isola di via Quadri era quello in voga in quel periodo. Secondo cui un abitato doveva fornire tutti i confort del caso: scuole, supermercati, abitazioni funzionali, servizi pubblici andavano integrati assieme a molto altro. È lo stesso schema che in città più grandi come Roma ha portato costruttori come Caltagirone a tirar su nell'agro capitolino interi quartieri dal nulla. Oggi semivuoti, incompleti e privi di servizi.
Ad ogni modo l'iniziativa immobiliare berica si incaglia più volte in vari scogli, anche quelli giudiziari. Sui primi degli anni Duemila finisce addirittura al centro di una polemica violentissima tra l'allora sindaco azzurro Enrico Hüllweck e il consulente urbanistico dell'amministrazione Carlo Loro. La parte destinata a hotel non trovava acquirenti cosa che tra mille critiche avviene solo quando con la legge sul Giubileo (voluta dal centrosinistra sulla spinta di Cei e Curia vaticana) molti enti previdenziali vengono di fatto invitati dalla politica romana ad acquisire in giro per il Paese stabili faraonici che in teoria avrebbero dovuto ospitare i pellegrini. Ma che poi si rivelarono una semplice uscita di emergenza per speculazioni edilizie di basso profilo. Ed è su queste basi che si incardina un pezzo della vicenda Parco città .
Un complesso che a fronte delle luccicanti premesse degli anni '90 ora si presenta pieno di acciacchi anche edilizi, con una qualità del contesto lungi dall'essere di pregio e con un parco commerciale de facto ridotto a supermarket di quartiere e con i proprietari dei muri (a palazzo Trissino tra gli altri si parla di diocesi, Pittarello e Unicomm) o titolari delle attività ormai rassegnati, a rimanere in loco cercando di contenere spese e preoccupazioni lasciando da parte ogni velleità di rilancio in parte per una situazione economica obbiettivamente difficile, in parte perché Parco Città continua ad essere vittima di una concezione figlia della speculazione più che della urbanistica pensata in modo armonico col contesto. Bastano quattro passi tra le botteghe e lo shopping centre per avvertire questa atmosfera, il tutto acuito da una cronica mancanza di luce naturale che è sempre stato uno dei punti deboli, sul piano progettuale, dell'intera area.
Pertanto a quasi vent'anni dalla sua realizzazione, con cinquemila case sfitte e una serie di parchi commerciali semivuoti la domanda rimane la stessa che venne formulata dalle minoranze in sala Bernarda nei primi anni Duemila: ma quella colata di cemento nella campagna a nord di Vicenza era proprio indispensabile?
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