De Marzi: botta e risposta Fantò e Mannino
Domenica 16 Maggio 2010 alle 15:39 | 0 commenti
Su questa testata e su VicenzaPiù è comparso l'articolo su Bepi De Marzi a firma Alessio Mannino, che dà vita al seguente scambio di opinioni, che, volentieri, pubblichiamo.
Egregio Mannino,
ho letto con attenzione la sua lettera aperta al Maestro De Marzi e per questo le scrivo. Come lei stesso sostiene, è stata effettivamente un azzardo, una sfida inutile e pericolosa in una realtà che di tutto ha bisogno fuorché di articoli scritti con intenti inspiegabilmente provocatori.
La provocazione, arma di cui lei fa spesso uso, se fatta nei confronti del potere ha una valenza positiva ma nei confronti di chi poco a che fare col potere ed anzi nei confronti del potere si pone come coscienza critica, diventa reazione. Ma provo ad entrare nel merito.
Lei sostiene che le tesi di De Marzi irridano il leghismo trionfante. Be'(mi si permetta una provocazione contro il potere) è fin troppo facile irridere al leghismo nostrano. Leghismo nostrano che in realtà non è che l' espressione casareccia di uno strumento funzionale ad un fascismo ben più sofisticato di quello che conobbero i nostri padri e nonni, di un fascismo che in Italia sta sottomettendo i molti ai pochi. Ciò avviene innanzitutto privando gli italiani del loro senso di appartenenza culturale e ideologica. E le assicuro che parlo di fascismo con cognizione di causa essendo noi socialdemocratici tra coloro che tante vittime del fascismo hanno dovuto contare e che sono stati accusati proprio del "social-fascismo" di cui lei scrive in quanto principali avversari del comunismo in Italia (veri avversari, non utilizzatori di un anticomunismo di facciata).
Posto che spero che il fenomeno leghista resti limitato fino a scemare e non esca dai confini in cui il potere delle destra ha ritenuto utile confinarlo, penso sia vero, come lei sostiene, che il leghista medio pensi al suo interesse, che non chieda altro che "fare in pace la spola tra casa e lavoro". E' altrettanto vero che si tratta di una concezione del vivere naturale, ma la naturalità non è una virtù è solo una condizione dell'essere vivente. Sono cresciuto tra persone che mi hanno insegnato l'altruismo come modello di virtù, non certo il sano egoismo che sembra lei voglia lodare nella sua lettera e che sono certo non possa esser inteso come valore che consegna all'esistenza di un uomo il suo significato. La rappresentazione del veneto medio che lei offre nel suo articolo è quindi, a mio parere, limitata poichè credo che gli abitanti del Veneto sia ben altra cosa.
Lo stesso federalismo fiscale, che l'elettore leghista vede come una panacea, può essere dagli italiani inteso in due modi. Come strumento per rendere efficiente un sistema sociale che rafforzi la solidarietà tra gli italiani residenti nelle diverse regioni oppure come opportunità per gestire autonomamente la propria ricchezza, ad esclusivo vantaggio del territorio in cui si risiede. In quest'ultimo caso si tratta di una visione miope poiché non considera la possibilità (alquanto reale visti gli scarsi investimenti del Veneto in ricerca ed innovazione) di ritrovarsi ancora poveri e costretti ad emigrare come è già stato per gli abitanti del Veneto sino a quarant'anni or sono.
All'elogio della mediocrità lei affianca quello di un "buon vicinato" che sembra affondare la sua esistenza nei migliori film americani degli anni '50 tralasciando invece quella realtà a noi molto più vicina che trasformò da un giorno all'altro i "buoni vicini" dei condomini jugoslavi, nei carnefici della guerra civile bosniaca.
E ancora lo sfogo no-global alquanto semplicistico, forse populista. E' il populismo che annebbia la visione della realtà . Ritengo superficiale dare alla globalizzazione la patente di causa dell'emergere, in alcuni italiani, di istinti localistici e di timori fittizi in realtà forzatamente innestati nelle menti della popolazione da larga parte dei media. Questi sono metodi fascisti.
E poi...e poi molto altro si potrebbe scrivere ma credo che altro inchiostro non debba essere usato per chi ha chiosato la propria lettera al Maestro De Marzi con un "post scriptum" così poco rispettoso per ciò che egli è e rappresenta.
Luca Fantò
Egregio Fantò,
non c'è bisogno di assumere toni poco urbani, per mostrare quanto lei non sia disposto a capire le ragioni che ho esposto. Che non sono affatto "provocatorie". Oh bella, appena uno tocca un sacro totem diventa provocatorio, e viene mezzo liquidato così. Io ho messo in fila argomenti e ho fatto un ragionamento, come mi capita di fare, credo, con tutti, senza distinzioni politiche: dov'è la provocazione?
Non ho sostenuto, per venire a bomba, che De Marzi "irrida". Ho detto che De Marzi, a mio parere, mal interpreta l'essenza del leghismo. Per lui va sbrigativamente etichettato e rifiutato con repulsione come razzismo, e tutto finisce lì. Per me va l'ampio consenso della Lega va capito, analizzato e spiegato. Il che non vuol dire giustificarlo e mettersi dalla sua parte, cosa che non mi sogno neanche lontanamente di voler fare. Penso proprio che non mi si possa accusare, come fa lei, di essere un "reazionario", di difendere chi sta al potere: proprio a me, che in questi anni, con inchieste e polemiche di cui se vuole le fornisco copia, ho scritto e riscritto che il Carroccio si è incistato nel sistema dei partiti ed è diventato la guardia padana del berlusconismo, cioè della feccia che risale il pozzo?
Il fascismo "sottile", indolore, anzi purtroppo piacevole perché edonistico e sottopelle, non è quello che crede lei, che col solito snobismo di sinistra lo identifica negli "istinti localistici" e nella "naturalità ". E', e l'ho scritto chiaramente, nell'ideologia unica della Globalizzazione, del Consumo, del Libero Mercato. Solo che lei, pur essendo socialista, non può appaiare ciò che detesta, spero, quanto me, cioè la religione liberista, con la globalizzazione, perché altrimenti dovrebbe mettere accettare ciò che ci divide come un abisso: la valorizzazione della diversità . Per lei, che è di sinistra, tutti gli uomini sono uguali. Per me, che pure non sono di destra (queste disquisizioni su categorie morte e sepolte le lascio alla micro-politica della sinistra veneta che si attacca ai post su Facebook pur di far sapere che esiste), l'umanità è bella perché varia. E la varietà va riscoperta, perché molto democratica: è l'esatto contrario dell'omologazione, connaturata ad ogni totalitarismo. Da un socialista di fede democratica mi aspetterei almeno un po' di curiosità intellettuale, su questo punto.
Invece niente, fare della diversità un valore è pericoloso, è fascista. Non mi pare lei abbia tanta cognizione di causa sul significato di questa parola, visto che fascista è proprio colui che la diversità la intende solo in senso gerarchico, e che, cane rabbioso e represso, la schiaccia in nome della presunta superiorità di un popolo sull'altro. I leghisti, ripeto, oggi sono tali perché frutto di una paura: perdere il benessere (che sia davvero benessere, ho i miei dubbi). Tale paura è indotta dai media: lo dice lei, e lo dico anch'io. Ma per lei, che usa occhiali vecchi che non fanno più vedere la realtà di oggi, basterebbe che, non si sa bene come, l'industria della paura smetta di manipolare le menti, e i veneti diventerebbero "ben altra cosa" (cosa?). Per me, che magari sbagliando mi sforzo di leggere la realtà per quella che è, chi impartisce l'ordine dall'alto perché la gente viva oscillando fra angoscia e divertimento, in ambedue i casi spegnendo il cervello, ha nomi e cognomi precisi, e sta nei potentati e istituzioni, partendo da quelle sovranazionali per scendere ai loro funzionari locali, che lucrano sul nostro lavoro e comandano le nostre vite. E' tutto il sistema che è sbagliato dalla testa ai piedi, marcio, ingiusto (giustizia sociale, questa bella addormentata nel bosco). Ma non esistono più i socialisti che sognano la rivoluzione. Ora vi accontentate di un assessore in giunta. Se poi vuole cavarsela dandomi del "populista", faccia pure: i giudizi liquidatori sono il rifugio di chi non ha argomenti.
Infine, non mi dice una parola sulla mia critica, di fondo, alla Lega: anch'essa, essendo parte integrante del sistema, non si oppone al vero fascismo di oggi (che poi in Italia ha almeno quarant'anni: ne parlava già l'acutissimo e "reazionario" Pasolini negli Scritti corsari!): l'uomo ridotto a consumatore, senza identità , senza idealità , senza cultura che non sia l'anti-cultura televisiva. Ma è chiaro perché non lo fa: perché anche la sinistra, come la destra, come tutti coloro che non si ribellano al pensiero dominante, come anche lei, come De Marzi, non vedete il problema. Per voi il problema è giocare a fascisti e antifascisti, dopo sessant'anni suonati dalla fine dell'ultima guerra mondiale. Siete talmente ciechi che per voi il fatto che nella leghistissima marca trevigiana l'enorme presenza di immigrati non produca genocidi jugoslavi e il buon vicinato esista, non è un fatto. Mentre lo è. Posso dirglielo? Se continuate così, voi di sinistra, il Veneto non lo governerete né ora, né mai e nemmeno nei vostri sogni. Perché avete sogni che andavano bene due secoli fa. Nel frattempo, il mondo è cambiato.
Alessio Mannino
PS: il mio post scriptum in cui dicevo che se De Marzi si era trasferito da Arzignano a Vicenza era affar suo, voleva essere un modo per spazzar via in due righe le sciocche e pretestuose critiche al Maestro sul suo cambio di casa. Altro che poco rispettoso nei suoi riguardi. Evidentemente non sono stato abbastanza chiaro, e di questo faccio mea culpa.
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