Dal palco dei popoli padani Ciambetti fa la diretta. Maroni: ritorno all'etica nella politica
Domenica 18 Settembre 2011 alle 12:49 | 0 commenti
Dal palco della Lega a Venezia ci trasmette la sua cronaca "partecipata" Roberto Ciambetti (nella foto con Monica Rizzi, assessore regionale Lombardia). Ecco di seguito, in attesa del discorso di Bossi e dei commenti, il primo "reportage"..
Per secoli Venezia fu la protagonista degli equilibri nel Mediterraneo. Oggi, ancora una volta, questi equilibri stanno mutando con una rapidità impressionante: Tunisia, Libia, Egitto, tutti paesi strategici, vuoi per i controlli delle rotte di navigazione, vuoi per le materie prime. E non è un caso se la Turchia sia scesa in campo direttamente anche nella questione palestinese, lanciando anche pesanti moniti all'UE su Cipro e ponendo le premesse per una leadership islamica nel Mediterraneo (clicca qui per link alle foto notizie, n.d.r.).
Ritorna, in altre parole, il vecchio contendente di sempre: il domani attende un nuovo confronto tra Venezia e Istanbul? Me lo chiedo, qui, in Riva Sette Martiri ed è una delle tante domande che mi passano per le mente. Non è un ritrovarsi stanchi, non è una sorta di rito stantio, ma uno stare insieme con molte domande e qualche certezza: l'impegno della base, dei militanti, francamente colpisce e smentisce tutti coloro che da mesi cercano di interpretare come segnali di fratture, come scosse di avvertimento di un terremoto ormai imminente, una improbabile scissione o divisione netta tra diverse anime del leghismo. Nella Lega, e questo molti commentatori non sono mai stati disposti ad accettarlo, da sempre c'è stato dibattito interno, né più, né meno di quanto avviene negli altri partiti. Anzi credo che, se si vuole parlare di fratture o divisioni, prima di guardare in casa Lega bisognerebbe analizzare l'altrui situazione dove le lacerazioni son ben più profonde. Si dice che la base leghista non ami Berlusconi e che il premier sia un alleato scomodo, ma è pur anche vero che ci siamo presentati assieme alle elezioni, con un programma ben preciso: dovremmo venir meno alla parola data sia all'alleato, sia agli elettori? Altri, in questa legislatura, lo hanno fatto e sono stati tra i primi a sostenere l'ipotesi di un governo tecnico, ipotesi che piace tanto ai vari Draghi o ai Luca Cordero di Montezemolo: i governi tecnici sono i peggiori, proprio perché ammantati dall'aura di una sedicente autonomia dalle forze politiche, quando in verità dipendono da ben precisi interessi. E' bene ripeterlo qui a Venezia, dove Calderoli spiega che c'è solo un governo e che altre soluzioni sono solo inciuci e che ricalcano scene già viste: rileggiamo la cronaca dell'estate 1992 ad iniziare dal discorso tenuto dall'allora giovane Mario Draghi, dirigente del Tesoro, che sul Britannia iniziò a svendere l'Italia. Poi è Roberto Maroni a cogliermi di sorpresa: rilancia l'etica nella politica. Vi pare poco? No. Non è poco, non è nemmeno poco ritornare al settembre del 1996 come ci invita il ministro dell'Interno. Allora le emozioni si sommano elle emozioni: ecco adesso arriva Bossi ...
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