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CSI, AICS, UISP E CSAIN, sigle che significano solo una cosa: sport per tutti, nessuno escluso

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 29 Novembre 2015 alle 18:43 | 0 commenti

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di Nicola Tonello (leggi l'articolo e guarda le altre foto su VicenzaPiù Magazine n. 280 in edicola oppure online per gli abbonati)

C’è una realtà nella nostra provincia conosciuta da molti, anzi moltissimi, ma alla quale viene data pochissima visibilità. Quella dell’associazionismo di promozione sportiva. Enti nazionali radicati con i loro comitati regionali o provinciali in diverse città italiane fanno del diritto allo sport per tutti il loro caposaldo. Dal calcio al volley, dall’ippica al motociclismo, dalla montagna al ciclismo.

Il CONI attualmente ne riconosce una quindicina sul territorio nazionale, ovvero tutti quegli enti che rispondono ai requisiti dell’art.90 della legge 289/2002: l’assenza di fini di lucro, il rispetto del principio di democrazia interna, la disciplina del divieto degli amministratori di ricoprire cariche sociali in altre società e associazioni nell’ambito della medesima disciplina, la gratuità degli incarichi degli amministratori e la devoluzione del patrimonio in caso di scioglimento. Il vastissimo mondo di tutte queste attività sportive, spesso amatoriali, della provincia berica fanno riferimento a diverse associazioni. Tra le più storicamente conosciute spiccano il Centro Sportivo Italiano e l’Associazione Italiana Cultura e Sport. Seguono le meno radicate ma comunque molto attive come l’Unione Italiana Sport Per tutti e il Centri Sportivi Aziendali e Industriali.  

Il C.S.I., nasce nel 1945 (quest’anno è impegnato nelle manifestazioni legate al settantesimo) dall’Azione Cattolica, si fonda sul riconoscimento della funzione formativa dello sport, la centralità della società sportiva, e il sostegno al volontariato sportivo. La sua attività nel territorio vicentino rimane tra le più radicate nel territorio e conta in tutta la provincia 8700 tesserati solo come atleti oltre i dirigenti e i volontari. L’atletica leggera (con 22 società sportive e una trentina di giudici) resta il vero fiore all’occhiello a livello nazionale dove negli ultimi anni diversi tesserati vicentini hanno raggiunto lodevoli risultati piazzandosi sempre  tra le prime posizioni. Basti pensare che solo alle manifestazioni delle corse campestri partecipano tra i 500 e i 600 atleti. Seguono la pallavolo con una trentina di squadre nel misto over 18 e una ventina di settori giovanili under 14, il calcio a 11 con 25 squadre (una ventina di arbitri), il calcio a 5 (20 squadre), il minivolley (8 squadre) e il tennistavolo (6 squadre). Negli ultimi anni si sono insinuate nuove discipline che, pur non partecipando a nessuna competizione, promuovono il moto e lo stare insieme come il nordic walking, nuoto, arti marziali e pure un circolo di ballo.   Abbiamo incontrato il Presidente della sezione berica Enrico Mastella il quale ci ha descritto le peculiarità del più antico ente di promozione sportiva radicato in città: “Tutto ciò che gravita attorno al Centro Sportivo Italiano, unico ente che storicamente non ha mai avuto legami diretti con alcun partito politico o associazione di categoria si riconduce al mantra dell’ attenzione alla persona. Certamente di ispirazione cristiana, ma non di certo di carattere confessionale. La persona diventa il centro di tutta la missione la quale vede nello sport il vero e proprio tramite e non il fine come si potrebbe apparentemente pensare. Esempi lampanti possono risultare l’attenzione verso gli individui con disabilità psichica nelle discipline di atletica leggera nelle quali si preferisce inserire tali atleti non in categorie a parte, bensì in base alle fasce d’età di appartenenza. Nel calcio invece vengono modificate alcune regole come l’inserimento del cartellino blu (un’espulsione temporanea) che tutela coloro che ad esempio commettendo il fallo da ultimo uomo non lo fanno con l’intenzione di ledere fisicamente l’avversario. Oppure in una concitata situazione di nervosismo viene concesso un time-out per riordinare le idee e soprattutto calmare gli animi. Un altro caposaldo che ci caratterizza è la formazione. Grazie all’aiuto di professionisti provenienti anche da altre federazioni sportive si cerca di promuovere una serie di corsi per arbitri, allenatori e dirigenti per permettere una crescita personale a coloro che desiderano alimentare la propria passione che in alcuni casi nasce in maniera amatoriale per poi trasformarsi qualitativamente”. Quando si parla di enti di promozione sportiva, prosegue Mastella, si vuole focalizzare l’attenzione su come lo sport debba essere realmente per tutti e ogni realtà cerca di trasmettere ciò in maniera diversa: “Oltre che l’attenzione per le famiglie con doposcuola, corsi di inglese e centri estivi, i disabili già citati, coadiuvare i tossicodipendenti sulla strada del recupero (con l’aiuto nel nostro caso della comunità CE.I.S di Schio) e pure l’inserimento di alcuni bambini di etnia rom nell’attività sportiva come il tennistavolo, l’atletica leggera e il calcio, la missione sociale trova il suo spunto più alto quando si parla di carcere”.  Dal 1999 infatti il C.S.I. è impegnato radicalmente nei programmi di reinserimento del detenuto nella società, nell’attività ludico – motoria e nell’educazione alla legalità per le scuole. Nel primo caso, con il Progetto Jonatan (Associazione Nuova Terra),  l’attività esterna del carcerato in permesso premio viene coordinata da volontari e operatori in una struttura ricavata dal complesso dell’istituto San Gaetano di Vicenza. Esiste poi il “Progetto Carcere 663 – Acta Non Verba” che attraverso degli istruttori diplomati ISEF coordinano il movimento dei detenuti che lo desiderano con corsi di yoga, scacchi, incontri di pallavolo e calcio. Dal 2009 si sviluppa l’esperienza forse più importante per l’educazione alla legalità. Con il progetto “Carcere Lungo” classi degli istituti superiori vicentini incontrano dal mattino alcuni detenuti ed operatori penitenziari, pranzano all’interno del carcere concludono la visita con la partita finale di calcio o pallavolo con i detenuti. Inoltre un vanto per tale realtà sono le assemblee nelle scuole e i corsi di educazione alla legalità (con giudici, avvocati e forze dell’ordine) che hanno coinvolto in totale la bellezza di circa quattromila studenti degli istituti superiori della provincia. 

L’A.I.C.S. invece nasce qualche anno dopo, nel 1962 e a Vicenza è sinonimo di calcio amatoriale (a 11) anche se, come ci racconta il responsabile del settore calcio Tino Fagionato, “le associazioni affiliate alle attività dell’A.I.C.S sono ben 530 con circa 30.000 tesserati, comprese quelle della pallavolo, pattinaggio artistico, pesca, tennis, fino alla dama, biliardo e persino l’agility dog. Ma è appunto grazie allo sport nazionale per eccellenza che la sezione provinciale vanta orgogliosamente un primato su tutte le altre sezioni italiane”. Quello vicentino infatti è l’insieme più numeroso con 125 squadre iscritte al campionato e più di 3.000 tesserati. C’è da ricordare che la storia del calcio amatoriale vicentino meriterebbe uno speciale a parte. Questo primato infatti va ricercato nelle vicissitudini che hanno portato a far confluire pian piano moltissime società che militavano nel campionato C.S.I. e quelle dell’indimenticato Torneo del Sabato che faceva capo alla F.I.G.C. Dalle “sole” 70/80 squadre del primo campionato provinciale istituito nel 2002 si è passati fino alle 125 della stagione 2015/16 che ha preso il via il 3 ottobre. In questi dodici anni, prosegue Fagionato, “il livello del calcio amatoriale è cresciuto molto (non a caso quest’anno la detentrice del titolo nazionale è la squadra che ha rappresentato la città, il Botafogo di Monteviale) e questo ha portato la commissione calcio a decidere di suddividere in due serie  distinte (l’Elite – serie A e la Primavera – serie B) per permettere un equilibrio tra le compagini più o meno agonistiche”. Ma da associazione di promozione sociale che si rispetti, pure l’A.I.C.S. non dimentica la solidarietà verso quelle realtà che spesso si trovano ai margini del riconoscimento delle amministrazioni. Da diversi anni infatti la sezione di Vicenza si impegna nella raccolta di fondi per il Progetto La Rocca di Altavilla Vicentina. Attraverso l’Associazione Onlus Brain sostengono la ricerca del trauma cranico encefalico dovuto a incidenti di varia natura. Le condizioni di celebro lesione acquisita appunto non vengono contemplate e sostenute da alcun ente governativo nazionale o decentrato e anche grazie al contributo economico delle tante società A.I.C.S. coinvolte si riuscirà a conservare le abitudini di vita del paziente in un clima accogliente e con numerosi servizi di accompagnamento rendendo più semplice lo svolgere di piccoli e grandi impegni di ogni giorno. 

Lo C.S.A.IN. e la U.I.S.P. cittadine sono certamente meno riconosciute rispetto alle sorelle maggiori citate in precedenza ma mantengono con orgoglio alcune peculiarità nel territorio. La prima infatti fa riferimento al microcosmo del calcio a 5 amatoriale vicentino con 48 squadre maschili (un girone di A1 e quattro gironi A2) e 9 squadre femminili a girone unico. La seconda,  è più radicata nella cultura delle manifestazioni podistiche in alcune zone della provincia. Tra quelle che hanno avuto maggior successo è bene citare la “StrArzignano”, “Donne in corsa” nella zona di Arcugnano, la “PignareTrail” e la “10000 delle Fornaci”. 

Un mondo dunque, quello dello sport amatoriale vicentino, che non smette mai di offrire spunti per una società civile sempre alla ricerca di modi di aggregazione. Si scopre allora che per ogni soggetto potenzialmente interessato ad un percorso formativo, ludico motorio oppure legato al mero svago, esiste una realtà specifica pronta a proporre validissime opportunità. Perché è assodato anche se scontato: chi pratica e gravita attorno allo sport, quello più puro, vive meglio e rende migliore la società.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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