Croci autarchiche
Venerdi 2 Settembre 2011 alle 14:29 | 4 commenti
Se da Passo Vezzena si prende lo sterrato che porta a Malga Campo Rosà , strada che poi prosegue in direzioni diverse (Luserna, Roana-Rotzo, Malga Pusterle, Ghertele, ecc.), dopo l'ultima barriera (sono delle rudimentali sbarre che, unitamente alle griglie che le vacche non "dovrebbero" oltrepassare, impediscono ai bovini di disperdersi dove non dovrebbero; tali sbarre devono essere richiuse dopo il passaggio, concetto ribadito con colorito linguaggio fortemente blasfemo e atteggiamento da guerriglia urbana dall'eternamente incazzato malgaro di una malga che sorge poco lontano), 100/150 mt. sulla destra, sorge un cippo a ricordo della battaglia del Basson (foto di Lucio Panozzo, autore di Storie Longobarde), n.d.r.).
Quando mi capita di passare davanti a questi monumenti, il mio pensiero si sofferma a considerare che il concetto di sfruttamento dell'umanità si basa anche sull'obbligo di andare a farsi ammazzare, però quasi esclusivamente una categoria, sempre la stessa, e fin qui la dignità del combattente è salva, non quella dei mandanti. La si offende quando sui libri di storia si parla di patriottismo, facendo credere ai piccoli discepoli che i soldati abbiano fatto a gomitate per partecipare, sorvolando sui plotoni di esecuzione che aspettavano i renitenti. Si arriva al patetico quando si tenta di far credere che i Granatieri si siano deliberatamente lanciati dalla cima del famoso "Salto" sul monte Cengio pur di non cadere nelle mani degli Austroungarici. Si giunge all'offesa quando questi poveracci, dopo aver "donato" la loro vita per niente, vengono precettati sotto il simbolo della croce, anche se, a dire il vero, molti di loro non lo avrebbero accettato. Ma tant'è, la chiesa si è appositamente appropriata dei tre momenti principali della vita umana: nascita per un approccio imposto a chi non si può difendere e che ne rimarrà segnato fino alla morte; matrimonio per poter imporre tempi e metodi e finalità del sesso e numero di figli; morte, perché i morti non parlano e li si può affiliare docilmente, complice una classe politica lubricamente prona all'alleato di sempre. Qualcuno ricorda la croce che svetta nel campo di concentramento di Auschwitz - Oswiecim, dove gli Ebrei trovarono sofferenza e morte?
Tornando al cippo-monumento, già visto centinaia di volte, in quest'ultima occasione si presenta con un qualcosa in più, mai visto prima, a significare che i "credenti", o coloro che credono di esserlo, possiedono il sesto senso e l'acume di inventare sempre modi nuovi di presentarsi e presentare il loro credo, non richiesti, ovviamente. Sparse a terra o appoggiate al monumento, parecchie croci rudimentali, costruite semplicemente legando con lo spago due rametti, si presentano al passante a ricordare, se mai ce ne fosse bisogno, chi è la padrona della vita e della morte, quella chiesa ormai agonizzante alla disperata ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, che le possa donare una nuova visibilità , fosse anche il cerone che usano gli attori televisivi per presentarsi al pubblico con fisionomie accettabili.
Ho sostato come al solito, elevando un pensiero rispettoso a coloro che furono mandati al macello, ammazzati dai nemici come dai loro stessi ufficiali, che ne giustiziarono a migliaia, a volte esclusivamente per dare un esempio alla truppa. Un particolare in più di "quella" guerra da tenere presente: si sapeva bene che i territori poi effettivamente incamerati sarebbero stati ottenuti anche senza il nostro intervento, maledetti Savoia.
Siccome amo combattere solo con la parola, mai con la violenza, ho estratto dalla tasca un brincello di carta e ci ho scritto su: "Feticismi e fondamentalismi crociati. Bella civiltà !".
E me ne sono andato dai miei amici malgari a comperare il formaggio.
Caro Stocchiero, bisogna essere chiari in questi casi. Lei pensa alla croce di Gesù Cristo, io, molto più umanamente, penso alla croce della chiesa cattolica e all'uso nefasto che ne ha fatto e na fa tuttora.
Saluti, Lucio Panozzo
Caro Stocchiero, bisogna essere chiari in questi casi. Lei pensa alla croce di Gesù Cristo, io, molto più umanamente, penso alla croce della chiesa cattolica e all'uso nefasto che ne ha fatto e na fa tuttora.
Saluti, Lucio Panozzo
Caro Stocchiero, bisogna essere chiari in questi casi. Lei pensa alla croce di Gesù Cristo, io, molto più umanamente, penso alla croce della chiesa cattolica e all'uso nefasto che ne ha fatto e na fa tuttora.
Saluti, Lucio Panozzo
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Non ho posto io quelle croci rudimentali, ma è alla croce di chi insegnò a disertare la guerra, alla croce di Cristo che mai volle guerre, che penso quando vedo un cippo che ricorda i poveracci morti sulle nostre montagne per una patria che per loro non valeva nulla.
Cordialmente,
Nicola Stocchiero