CorVeneto: Ex Popolari, prove tecniche di fusione doppio Cda in vista del faccia a faccia
Mercoledi 26 Ottobre 2016 alle 09:28 | 0 commenti
Dicono che prima di convolare a nozze occorra un fidanzamento. Così i (potenziali) promessi sposi si incontreranno venerdì a Milano, un primo appuntamento per iniziare a conoscersi, in modo da arrivare un giorno a capire se sono fatti per stare insieme, oppure no. Ma che i due intendano fare sul serio, in questa fase di corteggiamento a distanza, lo dimostrano i preparativi in corso nelle rispettive famiglie: ieri la convocazione del Consiglio di amministrazione di Veneto Banca, oggi quella della Popolare di Vicenza, per affrontare questioni analoghe come i tavoli di conciliazione.
Quella di Montebelluna è stata una seduta-fiume, dato che era iniziata nel primo pomeriggio ed è finita solo a tarda sera, malgrado le previsioni della mattinata: «Sarà un Cda breve e tecnico — era stato detto — in vista dell’assemblea degli azionisti del 16 novembre, quella in cui sarà votata l’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici». Proprio su questo piano è stato però raggiunto un risultato: dopo il via libera dei legali, è stata scritta la delibera che sarà sottoposta alla valutazione dei detentori delle quote. Inoltre è stato definito lo schema per le conciliazioni, su cui ci sarà adesso un confronto con il board di Bpvi, che stamattina si riunirà a Milano per esaminare un ordine del giorno che include appunto i tavoli, nonché il piano industriale e la data dell’assemblea in cui sarà chiesto agli azionisti di esprimersi sull’iniziativa giudiziaria nei riguardi della precedente governance. Secondo l’ultima fotografia, Veneto Banca al 31 marzo ha accumulato 2.457 reclami, con domande di risarcimento per 174 milioni e accantonamenti per 32, mentre Bpvi al 30 giugno ha conteggiato 6.936 doglianze, con 230 milioni messi da parte. Siccome i numeri sono diversi, le soluzioni di dettaglio potranno essere differenti, ma l’indicazione fornita da Atlante ai Cda di ieri e di oggi è chiara: poiché l’azionista di maggioranza è lo stesso, unica dovrà essere la modalità di approccio al problema, da intendersi come atteggiamento verso i risparmiatori beffati. Peraltro alcuni di questi sono comuni ai due istituti, motivo per cui il fondo ritiene imprescindibile il fatto di mostrare coerenza nel modo di agire a Montebelluna e a Vicenza. Perciò potrebbe essere adottato, ad esempio, un protocollo unitario nella classificazione delle rimostranze. Si lavora quindi non solo alle possibili sinergie destinate a tagliare i costi, come sul fronte degli acquisti (da centralizzare) e delle partecipazioni (da condividere), ma pure ad un necessario coordinamento fra i comportamenti etico-legali, il grande nervo scoperto delle due ex Popolari che le nuove dirigenze intendono curare. In questo la direttiva di Atlante è netta, tant’è vero che Veneto Banca e Bpvi venerdì si troveranno faccia a faccia a Milano, per fare il punto su una maggiore integrazione anche in vista di una possibile fusione, come del resto aveva scritto Alessandro Penati nelle lettere agli azionisti, inviate in occasione delle due assemblee di insediamento. In entrambe le circostanze il numero uno di Quaestio Sgr, società che gestisce il fondo, aveva sottolineato l’esigenza di un percorso preparatorio. «Prima anche solo di parlare di fusione bisogna completare l’opera di pulizia delle due banche e rimetterle in grado di camminare con le proprie gambe. Poi si vedrà quale sarà la migliore soluzione nell’interesse di tutti gli stakeholder» (Vicenza, 7 luglio). «Siamo pronti a valutare, una volta avviata inequivocabilmente l’opera di ristrutturazione e rilancio e fatta chiarezza sui costi pregressi, ipotesi di quotazione o di fusione con altre banche, a patto che siano nell’interesse di tutti gli stakeholder» (Montebelluna, 8 agosto). Dopodomani toccherà ai presidenti Beniamino Anselmi e Gianni Mion, con vice e ad, guardarsi e parlarsi. E capire se è il caso di chiedere al comune padrino Atlante di costituire magari una Spv, cioè una società di progetto, per accompagnare i fidanzati all’altare. Dovessero essere rose che fioriranno, piacerebbero un sacco alla Bce.
Di Angela Pederiva, da Corriere del Veneto
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