Una holding per le autostrade del Nordest, ma sulla Pedemontana lo Stato non mette altri soldi
Giovedi 24 Novembre 2016 alle 09:17 | 0 commenti
«Tra Luca Zaia e Debora Serracchiani c’è un sodalizio interessante…». Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio sorride ma la sottolineatura non è solo un divertissement , una strizzata d’occhio alla platea arrivata a Ronchis, al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, per l’avvio dei lavori del nuovo lotto della terza corsia della A4 - il terzo - tra Alvisopoli e Gonars. Tra i due presidenti, infatti, è tutto un parlottare fitto, mezzi sorrisi e cenni d’intesa che non ci si aspetterebbe vista la distanza che divide Lega e Pd in questi tempi referendari.
E invece. D’altronde, dalle autostrade alla Tav, passando per i porti, i dossier aperti sulle scrivanie di entrambi sono molti ed uno in particolare va delineandosi proprio in questi giorni, la costituzione della newco a totale partecipazione pubblica che le due Regioni devono creare, come da intese col ministero delle Infrastrutture, per ottenere la concessione fino al 2038 della rete oggi gestita da Autovie (la cui concessione scade a marzo 2017): A4, A23, A28, A57. A34. Una società che, per ammissione dei protagonisti, sarà l’embrione di quella «Holding autostradale del Nordest» di cui si parla da tempo. La prima riunione tra i tecnici delle due Regioni è in agenda per lunedì ed entro la fine dell’anno sarà celebrata davanti al notaio la nascita della nuova Spa. Poi si inizieranno a muovere i passi successivi, con una strategia di lungo periodo: l’unione con Cav (in quale forma ancora non è chiaro), la società mista Regione-Anas che gestisce il Passante e la tangenziale di Mestre, e l’acquisto delle quote che le Province saranno costrette a vendere in virtù della legge Madia sia in A4 Holding (Brescia-Padova e Valdastico) che in Autobrennero (dove pure le Province di Trento e Bolzano stanno realizzando una società per la gestione in-house ). E un’operazione simile, laterale ma comunque riconducibile allo stesso disegno, potrebbe concretizzarsi anche in Veneto Strade, società in grande difficoltà finanziaria, con l’acquisto da parte di Cav delle quote delle Province (un 50% da unire al 30% già di proprietà della Regione). «La holding del Nordest è un mio vecchio progetto, spero che ora possa prendere quota - spiega Zaia -. La nostra presenza in Cav è strategica in tal senso e in questa direzione va la nostra scelta di salire al 5,38% di Autovie, acquistando le quote del Comune e della Città metropolitana di Venezia. Vogliamo dimostrare, specie a chi ci accusa d’essere “nani politiciâ€, di poter allestire un’alternativa solida ed efficiente, totalmente pubblica, alla gestione dei privati». Postilla Serracchiani: «Con Zaia ci siamo trovati concordi sulla necessità di rafforzare questo modello di gestione, “il sistema Nordestâ€, per renderlo adeguato alle sfide del futuro in questo settore, sia sul piano del traffico che su quello degli investimenti. Partiamo dalla nuova concessione della A4, poi faremo ragionamenti più ampi». E Delrio, pur cauto, benedice: «Facciamo un passo per volta ma certo la prospettiva di dar vita a poli aggregati fa bene agli investimenti, fa bene all’efficienza della gestione e insomma, fa bene all’Italia. Prima, però, chiudiamo la concessione i n-house e mettiamo fine all’incertezza delle proroghe: abbiamo deciso di puntare sull’affidabilità dei due presidenti, ci fidiamo di loro». Il ministro ha accennato anche ai dossier sulla Pedemontana (articolo in basso) e sulla Valdastico, rispetto ai quali non ci sono comunque particolari novità , come lamentato anche da Zaia («Sulla Valdastico i tempi non sono affatto chiari»). «Abbiamo ereditato questioni complesse, che stiamo provando a sbloccare - dice Delrio -. Per quanto riguarda la Valdastico, è in fase di chiusura il progetto esecutivo del primo tratto, quello in Veneto, da 800 milioni, che credo andrà in gara molto presto. Per il tratto Trentino, chiarito che non si tratterà di un’autostrada, siamo ancora allo studio di fattibilità ». Intanto aprono i cantieri per il terzo lotto della terza corsia sulla A4, un investimento di 442 milioni per 26 chilometri (ieri è stato ufficializzato il finanziamento da 300 milioni del Fondo europeo per gli investimenti, braccio operativo del Piano Juncker), che dovrebbe vedere chiusi i cantieri entro il 2021, con due appendici verso Portogruaro e Palmanova utili a risolvere le strozzature più critiche, come ha spiegato il presidente di Autovie Maurizio Castagna. «Stiamo mettendo in sicurezza una delle strade più pericolose d’Italia - commenta Zaia - la nostra porta verso la Mitteleuropa». Conclude Delrio: «Abbiamo preso il toro per le corna e rimesso quest’opera sui binari giusti. È un segnale importante per l’Italia, il Paese dell’incertezza dove i cantieri si aprono ma non si sa mai se si chiudono». Le aziende costruttrici Pizzarotti e Rizzani de Eccher, come previsto dal nuovo codice degli appalti, hanno firmato un protocollo per la legalità con i prefetti di Venezia e Udine.
Pedemontana, Zaia: Anas non è coinvolta Il ministro: lo Stato ha già fatto la sua parte.
«C’è un tavolo tecnico, in cui tutti gli attori sono rappresentati, che è al lavoro e per carità , si può discutere di ogni possibile soluzione. Al momento, però, il coinvolgimento dell’Anas è solo un’ipotesi di scuola, non c’è nulla di concreto. A quel che mi risulta sta proseguendo il confronto tra il commissario, il ministero, Sis e Cassa Depositi e Prestiti». Così il governatore Luca Zaia è tornato ieri, a margine dell’avvio dei nuovi cantieri sulla A4, sull’empasse della Pedemontana, dicendosi preoccupato ma ugualmente fiducioso che a metà 2017 possa aprire il primo tratto e per l’inizio del 2019 possa entrare in funzione l’intera arteria. Il governatore ha ovviamente chiamato in causa il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che a precisa domanda sull’eventualità che Anas possa entrare nel project non ha risposto, aggiungendo però subito dopo che a suo dire lo Stato (di cui Anas è un braccio operativo) ha esaurito il suo compito, di sicuro dal punto di vista finanziario: «Lo Stato ha messo a disposizione tutte le risorse necessarie e previste, ha fatto la sua parte. Poi c’è un concessionario, che ha vinto la gara, e deve portare il capitale privato per continuare i lavori - ha detto Delrio -. Siccome è nostre interesse che le opere non restino incompiute, stiamo tentando di aiutarli aggiornando le stime di traffico con una lavoro congiunto che speriamo di concludere a breve, perché certo i flussi vanno impostati in modo più realistico altrimenti si rischia di ripete il caso BreBeMi. Questo dovrebbe consentire di sbloccare le risorse che ancora mancano all’appello». Senza dimenticare l’ostacolo del contratto a suo tempo stipulato (e aggiornato due volte) tra il concedente e il concessionario «che va rispettato». Il ministro ha poi chiosato amaro: «Purtroppo l’Italia è il Paese dell’incertezza perché spesso non ci diamo regole stringenti e non facciamo bene i conti all’inizio del percorso. Se invece siamo seri, le cose si fanno anche qui».
Di Marco Bonet, da Corriere del Veneto
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.