Il "cittadino" Corani: Variati fa riunioni per essere rieletto, serve democrazia partecipata
Venerdi 5 Ottobre 2012 alle 10:46 | 0 commenti
Pubblichiamo quanto ricevuto da Enzo Corani, che per l'occasione scrive «a titolo personale, da cittadino" e che pur essendo «un compenente "eletto" (non nominato nel listone) del Coordinamento cittadino del PDL» e «pur avendo un pregresso in Forza Italia» aggiunge: «nell'attuale situazione piuttosto confusa, mi considero un indipendente».
La scarsa partecipazione di cittadini alle discussioni sul nuovo Statuto comunale, non deve essere un motivo per ridurre le iniziative e le occasioni di quella che oggi viene definita pomposamente la "democrazia partecipata".
Forse nessuno se ne sarà accorto, ma il "Palazzo" è sempre più isolato e le "aperture" , le recenti riunioni nei quartieri, dopo anni di assenza, sono state organizzate in funzione di fornire sostegno politico alla rielezione di Variati.
Una lunga campagna elettorale in cui non si illustrano ai cittadini gli obiettivi del programma elettorale che sono stati raggiunti (ovviamente se ce ne sono), ma si elargiscono, invece, altre generose promesse che forse potranno concretizzarsi solo dopo l'eventuale conferma di Variati. Cioè una richiesta di "ulteriore fiducia", dopo 5 anni non certo entusiasmanti e in cui si è navigato a vista.
I cittadini non hanno più "voce", da quando sono state soppresse le Circoscrizioni e si è bloccato l'iter che doveva portare al "Decentramento reale". Infatti, l'attuale Maggioranza in Consiglio Comunale nulla ha fatto per sostituirle, con strutture elettive analoghe-simili (Comitati Partecipativi Circoscrizionali o altro), che, però, non debbano costituire un costo economico per il Comune. Più chiaramente chi si fa eleggere deve dare la propria disponibilità a lavorare gratis, senza nemmeno poter chiedere rimborsi spese. Il comportamento di chiusura da parte dell'attuale Amministrazione non sorprende, perché le Circoscrizioni sono sempre state una Istituzione scomoda par il Palazzo, in quanto erano portatrici della volontà degli abitanti del territorio direttamente in Consiglio Comunale, che una risposta la doveva dare. Quale migliore strumento di "democrazia partecipata di base" ? Perché non rimetterla in funzione?
Desidero, poi, esprimere alcune considerazioni sul nuovo redigendo Statuto comunale. Bene l'idea del Bilancio di genere, Una scatola vuota, un inutile appesantimento, invece, il Consiglio degli Stranieri, perché sembra più una concessione di democrazia di facciata, in quanto tale Consiglio non ha poteri reali. La rappresentatività degli stranieri potrebbe avvenire costituendo una Consulta o con la presenza di un cittadino straniero in Consiglio comunale, con possibilità di intervenire con ordini del giorno, pur senza concedergli il diritto di voto.
-Sull'art. 33-2 . Trovo corretta la formulazione della Commissione, in quanto il Comitato dei Garanti, anche se di elezione politica, assicura quell'equilibrio che il solo Segretario Generale non può garantire.
-Sull'art. 34-2. Statuto. Escludere dalla possibilità di referendum le norme componenti lo Statuto, significa chiaramente limitare la volontà popolare.
-Sull'art. 35-4. Suggerirei che alla proposta della Commissione comunale fosse aggiunto :""""ed abbiano preso atto delle richieste contenute nel quesito referendario"""". Deliberare sullo stesso oggetto>> infatti, non significa accettare i contenuti del quesito.
Sulla percentuale di firme necessarie per l'effettuazione del referendum e sul quorum, occorre trovare una mediazione. Se sale troppo il numero delle firme richieste è evidente che deve scendere drasticamente il quorum. 8.000 firme ad esempio sono un'offesa al buon senso, in quanto solo per raccoglierle (si tratta di firme "autenticate") servirebbero molti mesi, almeno 6; così come un "quorum zero" aprirebbe la strada a situazioni poco gestibili. Penso che 2.000 massimo 3.000 firme e la partecipazione al voto di una percentuale di circa il 33 per cento (uno su tre degli aventi diritto), potrebbe essere una soluzione sufficientemente equilibrata.
A questo proposito, e per uscire da quella che potrebbe essere considerata una posizione di parte, vorrei precisare che anche le maggiori aperture ad una gestione più partecipata, devono avere lo scopo di favorire il dialogo tra "Palazzo" e cittadini, ma non devono servire ad ostacolare chi amministra, impedendogli di svolgere il programma durante il periodo del mandato.
Cordialmente.
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