Consultori familiari, le proposte di Cgil e Spi per potenziarli
Venerdi 8 Marzo 2013 alle 17:53 | 0 commenti
Cgil Vicenza - Che fine hanno fatto i consultori familiari? Come si presentano oggi e con quali differenze rispetto a quando sono stati istituiti nel 1975 con la legge 405? A queste ed altre domande hanno cercato di rispondere i partecipanti all'incontro organizzato da Cgil e Spi stamane, in concomitanza con la Giornata internazionale della donna, all'ospedale San Bortolo di Vicenza.
Erano presenti, per la Cgil, Fabiola Carletto, della segreteria provinciale, Carla Pellegatta, della segreteria regionale, mentre per lo Spi Anna Campanaro, del coordinamento donne di Vicenza, e Morena Da Lio, della segreteria regionale. Al loro fianco, Eugenio Fantuz, direttore sanitario dell'Ulss 6, Anna De Toni, ginecologa dell'Ulss 4 Alto Vicentino, Michela De Bassi, direttore IAF distretto est dell'Ulss 6, e Cristina Balbi, consigliera del Comune di Vicenza con delega alle Pari Opportunità . A coordinare gli interventi c'era Matilde Pappalardo dello Spi di Vicenza.
“L'istituzione dei consultori familiari nel 1975, con la legge 405, è stata un'importante conquista per le donne, perché finalizzati alla tutela della loro salute, ad una maternità responsabile, alla contraccezione, all’assistenza psicologica e socialeâ€, ha riferito Anna Campanaro del coordinamento donne dello Spi
“Da una nostra indagine preliminare – continua – notiamo però dei punti di debolezza in queste strutture oggi. Ci sono chiusure, ridimensionamenti o accorpamenti. C'è uno spostamento verso il sociale a discapito del sanitario. Gli operatori hanno un carico di lavoro elevato a fronte di contratti precari. Manca il tempo per i lavori in équipe. Non si considerano sufficientemente i problemi delle donne in menopausa e scarseggia la presenza nelle scuole per parlare ai giovani di educazione sessuale. I consultori, inoltre, soffrono di mancanza di investimenti, anche a causa della crisi economica, e di politiche sanitarie che privilegiano la cura piuttosto che la prevenzioneâ€.
Davanti ad un quadro così poco confortante, ecco quali sono le proposte dello Spi e della Cgil. “È necessario – conclude Campanaro - che venga ripristinato lo spirito originario della legge. Per questo auspichiamo che quanto prima possa aprirsi un tavolo con la Conferenza dei Sindaci e con la Commissione delle Pari opportunità del Comune di Vicenza. Vogliamo trovare interlocutori pronti ad ascoltarci. Vogliamo che le istituzioni in futuro investano i loro sforzi nella salute pubblica e nella personaâ€.
Sulla stessa linea d'onda anche Fabiola Carletto della Cgil che ha parlato della necessità di costruire “una piattaforma di proposte concrete perché i consultori diventino fondamentali sistemi sanitari per il futuroâ€.
Per il direttore sanitario dell'Ulss 6 di Vicenza, Eugenio Fantuz, “i consultori sono una realtà sulla quale bisogna investire perché reggono la società . E invece le aziende socio sanitarie continuano a veder diminuite le risorse a loro disposizione. La stessa Ulss 6 subirà tagli per 16 milioni di euroâ€.
Nell'elencare gli altri punti sui quali bisognerebbe lavorare per rendere davvero efficiente il servizio erogato dai consultori, è stata sottolineata l'esigenza di estendere gli orari di apertura, di creare team multidisciplinari, di attivare corsi di aggiornamento per gli operatori che, oggi, sono chiamati a rispondere a problematiche sempre più complesse.
Nel corso della mattinata, grazie all'aiuto dei professionisti intervenuti, sono stati approfonditi anche altri temi che riguardano da vicino le donne, dalle giovanissime a quelle più anziane. Si è parlato quindi di educazione alla sessualità nelle scuole, di prevenzione, interruzione volontaria di gravidanza, menopausa, senilità e violenza.
I dati del CeAV, Centro Antiviolenza Vicenza
Per dare supporto alle donne, ma anche agli uomini, vittime di violenze fisiche e psicologiche, in città , nel maggio dello scorso anno, è sorto il CeAV, il Centro Antiviolenza Vicenza. Nato da un progetto condiviso tra il Comune di Vicenza, l’Azienda ULSS 6 – Distretto Socio Sanitario di Vicenza, le forze dell’ordine, l’Ufficio Scolastico Provinciale, la Provincia, l’AIAF (Associazione Italiana Avvocati per la Famiglia) e numerose associazioni femminili attive sul territorio, ha raccolto, fino a fine febbraio, numeri considerevoli. Cristina Balbi, consigliera alle Pari Opportunità del Comune di Vicenza, ne ha snocciolati alcuni.
162 sono stati i contatti telefonici. 86 le persone prese in carico, di cui 49 di nazionalità italiana e 37 straniera, 54 residenti a Vicenza città e 32 nel territorio di competenza dell'Ulss 6 (non mancano tuttavia le richieste da parte di persone che appartengono ad altre Ulss). 43 sono i casi chiusi finora. E ancora, 5 sono i maschi vittime di violenza da parte di familiari o di donne, 50 le donne con figli minorenni, 10 le persone seguite dalla psicologa.
A rivolgersi al CeAV sono nuclei familiari conviventi. I problemi per i quali cercano aiuto vanno dai maltrattamenti fisici, psicologici ed economici da parte del partner a casi di conflitti e violenza.
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