Confindustria rinnova Fortuna a Valdagno. E Zuccato: bene Monti, rischiato l'Armageddon
Mercoledi 1 Febbraio 2012 alle 23:24 | 0 commenti
Il mandamento di Valdagno di Confindustria ha celebrato questa sera, 1 febbraio, il rinnovo di Giuseppe Fortuna alla carica carica di presidente di zona. A seguire l'elezione, una tavola rotonda dal titolo "L'impatto sociale della crisi nella Valle dell'Agno. Riflessioni, idee, prospettive" durante la quale Giuseppe Pisi, imprenditore, Antonio Bicego, psicologo del lavoro, e don Dario Vivian, teologo, moderati da Ario Gervasutti, hanno analizzato il difficile momento economico, calandolo sul territorio, e proponendo, ognuno nel suo campo, degli indirizzi per uscirne.
Ma l'intervento più ficcante è stato quello di Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Vicenza giunto ormai al termine del suo mandato, che si è lanciato in un'analisi politica a più ampio spettro, dando il suo benestare all'opera di Monti: «Stanno arrivando dei dati interessanti dal mondo e ci sono segnali positivi anche dall'Europa. L'azione di recupero di serietà del Governo sta dando dei frutti. Purtroppo abbiamo perso del tempo, io a luglio avevo detto che non potevamo negare l'evidenza dicendo che l'Italia andava meglio degli altri paesi. Avevo anche detto che se ne usciva solo con un governo di coalizione. Alla fine ci siamo arrivati, anche se con un governo tecnico. L'avessimo fatto qualche anno prima... A ottobre-novembre abbiamo rischiato l'Armageddon e ce lo si diceva a Roma nel consiglio direttivo di Confindustria, tanto che presentammo un manifesto sottoscritto tutte categorie basato su quei punti su cui sta intervenendo Monti. Pensioni, liberalizzazioni, semplificazioni, investimenti in infrastrutture. Dal governo precedente non ottenemmo neanche una risposta. Poi le cose sono andate come sono andate. Certo, siamo tutti un po' scontenti per le nuove manovre, ma la situazione era veramente grave ed era prioritario mettere in sicurezza i conti dello Stato e riacquistare credibilità anche in consessi internazionali. Prima Merkel e Sarkozy facevano i sorrisini, non ce li meritavamo».
Poi, tra le righe, viene fuori anche una sorta di autocritica: «Noi siamo stati straordinari creatori di impresa quando bastava metterci il nostro lavoro e il nostro impegno. Oggi non basta più, c'è da fare un vero passaggio generazionale e manageriale. Se vogliamo andare sui mercati lontani che crescono servono innovazione e distribuzione. E quindi servono risorse economiche e umane. Il nostro problema è la piccola dimensione delle aziende perché è difficile fare i grossi investenti che servono. Dobbiamo metterci insieme e creare reti d'impresa per avere una dimensione sufficiente ad affrontare i nodi principali. E poi, a proposito di passaggio generazionale, meglio avere un buon manager in azienda che un figlio cretino».
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