Confezioni Marilia, dissesto doloso di 2,6 mln di euro e 40 famiglie senza lavoro
Venerdi 20 Gennaio 2012 alle 12:02 | 0 commenti
Guardia di Finanza di Vicenza - Scoperta una distrazione patrimoniale di € 632.719,93, individuate false fatture per € 218.649,77 ed ulteriori documenti fittizi, tra cui una polizza assicurativa. Concluse le indagini nei confronti di due vicentini denunciati per bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, ricorso abusivo al credito e truffa aggravata
È il settembre 2006 quando i 40 dipendenti della ditta Confezioni Marilia, al rientro dalle ferie estive e senza ricevere alcuna spiegazione, trovano la ditta chiusa e numerosi creditori, soprattutto banche, ad attendere la titolare, resasi irreperibile.
La ditta, costituita nel 1987 a Malo (VI) ed attiva nella produzione e confezione di capi d'abbigliamento, con un fatturato che, nelle ultime annualità , si era attestato intorno agli 800 mila euro (in precedenza aveva raggiunto i 2,5 milioni di euro), dopo quasi vent'anni, non riaprirà più e sarà dichiarata fallita dal Tribunale di Vicenza in data 29.12.2006.
I militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Vicenza, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza, dr. Marco Peraro, hanno ricostruito in modo analitico le vicende della fallita scoprendo che, quello che inizialmente sembrava un dissesto conseguenza della crisi del settore tessile, è stato in realtà un fallimento abilmente pilotato ed orchestrato, che ha generato un passivo rilevantissimo, pari ad € 2.619.594,94.
La ditta, dopo aver ridimensionato l'attività nei primi anni 2000, passando da 100 a 40 dipendenti circa, in prevalenza donne, era in evidente stato d'insolvenza sin dal maggio del 2005, quando cessò di versare i contributi previdenziali, le imposte e le ritenute d'acconto: all'epoca la situazione debitoria superava di poco il milione di euro.
La titolare della CONFEZIONI MARILIA, anziché richiedere il fallimento in proprio o proporre un concordato preventivo al ceto creditorio, ha proseguito l'attività economica e dissimulato il dissesto attraverso il ricorso abusivo al credito bancario, concretizzatosi nella vertiginosa apertura di nuovi conti correnti (ben 12!), nella richiesta di anticipo di fatture per operazioni economiche inesistenti pari ad € 218.649,77 e nell'emissione di assegni scoperti pari ad € 83.000.000.
I finanzieri, esaminando le scritture contabili della fallita, hanno scoperto che parte della liquidità erogata dalle banche, pari a € 632.719,93, è stata prelevata dalla titolare della ditta, la quale ha poi provveduto a giustificare le rilevanti uscite di cassa con il rimborso di un finanziamento, a suo dire, precedentemente ottenuto, nel 2005, da un imprenditore di Isola Vicentina (VI), finalizzato a saldare gli oneri contributivi e tributari non pagati più dal maggio 2005.
È stato scoperto, in realtà , che l'imprenditore che avrebbe prestato denaro alla titolare della CONFEZIONI MARILIA era nullatenente, titolare di una pensione di soli 600 euro, mantenuto dal figlio e dichiarato fallito in proprio nello stesso 2005, in seguito al fallimento di una ditta con sede nel vicentino.
L'imprenditore, con a carico iscrizioni a ruolo, tra il 2001 ed il 2004, per € 416.747,66, in definitiva, non avrebbe potuto disporre della somma prestata alla fallita: la giustificazione delle uscite di cassa con il rimborso del finanziamento era solo un espediente per camuffare una significativa distrazione patrimoniale. Per rendere più credibile l'operazione di finanziamento, peraltro, era stata anche esibita al curatore fallimentare una polizza assicurativa rivelatasi falsa.
Le scritture contabili della CONFEZIONI MARILIA, proprio al fine di non far comprendere quanto accaduto a decorrere dal 2005, sono state tenute in modo tale da non consentire al curatore del fallimento la ricostruzione degli affari della ditta.
Le Fiamme Gialle vicentine, pertanto, hanno denunciato all'Autorità Giudiziaria la titolare della CONFEZIONI MARILIA per omessa richiesta di fallimento della ditta, ricorso abusivo al credito con le banche, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, truffa aggravata e falso materiale.
All'imprenditore prestatosi al tentativo di nascondere la distrazione ai danni della fallita la Procura della Repubblica ha contestato, invece, il concorso nei reati di bancarotta patrimoniale e falso.
Nei confronti di entrambi, nei giorni scorsi, è stato notificato l'avviso di conclusioni indagini, ex art. 415 bis c.p.p..
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