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Confesercenti: un bilancio su saldi, imprese e crediti a Vicenza
Mercoledi 30 Dicembre 2015 alle 10:28 | 0 commenti
Confesercenti Vicenza
Siamo a fine anno e forse la notizia che tutti aspettano è quella di sapere quando partiranno i saldi. La data sarà questa volta unica per tutta l’Italia, concordata per il 5 gennaio, tranne solo per la Sicilia che comincerà qualche giorno prima, termineranno il 28 febbraio. A Vicenza, Confesercenti stima che ci sarà una movimentazione sui 90 milioni di euro con una spesa approssimativa per famiglia di 400 euro.
A Vicenza e provincia si parla di circa 15.000 imprese che esercitano l'attività di commercio in sede fissa. Il  commerciante deve indicare chiaramente il prezzo iniziale, lo sconto e il prezzo finale ma le vendite promozionali  non possono essere effettuate nei 30 giorni precedenti l'avvio dei saldi, social network permettendo.
Fine anno è anche il momento più adatto per fare il punto della situazione, malgrado nel 2015 si sia iniziato a parlare di ripresa, il bilancio fra aperture e chiusure di imprese, negozi, bar e ristoranti rimane irrimediabilmente in rosso con saldo nazionale in negativo di 29.000 imprese, inferiore a quelli degli anni precedenti ma che non fa ben sperare visto che anche le aperture sono in netto rallentamento. Le aziende che hanno aperto sono 8.000 in meno in questo quinto anno di crisi per il settore commercio. "La ripartenza dei consumi è ancora troppo contenuta, legata a momenti speciali come il Natale per poter rappresentare già un’inversione di tendenza.†spiega Vincenzo Tamborra Presidente di Confesercenti Vicenza “La brusca frenata sulle nuove aperture ha però cause non contingenti: in primis il permanere della stretta soprattutto sul credito alle piccole imprese sia finalizzato a  sostenere possibili disallineamenti fra incassi e pagamenti sia per gli investimenti, il calo degli utili nelle imprese del commercio a Vicenza di oltre il 10% negli ultimi cinque anni(dati CCIAA), il permanere di una fiscalità ai massimi in Europa. Per ripartire bisogna quindi aiutare le imprese e ridurre la tassazione che grava oggi per quasi il 50%â€.
Le imprese non finanziarie che occupano meno di 20 addetti, che in Italia rappresentano il 98,3% del tessuto economico e contribuiscono all’occupazione per il 58,0%, sono destinatarie di un modesto 19,6% del credito alle imprese (ultimi dati ufficiali Istat), evidenziando un “credit-gap†di oltre 20 punti percentuali rispetto alle banche. “L'abbondante liquidità messa a disposizione delle banche dalla BCE è servita a ridurre il livello dei tassi d’interesse applicati sui prestiti ma non è riuscita a far ripartire il credito a favore delle imprese, specie  quelle di minore dimensione†riprende Tamborra. “Il comparto commerciale e turistico conferma che il credito non funge da leva per la ripresa e lo sviluppo, dal momento che sono proprio le sue imprese minori a soffrire maggiormente la discriminazione creditizia. Le recenti vicende che hanno interessato il mondo bancario, pur nella contraddittorietà delle soluzioni proposte, sono la prova che la crisi affonda le sue radici anche e soprattutto nel sistema bancario e nelle sue scelte. E’ importante che il sistema bancario si riposizioni verso le forze vitali dell’imprenditoria diffusa e attui una politica di valorizzazione del sistema confidi.â€
Occorrerebbe, pertanto, si attuasse una politica economica espansiva che non si ottiene senza rimuovere gli ostacoli che la piccola impresa affronta in termini di credito, fisco e burocrazia.
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