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Comitato anti abusi edilizi: opaca la vicenda dell'ex Totem

Di Marco Milioni Sabato 25 Maggio 2013 alle 11:58 | 0 commenti

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«Il dirigente comunale Arcangelo Murzio autorizzò nel 2006 la riapertura della discoteca Totem,  dopo  averne   decretato la chiusura  a causa degli abusi edilizi riscontrati dalla Polizia Locale. Pur dichiarando insussistente il reato penale, il Giudice ha ritenuto quel provvedimento “abnorme”. Il provvedimento faceva seguito ad un parere favorevole alla riapertura della discoteca da parte della Commissione di Vigilanza e Pubblico Spettacolo presieduta dallo stesso Murzio. Parere deliberato in difetto del numero legale».

È questo uno dei passaggi chiave di una lunga nota pubblicata ieri sull sul suo profilo Facebook dal comitato vicentino contro gli abusi edilizi. Al centro del contendere c'è la vicenda dell'ex dancing Totem di via Vecchia Ferriera. Dopo l'archiviazione a carico di due ex dirigenti del comune decisa da parte del Gip berico (ma sulla querelle pendono altri esposti penali ed altre segnalazioni sul piano amministrativo) il comitato ha affidato al social network alcune riflessioni rese così di dominio pubblico.

Primi spunti. E In questo senso Paolo Crestanello, estensore della nota precisa: «A distanza di pochi giorni dalla riapertura del Totem, l'ufficio comunale competente confermava l'abuso ed emetteva ordinanza di demolizione. Il privato ricorreva al Tar senza però chiedere la sospensiva del provvedimento. Da qui l'ipotesi di reato per omissione a carico dei dirigenti comunali, per non aver adottato a distanza di sei anni nessuna confisca e demolizione. Il giudice ha ritenuto non esservi profilo penale, in quanto l'inerzia era giustificata dal timore che, in caso di soccombenza avanti al Tar, il comune avrebbe dovuto pagare danni al privato. Ne prendiamo atto. Tuttavia, come abbiamo appreso recentemente, entro i novanta giorni dalla data dell'ordinanza il privato presentava istanza di sanatoria, rigettata dal comune perché l'intervento era in contrasto con la destinazione d'uso “prevalentemente industriale dell'area”. E, fatto assai più importante e rilevato nell'istruttoria, perché l'immobile industriale non aveva gli standard a parcheggio necessari per un uso commerciale. Uso che, notoriamente, comporta un maggior carico urbanistico e il pagamento di maggiori oneri».

Bacchettate verso piazza Biade. Lo stesso ragionamento poi viene ulteriormente dipanato: «Incidentalmente ricordiamo che, proprio in base a questo motivo, TAR Veneto e Consiglio di Stato hanno confermato, per la Torre Girardi, il decreto provinciale di annullamento dei permessi di costruire rilasciati dal comune. È importante osservare, per giurisprudenza consolidata, che la richiesta di sanatoria successiva all'ordinanza di demolizione rende quest'ultima inefficace e il dirigente deve ripresentare un nuovo provvedimento con fissazione di nuovi termini per ottemperarvi (Cons. Stato, sez. IV, 29/11/2012, n. 6097). Cosa che nessun dirigente comunale ha finora fatto. Di conseguenza, il ricorso al Tar appare improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse. In buona sostanza, pur permanendo una situazione antigiuridica, qual è l'abuso edilizio, a tutt'oggi non esiste nessuna sanzione efficace da parte del comune di Vicenza. Per questo motivo, da circa 25 anni il privato può disporre liberamente di un immobile abusivo (secondo quanto accertato dai dirigenti comunali), svolgendovi, anche recentemente, lavori edilizi con l'assenso del comune. Va rilevato che la  Suprema Corte di Cassazione penale, con orientamento costante, ha stabilito  che non possono essere autorizzati lavori edilizi per un immobile abusivo non sanato, né condonato: «... in quanto gli interventi ulteriori ripetono le caratteristiche di illegittimità dell'opera principale». Si veda in tal senso la Cassazione penale (sez. 3, 19.4.2006, n.21490)».

J'accuse. Il comitato però non si ferma e attacca ad alzo zero la gestione del territorio nel capoluogo: «Non si tratta di un caso isolato. L'area industriale di Ponte Alto negli anni ha subito una trasformazione di fatto, diventando commerciale in mancanza dei più elevati standard (parcheggi) richiesti per tale attività. Ricordo che i privati non hanno ceduto, e il comune non ha fatto nulla per ottenerli, gli standard esistenti e cioè: strade, parcheggi e area verde, per una superficie di oltre 15 mila metri quadrati. Una cessione gratuita prevista da un atto unilaterale firmato dal privato lottizzante, in compensazione della quale chi ha costruito è stato esentato dal pagamento degli oneri di urbanizzazione. Il tutto, a vantaggio dei privati e in danno dell'erario e del territorio».

Abusi senza sanzione. Crestanello però a margine del suo comunicato muove altri pesantissimi addebiti: «Dopo quasi dieci anni di indagini, la magistratura chiude un procedimento penale, lasciando un abuso edilizio senza  sanzione. Il provvedimento di demolizione, secondo il Comitato, è infatti inefficace perché, essendo intervenuta successivamente una richiesta  di sanatoria, poi rifiutata dal Comune, correva l'obbligo di rifare l'ordinanza, concedendo al privato nuovi termini per ottemperarvi. Pertanto, il ricorso al TAR afferma il Comitato è improcedibile per carenza di interesse. “uno scudo a giustificare solo l’inazione del Comune”. Con il risultato che  il privato non solo gode i frutti dell’abuso indisturbato, da quasi 25 anni, ma può, con l’assenso del Comune, svolgervi anche ulteriori lavori non permessi dalla legge”. L’obiezione che ormai quell’edificio è utilizzato da  tanti anni non regge». E il ragionamento si chiude così: «Se passasse il principio che solo alcuni privati possono cambiare la destinazione d’uso da industriale a commerciale senza pagare i relativi oneri e conferire i necessari standard a parcheggio, si creerebbe un’ingiustizia inaccettabile verso coloro che quei costi li hanno dovuti sopportare. Peraltro, in questi venticinque anni, il privato avrebbe potuto regolarizzare gli abusi, usufruendo del condono edilizio. Così come hanno fatto molti proprietari del Palazzo Oro, pagando all’erario complessivamente circa mezzo milione di euro. Almeno in quel caso le  denunce del comitato hanno prodotto un risultato tangibile. Un risutato però parziale, non dimentichiamo che il Comune avrebbe dovuto, per contratto, acquisire dal privato gratuitamente un’area di oltre 15 mila metri quadrati. E questo in compensazione degli oneri che i privati costruttori non hanno pagato. Un danno erariale enorme passato vergognosamente sotto silenzio».


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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