Collettivo studenti di Vicenza con Catania: esagitati e polizia oscurano ragioni protesta
Lunedi 17 Ottobre 2011 alle 23:48 | 0 commenti
Il Collettivo Studenti Scuola Pubblica di Vicenza è stato presente alla grande manifestazione di Roma e con i suoi contenuti è riuscito a riempire una corriera di studenti indignati che hanno manifestato nella capitale contro questo sistema politico-economico. Eravamo in piazza per chiedere il rifiuto di pagare il debito pubblico, per difendere la scuola e l'università pubblica, per abolire la precarietà sul lavoro e per cacciare il governo Berlusconi.
Nonostante gli scontri nessuno studente è rimasto ferito anche se in prima linea noi c'eravamo ma senza caschi e senza bastoni, eravamo lì a difendere la piazza che è stata rubata alle ragioni della protesta prima da un gruppo di pochi esagitati (che ha dato fuoco a veicoli e ha distrutto indiscriminatamente vetrine di negozi) e poi dalla violenta repressione della polizia di cui tuttavia nessuno parla. Alleghiamo di seguito il comunicato ripreso da un Collettivo di studenti Catanese che condividiamo e facciamo nostro e vi invitiamo a diffondere.
«Il 15 Ottobre a Roma si è tenuta la manifestazione degli indignados italiani contro la crisi capitalista che vede gli stati borghesi impegnati a salvare le banche sulla pelle delle masse popolari; la manifestazione ha evidenziato la voglia di lottare di decine di migliaia di giovani, di sfruttati, privati della possibilità di costruirsi un futuro dignitoso, costretti ogni giorno a fare i conti con la brutalità del sistema capitalistico e della sua "democrazia". Si è trattato di un evento importante ma che risultata essere inefficace e insufficiente sia dal punto di vista progettuale che ideologico. Riteniamo che i punti cardine della crisi e della sua risoluzione non siano stati toccati, anzi si sia sfuggiti a categorie come "capitalismo", "sfruttamento", "coscienza di classe", "rivoluzione", senza le quali si sfila nelle piazze brancolando nel buio. Si tratta di concetti che fanno paura alla sinistra istituzionale che, dopo aver perso le sue poltrone in parlamento, tenta di rifarsi in piazza protestando contro quelle "riforme" che essa stessa ha portato avanti.
Il Collettivo Studenti Scuola Pubblica non può non denunciare le usuali manovre di speculazione dei media di regime (e di falsa opposizione) costruite sulle "violenze" che si sono verificate durante la manifestazione e che hanno turbato l'immagine che si sarebbe voluta dare al corteo che, negli intenti dei decrepiti leader opportunisti, sarebbe dovuto essere festoso e goliardico, concepito più come un evento mondano che come una manifestazione di lotta radicale contro questo sistema disumano.
Sulle "devastazioni" vogliamo fare un paio di riflessioni: in tanti erano gli infiltrati che dovevano alzare la tensione bruciando le auto di cittadini che talvolta erano nella stessa piazza a manifestare e creando danni finalizzati solo a scagliare la popolazione locale contro i manifestanti; in tanti i veri manifestanti che, cappucci sul volto, hanno attaccato i simboli del potere economico capitalista come banche e agenzie di lavoro. La questione centrale è che il capitalismo è sull'orlo del baratro. La società somiglia sempre più a una polveriera.
Masse di uomini si riversano sulle piazze, senza rivendicazioni, solo manifestando rabbia e disperazione e si trovano di fronte la repressione come unica risposta del sistema (a proposito: ma perché si tace sui caroselli degli automezzi dei "tutori dell'ordine" e sull'operato dei loro manganelli? Perché non si dice nulla sui manifestanti pestati?).
Di fronte a questa situazione senza via d'uscita - all'interno dell'attuale sistema sociale - si urla contro i "teppisti", secondo un copione isterico che la borghesia recita nel tentativo di esorcizzare le lotte sociali, convinta dell'eternità del proprio sistema. Anche i nobili francesi lo erano, poco prima che la loro testa finisse sotto la ghigliottina.
Noi diciamo che bisogna riorganizzarsi da subito nelle piazze di tutto il paese. Per questo la discussione deve essere aperta, per questo c'è bisogno di essere tempestivi, perché il 15 ottobre non può e non deve consegnare il movimento al minoritarismo e al ghetto, perché il movimento non può condannarsi all'impotenza, perché il conflitto, anche radicale e aspro, non può essere messo all'angolo.»
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