Cibic e la bella addormentata: "Largo ai giovani"
Domenica 15 Novembre 2009 alle 08:00 | 0 commenti
Articolo pubblicato sul numero 171 di VicenzaPiù, in edicola da ieri e da oggi in distribuzione gratuita in diversi punti della città indicati nel box a destra oltre che scaricabile sempre dal box a destra.
Al primo posto i giovani. E, subito dopo, la necessità di rianimare una città un po' troppo sonnacchiosa e un po' troppo poco convinta delle proprie possibilità . Quando parla di Vicenza Aldo Cibic, designer di fama internazionale e con un lunghissimo curriculum di progetti e realizzazioni (dalla nuova sede della Cisl di Vicenza alla Rinascente di Milano, passando per Shanghai), ha le idee chiare. Ma per arrivare al nocciolo della questione bisogna partire da lontano, e cioè dalle premesse generali che stanno alla base del suo lavoro e della sua idea di design. Che non è solo quello del "semplice" ideatore di oggetti dalla linee accattivanti o di gadget avveniristici da esporre in mostra nelle vetrine di mezzo mondo. Anzi. "Il design inteso nell'accezione comune, cioè come design di prodotto, non mi interessa particolarmente - spiega -. In questo momento storico, in cui assistiamo alla fine di un modello di sviluppo, quello basato sul produrre per produrre e sullo sfornare un numero enorme di prodotti, credo sia più interessante sviluppare un altro tipo di riflessione, che vada al di là del dare risposte al mondo produttivo. Quello che abbiamo cercato di fare, è porre il design come un attore creativo nella società . L'approccio non è più solo saper fare le cose, ma prendere spunto dalla realtà circostante per creare nuove storie: uno guarda cosa ha intorno e pensa a cosa vorrebbe cambiare, e ai processi che vorrebbe mettere in moto. In altre parole, dobbiamo pensare a cosa ha senso fare rispetto al futuro che ci viene incontro".
Le piccole cose
È la filosofia che sta alla base delle ultime ricerche portate avanti da Cibic: New Stories New Design, (con il manifesto del nuovo desgin), Microrealities, Citizen City, in cui il designer e i suoi collaboratori di Cibic&partners e CibicWorkshop ragionano sullo sviluppo che potrebbero avere nei prossimi anni le città . E in cui ci sono idee che potrebbero essere applicate anche a Vicenza. "Abbiamo centinaia di lavori, fatti con gli studenti dei nostri corsi, che potrebbero andar bene anche per città delle dimensioni di Vicenza", conferma. Magari partendo da cose apparentemente banali. Come dotare la stazione di un deposito bagagli e di un sistema per il noleggio delle biciclette ("I progetti non parlano di questo e sono ben più articolati, ma io rimango stupito anche di fonte a queste carenze", precisa). O come la rivitalizzazione di Campo Marzo. Dopo esser stato candidato l'anno scorso nella lista civica che appoggiava la candidatura di Lia Sartori, Cibic negli ultimi mesi ha infatti collaborato (gratuitamente, va precisato) con l'amministrazione Variati per il progetto di rilancio del parco che sta all'entrata del centro storico e che lui stesso aveva definito, in un'intervista di qualche tempo fa, "un posto moscio". "L'abbiamo fatto con senso civico - racconta -. E devo dire che sono molto contento di questo lavoro. Tante volte con delle piccole cose si riesce, non dico a risolvere un problema, però a fare vedere che può essere sufficiente un'occupazione civile e intelligente dello spazio per migliorare certe condizioni. Mettere i segni della vitalità e creare delle dinamiche tra le persone può produrre risultati più importanti di altre operazioni ben più altisonanti".
La città indifferente
È un esempio delle nuove storie, per usare il suo linguaggio, che si potrebbero immaginare per la città . Soprattutto per quelli che sono i punti critici, le tematiche calde da affrontare: la frattura tra un centro storico bellissimo e le periferie, il disordine di viale Milano, la brutture della zona industriale, la fiera degli orrori di viale Verona, il nuovo tribunale che "sembra il castello di Shrek", e il nuovo teatro che non riesce a diventare un punto vivo della città ("Non vedo nessuno che ci vada per un caffé o per incontrarsi con un amico: detto questo, fortuna che c'è"). Cibic ne parla non con la vena polemica della critica fine a se stessa; piuttosto con il rammarico per quello che potrebbe essere e invece non è. "Penso ad esempio a come la città non ha saputo reagire alla mostra per il cinquecentenario del Palladio, che pure ha richiamato un numero enorme di visitatori - continua -. Ecco, mi piacerebbe che Vicenza fosse più consapevole delle proprie potenzialità , e più capace di tradurle in azioni concrete. Invece ho l'impressione che non ci sia la disponibilità a lavorare assieme: è una città per certi versi apatica, indifferente. E non parlo della politica o dell'amministrazione, parlo in generale: è come se non ci fosse la voglia di mettersi assieme e dire 'perché non proviamo a fare meglio'. Se vogliamo è un problema più generale dell'Italia: abbiamo un patrimonio che nessuno ci può togliere, e il turismo culturale dovrebbe diventare un asset fondamentale. Invece questo non lo vedo".
Largo ai giovani
Non è un caso se da questa Vicenza pigra, autocompiaciuta e sonnolenta Cibic se n'è andato giovanissimo; e se, pur avendo sempre tenuto qui una parte della propria attività , buona parte del suo percorso artistico e professionale l'ha fatto a Milano. Anche per questo, in cima all'agenda delle cose di cui occuparsi, Cibic mette al primo posto i giovani. "Se non pensiamo ai giovani siamo degli stolti, e Vicenza deve fare qualcosa di più visibile e significativo per loro. Al di fuori dei bar, perché negli ultimi anni la vita enogastronomica ha avuto un exploit, non ci sono occasioni di incontro. Ci sono stati dei segnali di risveglio importanti in questa direzione, e penso i concerti di quest'estate in Campo Marzo o a tante gallerie che stanno aprendo negli ultimi tempi, ma servirebbe qualcosa che vada al di là degli episodi, per quanto importanti: un luogo sempre aperto dove confrontarsi. Questa credo che sia la tematica più importante da capire e sui cui riflettere, anche come investimento per la città . Per questo sono curioso di capire cosa si sta progettando in questo campo". Non è l'unico.
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