Cianciullo: La Terra intacca il suo capitale
Mercoledi 18 Agosto 2010 alle 16:12 | 0 commenti
Risorse naturali finite in anticipo-La Repubblica
Il tema dello spreco di risorse è così importante e, senza giochi di parole, vitale che ci 'permettiamo' di pubblicare per la riflessione di tutti un articolo inchiesta di Antonio Cianciullo uscito su La Repubblica di ieri.
Dall'acqua ai raccolti: dal 22 agosto consumeremo le riserve. Ai ritmi attuali servirebbe un pianeta e mezzo per soddisfare i nostri bisogni
Tra pochi giorni, il 21 agosto, ci saremo giocati tutto il capitale che il pianeta ha messo a nostra disposizione.
Avremo utilizzato l´acqua che si ricarica spontaneamente nelle falde, l´erba che i pascoli producono, i pesci del mare e dei laghi, i raccolti delle terre fertili, il frutto dei boschi.
E, nello stesso tempo, avremo esaurito lo spazio utile per stipare i nostri rifiuti, a cominciare dai gas serra che stanno scatenando il caos climatico.
Dal 22 agosto si dovrebbe dichiarare la bancarotta ecologica della specie umana. Ma, visto che fermarsi è impossibile e le alternative restano nel cassetto, risolveremo il problema girando le cambiali ai nostri nipoti: sposteremo il problema nel futuro.
Prenderemo l´acqua che scorre nei depositi fossili, quelli che non si alimentano con le piogge. Forzeremo il ciclo della pastorizia sacrificando pascoli al deserto. Svuoteremo mari e fiumi delle varie forme di vita prelevando più di quello che il ricambio generazionale offre. Continueremo a perdere una superficie forestale pari a 65 campi di calcio al minuto. E lasceremo che i gas serra invadano l´atmosfera intrappolando il calore sulla nostra testa e moltiplicando alluvioni e incendi.
L´allarme viene dal Global Footprint Network che da molti anni calcola l'impronta ecologica che corrisponde ai vari stili di vita. Se vivessimo tutti come i cittadini degli Stati Uniti avremmo bisogno di altri 4 pianeti per soddisfare le nostre esigenze. Se vivessimo come gli inglesi ce ne vorrebbero altri due e mezzo. Gli italiani consumano un po´ meno, ma abbiamo comunque bisogno di un supplemento pari a più di un pianeta e mezzo. Per arrivare a un bilancio pro capite in pareggio (anche se in pareggio molto temporaneo, visto il tasso di crescita) si devono prendere i cinesi come punto di riferimento. Gli indiani invece usano ciò di cui hanno bisogno e lasciano le risorse di più di mezzo pianeta a disposizione delle altre specie.
Tirando le somme globali si scopre che già oggi consumiamo le risorse di un pianeta e mezzo e il tasso di voracità continua ad aumentare. Per migliaia di anni gli esseri umani hanno soddisfatto i loro bisogni utilizzando solo gli interessi del "capitale natura".
La soglia critica, il momento in cui la domanda di servizi ecologici ha superato il tasso con cui la natura li rigenera, è stata toccata il 31 dicembre del 1986. Nel 1987 il rosso è scattato il 19 dicembre. Nel 2008 siamo rimasti a secco il 23 settembre, mentre nel 2009 l´Earth Overshoot Day è scattato il 25 settembre. Quest´anno - anche in forza di un più sistematico calcolo dei pascoli effettivamente disponibili - abbiamo dovuto cominciare a chiedere prestiti ai nipoti già il 21 agosto.
«Se una persona spendesse il suo intero stipendio annuale in otto mesi avrebbe di che essere molto preoccupata», ha commentato Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network. «La situazione non è meno allarmante quando tutto ciò accade al nostro credito ecologico: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità , la mancanza di cibo e di acqua dimostrano che non possiamo continuare a finanziare i nostri consumi indebitandoci. La natura sta per togliere la fiducia al nostro conto ambientale».
Eppure - come nota Roberto Brambilla che per la rete Lilliput lavora al calcolo dell'impronta ecologica - per cominciare a ridurre il nostro impatto sull´ambiente basta poco: mangiare meno carne scegliendo quella del circuito biologico, prendere qualche volta la bici o la metropolitana, usare fonti rinnovabili. La somma di migliaia di questi piccoli gesti fa la differenza tra i consumi di uno statunitense (che ha un´impronta ecologica pari a 9 ettari) e quella di un tedesco, che è di 4 ettari.
di Antonio Cianciullo uscito su La Repubblica di ieri, martedì 17 agosto 2010
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