Ciambetti:Solidarietà sì, con qualche se e ma ... Il direttore di VicenzaPiù ringrazia e commenta
Sabato 25 Settembre 2010 alle 14:26 | 0 commenti
Ricevo da Roberto Ciambetti, assessore regionale della Lega Nord, sulle ‘pressioni' da noi ricevute ieri e volentieri pubblico, ringraziandolo per aver allargato la discussione, permettendomi così di fare delle brevissime considerazioni alla fine. Giovanni Coviello
Di Roberto Ciambetti
Solidarietà sì, con qualche se e qualche ma, come cercherò di spiegare. Credo che ogni giornale ed ogni giornalista ricevano ogni giorno pressioni e forti spinte (oltre a feroci critiche e accuse di partigianeria) e la difficoltà di questa professione sta proprio nel riuscire a sopportare e superare questi ostacoli che talvolta, quando diventano censura e tentativo di impedire la libera espressione del pensiero, possono essere ben definiti gravi.
Sopportazione e superamento possono avvenire solo se il giornale e il giornalista non vengono lasciati soli, se sentono d'avere alle spalle il supporto dei lettori e dei cittadini: in questo senso io credo che Vicenzapiù possa contare sulla solidarietà di tanti lettori. Io devo testimoniare un fatto: mai Vicenzapiù mi ha censurato e quando ha potuto mi ha dato sempre spazio anche se le nostre visioni sono lontanissime tra loro.
Detto questo, tuttavia, mi permetta signor direttore di dissentire in maniera netta e dura dall'articolo che ha generato la querelle attuale e che, in alcuni passaggi, potrebbe fornire scuse e alibi a quanti contestano in forme chiaramente antidemocratiche. In una situazione come l'attuale invitare ad "alzare i toni" nella contestazione è un indurre in tentazione che va assolutamente evitato: passare dai fumogeni o da volantini scagliati in faccia a ben altro per tante teste calde è fin troppo facile, fin troppo facile passare dallo squadrismo predicato a quello praticato. Allora, ma in maniera chiara, nero su bianco, mi permetto anch'io di esercitare una forte pressione affinché questo giornale non commetta un errore madornale. La cronaca quotidiana è piena di atti di violenza incomprensibile: viviamo in una società dove in troppi non capiscono il valore della vita e si lasciano andare a gesti inconsulti. Chi ha vissuto gli "anni di piombo" in prima persona mi ha spiegato l'errore straordinario fatto da chi parlava dei terroristi come di compagni che sbagliano, che non dovevano essere emarginati; tesi analoghe albergavano anche nella destra: il "né aderire, né sabotare" divenne lo spazio di troppi fiancheggiatori e come andò a finire lo sappiamo bene. Oggi quando appunto il bene della vita sembra non interessare molti, il pericolo di innescsia per iare una spirale assurda è concreto in frange che non sono di certo immuni dalla tentazione di percorsi violenti. Forse Alessio Mannino non si è reso conto che per alcuni, per chi conobbe bene le dinamiche degli anni del terrore la lettura del suo articolo può aver suscitato una reazione immediata, di scandalo. Esprimere questo scandalo non significa di certo esercitare censure su Vicenzapiù. Così ripeto e concludo: solidarietà sì, e qualche se e qualche ma, in questo caso, credo ci stiano tutti.
Roberto Ciambetti, Assessore Regionale
Intanto ringrazio Roberto Ciambetti anche, anzi soprattutto, per i se e i ma, che, ovviamente riporto e di cui farò tesoro.
Premesso, però che mai la linea del nostro giornale e delle nostre testate web è stata, non dico la violenza, ma neanche un accenno alla stessa come pratica democratica, qualche punto devo sottolinearlo.
Lei fa riferimento all'argomento del contendere dell'ultimo episodio, la telefonata, che, però si aggiunge (forse non lo sa) ad altri 3 'inviti', diretti e indiretti, ricevuti prima dell'uscita di questo numero e per ben altri argomenti che non un corsivo di opinione per quanto criticabile nelle conclusioni. Quindi lei ha parlato, lecitamente, con chi ci ha sbattuto, educatamente o  'squadristicamente'?, il telefono in faccia quando ho rivendicato la libertà  generale di opinione, con annessa libertà e spazio per rispondere con firma, non con una telefonata a nome di persone 'vicine al vertice di Assindustria'! Premesso che mi sembra strano che il vero motivo della 'telefonata' fosse il corsivo, un nome, Roberto Ciambetti, il suo, stimatissimo, ora lo abbiamo, anche se non so se lei, ma poco mi importa, sia vicino ai vertici di Assindustria, vertici che stimerò ancor di più, nella loro massima espressione, se ne avrò una presa di posizione chiara e firmata.
Ma, ripeto, le pressioni non sono solo quella di ieri, in cui lei si è o è stato coinvolto esprimendo un'opinione più che legittima e firmata su un argomento, che, ripeto, non mi sembra quello reale del contendere 'storico' tra VicenzaPiù e chi, a turno, certe cose pensa che non vadano scitte e lette.
Riporto la frase contestata e contestabile, in un pezzo su Franca Porto della Cisl, in cui alla fine Alessio Mannino scrive "...per stare nel nostro Veneto, un industriale duro e puro come Tomat, che per giustificare nuovi giri di vite ai diritti del lavoro se ne esce con questa teoria: «La Cina è un sistema autocratico e questo, piaccia o no, è un fatto che cambia le regole del gioco». Come dire: se in Cina decidono di sottopagare i lavoratori o, che so, di frustarli per renderli più produttivi, poco ci manca che dovremmo imitare i cinesi per star loro dietro. Ebbene, ce n'è di che per imbestialirsi. E se protestare, oggi, significa essere squadristi, allora ben venga lo squadrismo."
Legga ognuno e ognuno si faccia un'idea se il finale di Mannino non sia una provocazione, come, spero lo sia, anche l'invito di Tomat a 'cinesizzarsi' nella democrazia. Quello non sarebbe 'squadrismo'?
E Tomat, io c'ero, ha detto di più, o di peggio, faccia lei Roberto (la chiamo per nome, mi scusi, per le mille e-mail notturne che ci scambiamo), quando ha affermato che, per carità , "non vuol dire che dobbiamo seguirla (la Cina), ma lì faranno un'azienda unica per telecomunicazioni, televisioni e Internet. Dobbiamo tenerne conto!". Per la competizione ci dimentichiamo, quindi, non solo di chi lavora ma anche di un minimo di ritegno nell'additare come esempio con cui confrontarsi 'il libero mercato cinese'? Capitalismo alle estreme conseguenze, fascismo, leninismo, maoismo? Faccia lei. Nel caso della libertà di informazione azzerata col modello cinese (anche, a voler essere sinceri, in parte già attuato da noi, all'italiana), io che mai ho mosso un dito contro qualcuno, cercherò di difendere quel poco che rimane in Italia della libertà anche se qualcuno mi accuserà di squadrismo (mio padre è stato in campo di concentramento!).
Grazie per avermi consentito di tirare fuori una delle almeno 4 pressioni ricevute.
Con maggiore stima di prima
Giovanni Coviello
Giovanni Coviello
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