Ciambetti:Porto e federalismo contro declino,
Mercoledi 22 Settembre 2010 alle 23:39 | 0 commenti
Il mondo cambia e anche l'Italia deve cambiare
Guardo con crescente preoccupazione agli episodi di intolleranza che hanno avuto come obiettivo sindacalisti, da ultima Franca Porto segretaria regionale veneta della Cisl. Rigurgiti di violenza, intimidazioni, contestazioni che nulla hanno a che fare con la dialettica e il confronto, sono spie che non possiamo sottovalutare.
C'è una parte della società che non ha capito, o non vuole capire, che la grande crisi economica di questi anni ha cambiato lo scenario in cui ci troviamo a vivere e a lavorare; per l'Italia, poi, il mutamento ha portato alla luce evidenti limiti strutturali e culturali, che trovano la sintesi nell'inadeguatezza della classe dirigente davanti alla sfida della modernità . Pensare di risolvere questa sfida mantenendo privilegi, contestando, anche con violenza, chi tenta di individuare soluzioni, significa far precipitare il Paese nel baratro.
Il declino è tra noi e l'Italia perde competitività e si allontana non solo dai Paesi più sviluppati quanto dagli standard raggiunti in Italia alla fine degli anni Novanta: il reddito pro-capite è sceso ai livelli del 1998 e anche secondo l'Istat il calo del potere d'acquisto delle famiglie italiane non s'arresta. Lo scenario che abbiamo davanti è sconcertante: la produttività ristagna, la pressione e l'evasione fiscale rimangono elevatissime, e poi ancora inefficienza nei servizi pubblici, un welfare che non guarda alle esigenze dei giovani, i consumi reali diminuiscono progressivamente, il credito viene rarefatto. L'impoverimento delle famiglie ha il suo specchio nella frenata del Pil e nel crollo della spesa. A fare le spese sono i ceti più deboli ad iniziare dagli anziani. A questo punto, la politica di rigore, nell'attesa impaziente di vedere altrettanta austerità nei conti dello Stato, anche nei conti regionali è un obbligo: Zaia parla di scelte anche impopolari, ma un leader sa che bisogna avere coraggio e che bisogna dirottare le poche risorse oggi disponibili verso chi ha perso il posto di lavoro, a chi lo cerca, alle aziende che hanno bisogno di liquidità e credito. Questo vale per il Veneto, regione per altro virtuosa. Ma non basta l'austerità nelle Regioni virtuose per invertire la tendenza al declino.
Invertire la tendenza significa toccare rendite di posizione, intervenire nelle inefficienze, abbattere un sistema di clientele e di potere, e quindi incidere nel principale beneficiario dell'immenso apparato burocratico- clientelare che ha spento le energie produttive del Paese: certo, in Veneto queste sacche sono marginali, ma come assessore al Bilancio devo tagliare perché altrove i territori che vivono di trasferimenti hanno finito per soffocare i territori che producono. Questo non è un problema di destra o di sinistra, di alto o basso, nord o sud, bensì di passato e futuro: da una parte c'è il ritorno al passato, il declino, dall'altra c'è il futuro, l'innovazione.
La ripresa non è dietro l'angolo: se non interveniamo in maniera strutturale e decisa con il sistema Italia in cui viviamo, la ripresa, se ci sarà , sarà effimera. Il federalismo costituisce una grande risorsa non solo perché permetterà la redistribuzione del reddito in maniera più equa e logica rispetto alle esigenze del sistema socio-economico, ma in quanto consentirà la crescita di una nuova classe dirigente. Alternative ad una riforma radicale sono impensabili: il mondo guarda avanti, noi non possiamo rimanere indietro. Gli atti di intolleranza non fermano la storia, ma rischiano di produrre danni incalcolabili a tutti.
Roberto Ciambetti
Assessore della Regione del Veneto
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