Ciambetti "richiama" Variati su province: lui parla solo per 14% abitanti di quella di Vicenza
Sabato 10 Novembre 2012 alle 09:48 | 0 commenti
Detto in inglese o in Veneto il nodo è sempre quello: nella cucina istituzionale c'è troppa confusione
Riceviamo da Roberto Ciambetti e pubblichiamo
Too many cooks spoil the broth, dice il proverbio inglese: troppi cuochi rovinano il brodo. Non è un caso se la brigata di cucina ha una sua precisa gerarchia estremamente rigida: dallo Chef de cuisine fino al Plongeur, l'addetto al lavaggio di pentole e utensili. Nella cucina del riordino istituzionale ultimamente c'è stato un certo sovraffollamento e troppi cuochi, o presunti tali, danno ciascuno la loro ricetta.Â
Iniziamo allora a mettere un po' d'ordine: quando la legge italiana parla di città metropolitana in Veneto si riferisce esclusivamente a Venezia e al suo territorio provinciale. Cosa ben diversa è invece l'area metropolitana, prevista dall'articolo 14 dello statuto del Veneto che affida alla Regione le politiche a questo proposito.
Per quanto riguarda le Province, al momento il governo prevede per il Veneto l'accorpamento di Treviso con Padova e di Verona con Rovigo, contrariamente a quanto approvato dal Consiglio regionale sulla scorta del lavoro propedeutico della la Conferenza Permanente Regione Autonomie Locali.
Leggo che Achille Variati, sindaco di Vicenza, parla di una provincia da due milioni di abitanti con tanto di sbocco al mare la Vivrò, Vicenza, Verona, Rovigo. Bella idea, ma anche qui bisogna fare attenzione.
Il sindaco di Verona, quando parla, rappresenta in termine di popolazione circa il 29 per cento degli abitanti della Provincia scaligera che salgono però al 42 per cento se calcoliamo l'immediato hinterland veronese; Vicenza città pesa invece solo per il 14 per cento dell'intera popolazione provinciale, percentuale che sale al 28 % circa se comprendiamo la fascia dei comuni contermini. I numeri identificano due diverse realtà , due diverse organizzazioni territoriali: nel veronese il capoluogo è polo forte di attrazione e momento aggregante per cui è facile intuire che le sue scelte sono decisive per l'intera area; nel Vicentino, invece, abbiamo una città diffusa, leggiamo bene il policentrismo mentre è ben noto che Vicenza da tempo ha rinunciato ad essere il polo di riferimento e di coordinamento di un territorio che vede invece, come detto, ben altri nodi di rete, da Arzignano, Montecchio,Valdagno- Schio, Thiene, Bassano, che forse sono più attente a vedere sviluppi di area metropolitana lungo l'asse delle Pedemontana in direzione di Treviso-Trieste con un collegamento a Nord, in direzione del Brennero. Che questa vasta area si collegherà al Polesine grazie alla Valdastico a Sud è noto, ma il progetto complessivo deve essere condiviso: chi dice che l'altipiano o il Bassanese concordino con Variati? Personalmente attenderei un pronunciamento della Provincia di Vicenza ben prima che del sindaco del capoluogo berico: Variati parla per sé, è sicuramente una voce autorevole, ma non può esautorare né gli altri Comuni, né la Provincia, che è ancora portatrice di interessi di area vasta, né infine quella Regione che, come dice lo Statuto, è delegata a gestire le ipotesi di area vasta e ben disposta ad accogliere suggerimenti e idee nelle sedi deputate.
Come è già accaduto con il riordino per l'esercizio unificato delle funzioni associate tra i Comuni, che non a caso stanno iniziando anche percosi di fusione tra loro per dare migliori servizi a prezzi più contenuti con grande risparmio per i cittadini, la gestione regionale avverrà con il coinvolgimento di tutti gli attori in campo, con una forte spinta dal basso, senza diktat o imposizioni dall'alto. Con ordine, pulizia e rispetto delle gerarchie, ma ancor prima con una idea chiara di dove si vuole arrivare per fare il bene dei cittadini e dell'economia. Il rischio non è di rovinare il brodo, ma di arrivare a ben altro e ben peggio: in Veneto si dice che El can de tanti paroni el more de fame.Â
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