Ciambetti, Lega: Angela Merkel ha ragione. Il multiculturalismo è un fallimento
Domenica 17 Ottobre 2010 alle 14:42 | 1 commenti
Roberto Ciambetti, Assessore Regionale Lega Nord -  "Dobbiamo difendere i valori della cultura occidentale e della fede cristiana"
"Il fallimento dell'idea di multiculturalismo ammesso da Angela Merkel spero induca alla riflessione quanti in Italia sognano un melting pot difficilmente realizzabile". Così Roberto Ciambetti, assessore regionale al Bilancio e agli Enti locali del Veneto a margine di un convegno sul federalismo municipale al Lido di Venezia ha commentato le dichiarazioni rilasciate dal Cancelliere tedesco durante il congresso di Postdam dei giovani del suo partito, l'Unione Cristiano Democratica.
"La Merkel, cito testualmente - ha proseguito Ciambetti - ha detto che ‘L'approccio multiculturale e l'idea di vivere fianco a fianco in serenità ha fallito, fallito completamente'. Nella cultura politica tedesca il pragmatismo è elemento determinante e credo che la Merkel oggi ci abbia dato una lezione di realismo che non può lasciarci indifferenti". L'assessore regionale poi ha continuato " E' anche vero che dopo l'uscita del libro ‘Deutschland schafft sich ab', ("La Germania si distrugge da sola"), di Thilo Sarrazin, già membro del direttorio della Bundesbank e assessore al bilancio del land di Berlino, secondo il quale la Germania rischia di porre le basi della sua povertà futura a causa dell'eccessiva islamizzazione della sua società - ha continuato l'assessore regionale del veneto - in molti avevano iniziato a guardare alla realtà senza le lenti della demagogia, di un malinteso senso di solidarietà umana o del buonismo ad ogni costo. Pretendere che l'immigrato impari e conosca la lingua del Paese che l'ospita, come vuole la Merkel, è una cosa ragionevole e già nel Regno Unito, dove il dibattito sui lavoratori extra Ue aveva visto posizioni molto rigide, impensabili per la sinistra italiana, già sotto i laburisti, da tempo sono stati posti dei limiti precisi. Ciò che va colto nella dichiarazione della Merkel, che non chiude la porta in faccia ai molti lavoratori stranieri, in specie Turchi presenti nel suo Paese, - ha sottolineato Ciambetti - è il rilancio del valore dell'identità culturale ed è questo che io colgo nelle sue parole, la necessità di affermare il valore e l'importanza delle nostra cultura europea, del nostro patrimonio di principi ed esperienza che non può essere messo in un angolo nel nome di un melting pot fallimentare. L'immigrato che vuole integrarsi deve dimostrare nei fatti questa sua volontà - ha continuato l'assessore regionale - dimostrando concretamente la sua intenzione di diventare cittadino europeo, accettare le leggi e le norme della civile convivenza europea. Nessuno chiede a chicchessia di rinunciare alla propria fede, ma nemmeno possiamo ammettere che nel nome di una religione si obblighino donne e ragazze a vivere una sottomissione discriminatoria fino al limite della violenza e di un arbitrio inaccettabile o si fomenti e appoggi il terrorismo mascherato da guerra santa teso a rovesciare l'ordine democratico. Da noi in Veneto - ha sottolineato Ciambetti - gli immigrati extracomunitari di molte etnie hanno tentato e tentano di integrarsi in maniera ammirevole e non è un caso se proprio il Veneto sia la terra dove sia maggiore l'indice di integrazione. Chi è venuto da noi per lavorare onestamente parla la stessa lingua della nostra stessa gente e si è integrato nel segno dell'onestà , del sacrificio, del lavoro. Ma ciò è stato possibile sia perché c'era questa volontà , sia perché da noi esiste un forte senso identitario, esiste una forte cultura popolare veneta che è diventata pietra di paragone anche per chi viene qui. Noi Veneti non abbiamo rinunciato ad essere Veneti, non rinunciamo alla nostra cultura, lingua e identità : la vera integrazione - ha concluso Cimabetti - come suggerisce la Merkel e come in tanti hanno iniziato a capire e non solo in Germania, passa per la difesa dei valori di civiltà che l'Occidente cristiano ha saputo conquistare e che non deve assolutamente svendere nel nome di una politica fallimentare che nulla ha a che fare con il pragmatismo politico"
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