Ciambetti e la "dolce vita" romana
Domenica 10 Novembre 2013 alle 10:57 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti e pubblichiamo.
"Decreto Salva Roma, poi lo scandalo dei biglietti Atac mentre va in scena nella capitale un festival del Cinema che costa e non serve a niente. Dolce vita?"
"E pensare che sono passati pochi giorni da quando il governo, a fine ottobre, aveva varato il decreto salva Roma per impedire il fallimento del Comune capitolino che vanta 800 milioni di debito: se fosse scoppiato prima lo scandalo dei biglietti Atac a Roma, non so con quale faccia il Consiglio dei ministri si sarebbe accollato l'onere non solo politico ma anche etico di finanziare una realtà che appare essere fin troppo marcia".
 L'assessore regionale al Bilancio del Veneto, Roberto Ciambetti, sottolinea come "non si può andare avanti con due pesi e due misure - ha detto Ciambetti - cioè imporre alla maggioranza delle Regioni e dei cittadini norme di austerità assurde, incongruenti e sempre più pericolose per la nostra economia e società civile, per poi tamponare dirottando centinaia di milioni le falle del malgoverno e della corruzione. Ricordo benissimo quando il sindaco Marino, commentando l'ultimo decreto Salva Roma del Consiglio dei Ministri, parlò del nodo del Trasporto pubblico locale e oggi quelle parole e quelle cifre, se proiettate sullo sfondo dello scandalo dell'Atac, assumono una valenza molto singolare". L'assessore del veneto poi rincara la dose: "Lo scandalo Atac esplode proprio nei giorni in cui parte il festival del Cinema capitolino, incredibile e costoso doppione, rispetto a manifestazioni consolidate come il Festival di Venezia o anche solo quello di Torino: ve lo immaginate in Francia se Parigi volesse fare concorrenza a Cannes? Scoppierebbe una rivolta, una rivolta ancor più motivata vista la situazione economica-finanziaria della capitale italiana. Lo scorso anno - spiega l'assessore regionale del veneto - questa manifestazione, come ebbe a dire lo stesso Zingaretti vuota di contenuti e ricca solo di tanta apparenza, costò attorno ai 12 milioni e mi chiedo se in una città che ha più di 800 milioni di debito e situazioni di fallimento etico come quella dell'Atac abbia senso spendere i soldi pubblici in questo modo. Insomma, c'è chi vive ancora immerso nella Dolce Vita, chi se la gode tanto poi arriva il governo con il decreto salvatutti mentre la maggioranza dei cittadini sono immersi nei problemi. Tutto ciò sembra un insulto a tutta quella parte del paese, romani compresi, che stanno vivendo giorni veramente drammatici"
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