Chiesa e vocazione, dalla Lettera di Paolo agli Efesini...
Venerdi 24 Giugno 2016 alle 09:30 | 0 commenti
Il Vescovo mons. Beniamino Pizziol ha dichiarato in una lettera che accompagna le nomine e i trasferimenti nel Clero diocesano, in vista del nuovo Anno pastorale, che i provvedimenti sono stati straordinariamente numerosi in quanto, dato l’innalzamento dell’età media del clero, la diocesi ha deciso di costituire nuove Unità Pastorali guidate da piccole comunità di presbiteri. In altre parole servono giovani. L’appello del  Vescovo pare essere rivolto proprio alle generazioni meno “avanti con l’età †come le definisce lui rispetto a quelle che fino alle recenti Nomine hanno guidato le comunità della zona. Più profondamente il Vescovo si rivolge alle parrocchie, in particolare le più grandi, invitandole a non chiudersi e sentirsi autosufficienti tanto da poter fare a meno di comunità più piccole o, peggio, della missionarietà e della ministerialità articolata; lo scopo è quello di integrare le diverse realtà ecclesiali presenti su tutto il territorio.
Un invito che è tutt’altro che leggero e che ha anzi l’aria di essere un impegno sostanzioso. I tempi in cui si dedicava la propria vita alla “fede†perché era l’unica soluzione per mandare avanti una famiglia sono passati da un pezzo. Oggi si parla di vocazione. Bisogna sentire il "mandato" che si decide di assolvere vivendo una vita dedicata a... Dio o alla Chiesa? Lo spirito missionario e le articolazioni di un unico ‘corpo’ (come la Lettera di Paolo agli Efesini definisce la "chiesa") che collaborano sono pensieri degni di nota e dal punto di vista etico e morale, nonché spirituale, importanti. Ma il punto di partenza, secondo quanto dice la Bibbia, il libro seguito da coloro che credono in Dio e sono di fede cristiana (io che scrivo sono evangelica), sostiene che non siano le opere a spingere la vocazione, ma che sia la vocazione, la chiamata, la scelta di fede a portare alle opere: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtú di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesú per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo†(Lettera agli Efesini 2:8). Cercare operai per fare opere buone è lodevole, ma la fede cristiana -pare dirci la Bibbia- trova il suo centro in Dio.
Spesso la chiesa dimentica di non essere un’azienda e di non avere bisogno di addetti ai lavori; tutto ciò di cui avrebbe bisogno sono uomini di fede. Ma come attirare a sé giovani se tutto ciò di cui si parla sono missioni e progetti che seppur mossi da buoni sentimenti non sono mossi da chi dovrebbe essere il motore unico delle opere stesse, ovvero Dio? E’ molto sottile il limite tra volontariato e vita di fede.
“Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. V'è un solo Signore, una sola fede[…] un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti […] Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell'amore†(Lettera agli Efesini 4). Â
Bisognerebbe ricordare, forse, Â che la missione non fa il monaco.
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