Chi canterà, a Natale, nel Coro dell'Obante? Fuori tenore ivoriano, dentro direttrice russa
Sabato 4 Dicembre 2010 alle 22:37 | 0 commenti
VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 203 è in distribuzione. Pubblichiamo di Giuliano CorÃ
Chi canterà , a Natale, nel Coro dell'Obante?
A livello linguistico (e spesso, come vedremo, anche ad altri livelli) capita abbastanza spesso di doverci vergognare di essere veneti. Per esempio quando, nei TG regionali - o, peggio ancora, nazionali, per la serie: facciamoci riconoscere - viene intervistato un veneto. Lo spettacolo a cui si assiste è spesso imbarazzante, e si può presentare in due versioni.
La prima è quella in cui, manifestamente, la lingua italiana è una lingua straniera, quasi completamente ignorata, per cui l'intervistato si esprime in una gamma di varianti dialettali, che possono andare da quella "Mammut-Babbut-Filiut", quasi incomprensibile, ad altre più 'italianizzate', ma sempre inequivocabilmente lontane dalla lingua nazionale, proprie di chi, più che sciacquare i panni in Arno, el li ga rasentà in tel Bachiliòn. Ma forse la più tragica è la seconda, quella in cui l'intervistato - spesso un amministratore pubblico - è uno "studià ". In questo caso lo spettacolo può giungere a livelli comico-grotteschi inarrivabili: lessico minimo (altro che le cinquemila parole di De Mauro!), raccattato tra Forum e La Padania; grave incapacità di mettere insieme in modo indolore soggetto, predicato e complemento; sintassi del periodo esilarante e 'bizzarra'; contenuto logico di tipo dadaista.
Ciò nonostante, in 'questo' Veneto, lo scorso Natale si è pensato bene di cacciare un "negro" dal Coro "Amici dell'Obante" di Valdagno per "problemi di dizione": non sapeva parlar bene l'italiano, insomma. Naturalmente si è trattato di ben altro, e vale la pena di riproporre questa edificante vicenda proprio adesso, a quasi un anno di distanza e a pochi giorni da un altro Natale, quello in cui siamo tutti più buoni, ed alcuni festeggiano la nascita di un bambino che di sicuro bianco non era, e nemmeno biondo, come millenni di falsa iconografia ci hanno propinato, trattandosi di un palestinese con la pelle scura e i capelli neri.
Il protagonista di questa educativa storia si chiama Victor Nelson, ivoriano, trentasette anni. Victor ha "una voce da tenore primo, rara da trovare, molto ricercata nei cori"(1). Per questa ragione il suo amico Alberto Rasìa, già da molti anni nel coro, decide di presentarlo al direttore, Paolo Penzo, il quale l'accoglie con entusiasmo. Nel dicembre 2007 Victor comincia a frequentare regolarmente le prove del coro, due volte alla settimana, ma ..."ho dovuto subire varie umiliazioni: spesso, quando arrivavo, alcuni coristi si giravano per non salutarmi e sono venuto a sapere che al maestro era stato detto che se mi avesse dato la divisa per cantare ai concerti parecchi 'vecchi' coristi sarebbero usciti dal gruppo". Una sera "lo hanno trattenuto per più di un'ora, umiliandolo in tutti i modi e mettendolo nelle condizioni di andarsene in quanto persona totalmente indesiderata da più del 50% dei coristi a causa esclusivamente del colore della sua pelle".
Insomma: "Nel coro non canti perché sei negro". Nel frattempo l'amico Rasìa si è dimesso, con un'interessante considerazione: "A Victor hanno sempre detto che non volevano la sua presenza in quanto ‘scuro di pelle', ma soprattutto perché non c'entrava nulla con la tradizione veneta. Oggi, non avendo trovato di meglio, hanno come nuovo maestro una donna di nazionalità russa, ma di pelle bianca. Alla faccia della coerenza". Il fastidio monta e rischia di mandarci di traverso l'imminente panettone. Buon Natale ai venetissimi coristi degli "Amici dell'Obante", finalmente "nigger free", che ora potranno tornare a cantare nel loro consueto, purissimo fiorentino. Del resto bisogna capirli, hanno le loro ragioni: e se, nel bel mezzo della Stella di Natale, quello si metteva a cantare "Du sgendi dalle sdelle/oh re del Gielo"?! Buon Natale a Victor, di cui, ovviamente, non sappiamo nulla. Magari è ancora lì, a cercare di farsi accettare come essere umano e non come "negro". Magari è tornato in Costa d'Avorio, pensando che nessun lavoro - dato e non concesso che l'abbia trovato - è sufficientemente ben pagato per compensare la mancanza di rispetto e lo spregio della dignità personale. Buon Natale alla direttrice del coro, russa e di pelle bianca. Forse dovrebbe preoccuparsi un po', perché le SS, che di razzismo se ne intendevano, avevano fatto una loro classifica di popoli "inferiori", nella quale gli slavi stavano appena sotto gli ebrei: appena finito di far fuori i primi, sarebbe toccato a loro. A pensarci bene, però, può stare tutto sommato tranquilla: anche a livello di razzismo, le finezze dalle nostre parti non sono di casa.
(1) Questa citazione e tutte le successive provengono da www.ilgiornaledivicenza.it del 3/4/09.
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