Che fine ha fatto... Gesù bambino
Sabato 24 Dicembre 2016 alle 11:11 | 0 commenti
Il tempo natalizio celebra il mistero dell'Incarnazione nelle manifestazioni di Gesù al mondo: nasce un Bambino, considerato luce che spunta nel mondo. Il mondo cristiano fa memoria di questo il 25 dicembre e per molti secoli ciò è stato importante. Da pochi anni invece le città si addobbano per il Natale, ma non vi è traccia dell'avvenimento, anzi si fa di tutto dalle scuole materne in poi per far dimenticare che cosa sia il Natale. Le cause di ciò sono molteplici, alcune sono proprie dell'Europa ormai scristianizzata e secolarizzata nella ricerca di vantaggi economici, frutto di liberalismo accesso e di comunismo (una "piccola" contraddizione dell'autore?, nota del direttore...) e di libertà intesa come "faccio quello che voglio". Altre cause sono ricercate nelle odierne migrazioni di uomini provenienti da altri continenti e da altre culture e s'intende come integrazione quella di non farsi riconoscere nella propria.
Dal canto loro non vi è tutta questa smania di integrazione, vengono quasi sempre per cercare benessere economico e, quando vi sono delle difficoltà , la colpa viene addossata proprio agli europei. Infine vi sono coloro che sfruttano il Natale a fini politici di molti generi e su tutto domina la politicamente corretta parolina "solidarietà ". Questa viene intesa solo come un ricevere, un obbligo legale, come prescrive la sola Costituzione della Repubblica Italiana all'art. n.2. Si parla, infatti di soli diritti, come se il diritto fosse la panacea di ogni situazione umana, naturalmente accompagnato da vantaggio economico. Su tutto ciò Gesù Bambino non propone nulla e quindi va posto nel dimenticatoio e relegato nelle Chiese per coloro, invero non molti, che ancora manifestano la loro fede, spesso solo nel chiuso, e fanno professione di carità , ben diversa dalla solidarietà . La prima chiede un impegno umano e divino, quello di amare il prossimo che non è solo materiale, ma anche intellettuale, spirituale, capace all'occorrenza anche di dire "no". La seconda è solo una dimensione di aiuto orizzontale nel mondo dei diritti, come si diceva. Per questo essa è povera e non capace di dare soluzioni. Si limita ai problemi economici, sociali, si maschera di quelli politici.
Certo, l'obiezione, sempre politicamente corretta, è quella che a Natale è la festa della famiglia e quindi ha un gran valore. Certo, ma essa non è la memoria di Gesù Bambino, la chiesa ricorda la Sacra Famiglia in altra occasione e con grande devozione, non come valore solo umano.
Ma...tentare una considerazione diversa del Natale non è di moda, anzi è criticabile perchè non è nella dimensione dell'accoglienza, dell'integrazione ecc. ed è meglio parlare di un Babbo Natale, un vecchietto che altro non sa fare se non distribuire regali ed è perfino considerato negativamente da diversi psicologi. Ridotto a ciò quello che veniva detto il Santo Natale e alla messa di mezzanotte, che i sacerdoti non celebrano quasi più (vogliono andare a letto presto) andavano anche gli uomini cattivi; si diceva: davanti ad un Bambino ci si commuove e magari si pensa di fare del bene, ma di fronte ad un Babbo Natale che ci resta... qualche regalo, magari poco gradito con tanto di biglietto per l'eventuale cambio nel negozio dove è stato acquistato.
Ma ricordare l'importante espressione "Ci è nato un pargolo"(puer datus est nobis)", forse meglio di tanti discorsi d'occasione socio-politici-economici, ci induce a riflettere su qualcosa che non si restringe alla mangiatoia, ma alla stella cometa e all'Angelo che annuncia la pace al mondo. Ma sono cose di tradizione, antiche, quelle radici che hanno fondato l'Europa e che ora essa, con noncuranza, dimentica, cancella o celebra di nascosto.
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