Cgil, sciopero generale il 6 maggio
Venerdi 4 Marzo 2011 alle 01:10 | 0 commenti
Rassegna.it - La decisione dopo il mandato del direttivo: stop di quattro ore con manifestazioni territoriali. Camusso: "Partiamo fin d'ora con una serie di iniziative per una grande mobilitazione per tutto il paese". L'attacco al governo: Berlusconi se ne deve andare
Mancava solo la data, ora c'è anche quella: si terrà venerdì 6 maggio lo sciopero generale della Cgil "per i diritti dei lavoratori e contro le politiche del governo". Lo annuncia oggi, 3 marzo, la segretaria generale Susanna Camusso intervenendo all'attivo dei delegati di Modena.
"Partiamo fin da ora con una serie di iniziative - ha detto - sarà una grande mobilitazione per tutto il paese". Lo stop sarà di quattro ore con manifestazioni territoriali.
La segreteria confederale ha dato seguito al mandato ricevuto dal direttivo, che la settimana scorsa ha deciso a maggioranza per la mobilitazione. In quel documento politico si sosteneva che "è necessario rimettere al centro il tema del lavoro e dello sviluppo, riconquistare un modello contrattuale unitario e battere la pratica degli accordi separati, riassorbire la disoccupazione, contrastare il precariato, estendere le protezioni sociali e ridare fiducia ai giovani. Serve una nuova stagione fatta di obiettivi condivisi e rispettosi della dignità del lavoro e serve definire le regole della democrazia e della rappresentanza".
L'ultimo episodio a spingere verso la mobilitazione è stato l'accordo separato sul commercio firmato sabato 26 febbraio da Confcommercio, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, cui la Filcams aveva già risposto con un pacchetto di 4 ore di sciopero. Ma la strada verso lo sciopero generale era già ampiamente tracciata dalle politiche economiche del governo, giudicate insufficienti dal sindacato di Corso d'Italia, oltre che dal recente accordo separato sul pubblico impiego e dalla vertenza Fiat con i casi di Mirafiori e Pomigliano.
È il quinto sciopero generale con l'attuale governo Berlusconi, il primo della Cgil guidata da Susanna Camusso. Intanto si apprende che l'astensione dal lavoro indetta per il 25 marzo dalla funzione pubblica è stata revocata per unirsi a quella della confederazione. Le ragioni della categoria, "saranno comunque portate all'attenzione del paese, il 25 marzo, in una grande giornata di informazione e comunicazione ai cittadini sui danni causati dai provvedimenti di questo governo". Lo annuncia la Fp Cgil, sottolineando che venerdì 6 maggio lo sciopero della categoria sarà di 8 ore.
L'aumento della cassa integrazione nel mese di febbraio, secondo Camusso, conferma "la difficile situazione del nostro paese, di un'economia che non è ancora ripartita. Il primo ostacolo agli investimenti stranieri - ha precisato - non è il sindacato, ma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Noi a differenza di altri, vogliamo bene al nostro paese ed è per questo che pensiamo che Berlusconi se ne debba andare: perchè lui non vuole bene al paese. C'è un rapporto fra l'immagine del Paese all'estero e il modo di gestire la crisi. Il premier inquisito che non si presenta in tribunale è il motivo per cui l'opinione pubblica internazionale ci considera un paese inaffidabile. Il primo ostacolo agli investimenti stranieri - ha ribadito - è proprio lui".
Riferendosi al federalismo municipale approvato dalla Camera, la dirigente sindacale lo ha definito "un decreto che rischia di impoverire ulteriormente le persone". Il timore, ha spiegato, è che "che le amministrazioni locali e le Regioni taglino servizi e risposte ai cittadini. Dobbiamo spiegare che non solo non è solidale, non solo non risponde ai problemi, ma ci porrà Comune per Comune, ad avere l'alternativa fra il mantenimento dei servizi e l'innalzamento della tassazione. L'aumento della tassazione si fa con l'Irpef, e quindi graverà sui soliti noti, lavoratori e pensionati. Anche per questo serve una mobilitazione nei territori e nei comuni".
La leader della Cgil ha anche lanciato un appello alle altre confederazioni: "Il paese deve cambiare rapidamente e pensiamo che questa responsabilità nel chiedere trasformazioni dovrebbero averla anche tanti altri soggetti, a partire da Cisl e UIl. Se si dice che va bene questo quadro di riferimento, è in corso la resa senza condizioni Il 'filo dell'unità ' - ha concluso - non va mai perso, ma la condivisione dello scenario che Cisl e Uil stanno facendo nei confronti delle politiche del governo indica una resa senza condizioni".
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