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Cento anni fa moriva Cesare Battisti, Ciambetti: socialista, difensore dell’autonomia e autodeterminazione

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 12 Luglio 2016 alle 15:22 | 0 commenti

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Riceviamo da Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, e pubblichiamo
Il 12 luglio 1916 moriva Cesare Battisti, giustiziato sul patibolo allestito nella  Fossa della Cervara, sul retro del castello del Buon Consiglio a Trento. Tenente alpino nel Battaglione Vicenza era stato catturato due giorni prima sul monte Corno  di Vallarsa e come deputato  socialista del Reichsrat di Vienna e membro della Dieta di Innsbruck accusato di alto tradimento: ma ben più che la sua scelta di arruolarsi nell’esercito italiano, pesarono contro di lui le sue idee, la sua attività di militante e intellettuale, di uomo politico che aveva intuito la fine di un’era e prospettato soluzioni di giustizia sociale per molti aspetti dirompenti.

Geografo di professione, giornalista e politico per anni si era battuto per ottenere l’autonomia amministrativa del Trentino all’interno dell’Impero Austroungarico e allo scoppio del Primo conflitto mondiale sposò la causa interventista vedendo nella guerra la possibilità della caduta degli Imperi centrali e,  in prospettiva,  la costruzione di un nuovo equilibrio europeo in cui le masse popolari avrebbero dovuto svolgere un ruolo determinante. Più volte aveva affermato che distrutte le diseguaglianze e disinnescati i focolai di guerra dei regimi imperiali feudali sarebbero nati gli Stati Uniti d’Europa, una federazione di nazioni.   “L’Austria è una bolgia infernale – ebbe a scrivere Battisti  – nella quale le patrie si accavallano l’una sopra l’altra: la più forte contende il terreno alla più piccola e non solo il terreno si contendono, ma anche la libertà, che è pei popoli l’aria da respirare”

Battisti coniugò gli ideali socialisti con la difesa dell’identità nazionale spiegando come “per stato deve intendersi l’unione di coloro che parlano la stessa lingua, che hanno una comune coscienza storica e abitano in un territorio, quant’è più possibile, ben demarcato da confini naturali”.  Battisti escludeva ogni diritto storico dando priorità al diritto naturale: “Fosse stato fino a ieri soggetto il Trentino al Tirolo, non sarebbe questa una ragione perché dovesse stare tale domani” rimarcando con forza come “è la libertà quella che crea gli organismi vitali, che feconda le iniziative, che educa i caratteri. Libertà dunque quella di reggerci da noi, noi vogliamo”.  La libertà civile, in Battisti,  è intimamente connessa all’autodeterminazione che legittima dal basso ogni potere.   Anche per questo, come intellettuale, geografo e politico  non avrebbe mai accettato di spostare il confine italiano al Brennero considerando il Sudtirolo ambito di competenza tedesca.

Queste posizioni troveranno spazio nel socialismo trentino grazie a Gigino Battisti, figlio di Cesare, sindaco di Trento nel secondo Dopoguerra, membro della Costituente e tra i promotori al Congresso socialista di Firenze nell’aprile 1946  di una mozione che fissava  per i paesi europei l’obiettivo dell’unificazione in grandi complessi federativi su basi sempre più ampie. 

Per un paradosso, a cogliere il risultato dell’autonomia trentina, e a porre le basi per la futura Unione Europea, fu un fiero avversario di Battisti, il popolare Alcide De Gasperi.

Per i più Cesare Battisti fu, giustamente per altro, uno degli eroi della Grande Guerra ma a fianco di questa immagine, a cento anni dalla sua scomparsa, è giusto riflettere sull’uomo politico, la sua eredità e la sua lezione senza volerlo strumentalizzare o, peggio, fargli indossare casacche o divise di partito inopportune e sbagliate.  Tra le righe dei suoi “Scritti politici e sociali” da cui ho tratto parte delle citazioni di questo articolo motivi di riflessione e ispirazione non mancano.

Leggi tutti gli articoli su: Roberto Ciambetti, Cesare Battisti

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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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