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C'è qualcosa di strano, di malato, in quella che si autodefinisce "sinistra" italiana...

Di Giorgio Langella Sabato 18 Novembre 2017 alle 09:38 | 0 commenti

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C'è qualcosa di strano, di malato, in quella che si autodefinisce "sinistra" italiana". È qualcosa che esula dalla mia comprensione e dalla storia di quello che è stato il movimento socialista e comunista nel nostro paese. Compagne e compagni che lottavano a testa alta, senza avere obiettivi se non quelli di cambiare la società. Costruire qualcosa non solo di migliore ma di radicalmente diverso rispetto a quello che vivevano. Con questa forza e, direi, quella onestà che portava anche sacrifici enormi hanno sconfitto il fascismo. Hanno conquistato diritti impensabili. Hanno preso in mano la cultura italiana, l'hanno fatta lievitare a livelli altissimi.

L'hanno resa disponibile a grandi masse di persone. In ogni campo. Dalla letteratura al cinema, dal teatro alla musica, alla canzonetta che si poteva fischiettare per strada. Con quelle conquiste siamo diventati grandi. C'era la speranza concreta che si potesse, alfine, vincere. Conquistare il cielo. Una rivoluzione era in marcia e non dipendeva da qualche figura messianica o da qualche capo carismatico. Ognuno, se voleva, poteva partecipare e contribuire al cambiamento.

Poi vennero i "timidi", quelli che si adeguavano, gli opportunisti, i sudditi. Quelli che erano di sinistra perché era di moda. Venne chi partecipava solo per avere un tornaconto personale e mai collettivo. Presero il potere o, meglio, entrarono nelle stanze dei bottoni per fare quello che avevano fatto quelli che prima di loro avevano fatto. Non si doveva cambiare niente di sostanziale. Venne la teoria del "meno peggio" e vinsero proprio loro, gli sconfitti. Quelli che accettavano la sconfitta come inevitabile e che, per convenienza, diventavano i vassalli dei vincitori. Così, per partecipare alla divisione del bottino, diventarono servi del capitale. Usando slogan e parole "di sinistra" cancellarono i diritti conquistati.

Con la cancellazione della scala mobile cominciarono ad erodere i diritti di chi viveva del proprio lavoro. Ci raccontarono che bisognava fare sacrifici e che li dovevamo fare proprio noi e non i padroni perché così sarebbe stato "meno peggio". Cominciarono dai diritti del lavoro e devastarono ancora di più ambiente e cultura. Ci raccontarono che "privato è bello" e che lo "Stato" era qualcosa di negativo. Sappiate, quello che intendevano non era quello che la Costituzione disegnava, ma la collettività. I lavoratori. Trasformarono lo stato in un datore di finanziamenti e incentivi alle imprese, ai padroni. Le istituzioni diventarono qualcosa di grigio che non doveva costruire qualcosa ma amministrare la ricchezza in nome e per conto dei capitalisti. Distrussero definitivamente le grandi organizzazioni sociali e politiche di massa (o quello che ne restava). Soprattutto fecero di tutto per annullare il dissenso. Non quello innocuo, borghese, ma quello profondo che voleva un modello di sviluppo diverso, una società di liberi e uguali. La stessa cultura venne ridotta a un lavaggio del cervello, la storia a cronaca. La chiamarono "modernità" ma era sostanzialmente restaurazione, reazione della peggiore specie.

Oggi, questo "andazzo" continua. Si ripetono gli stessi slogan. "Voto utile", "meno peggio", "bisogna essere moderni". Chi vuole un minimo di coerenza e vuole ancora e nonostante tutto lottare per cambiare questa società sempre più spaventosa, viene chiamato "settario". Bisogna essere, per questa "sinistra snob" che viene descritta come l'unica possibile, "policamente corretti". Non bisogna urlare, distinguere, considerare avversari quelli che hanno cancellato concretamente i diritti conquistati. Hanno approvato leggi che impediscono di andare in pensione? Hanno permesso licenziamenti facili? Hanno reso sempre più precario il lavoro e la stessa esistenza? Hanno privatizzato la salute e il sapere? Trasferiscono la ricchezza dal lavoro, dai cittadini, alla finanza e a qualche privato? Non importa. Sono il "meno peggio".

Ma chi lo dice? Lo dicono i servi, quelli che vogliono partecipare al banchetto. Quelli che si accontentano delle briciole ma solo per se stessi. Quelli che, per una carezza del potente di turno o per uno sgabello, farebbero qualsiasi cosa. E la fanno. Statene certi. La fanno.

Guardateli. Sono là che stanno contrattando qualche posto alla tavola dei padroni del mondo. Sono là che accusano di tirannia chi tenta di alzare la testa e di conquistare (o riconquistare) dignità e sovranità popolare. Si accodano al più forte comunque sia. Al massimo vorranno qualche diritto individuale in più, qualche licenziamento in meno. Non metteranno mai in discussione il sistema. Mai. Del resto non hanno forse votato qualsiasi nefandezza venisse loro proposta? Non hanno, forse, approvato la legge Fornero sulle pensioni? E quella sul lavoro? E la "buona scuola"? E il "jobs act"? Non hanno, forse, regalato miliardi ai capitalisti per salvare industrie e aziende che sono, poi, fallite? E non hanno mai condannato imprenditori e politicanti corrotti? E non sono stati loro, sì, proprio loro che hanno elevato la precarietà a unica forma di lavoro e che non hanno fatto nulla per i morti sul lavoro e di lavoro?

Si potrebbe continuare all'infinito tante sono le responsabilità di chi, oggi, erede di quella falsa "sinistra" che ha distrutto le conquiste del dopoguerra tenta di perpetuare il danno con alleanze tendenti a rendere sempre più solida la "normalità".

Ricordate, formano "nuovi soggetti politici" che sono omogenei al sistema. Li costruiscono a tavolino. Loro dicono "dal basso" ma lo fanno nelle solite stanze chiuse dove sono soliti patteggiare. Lo fanno perché nulla possa cambiare. Perché tutto continui in quel torpore letale che ha annientato coscienza e solidarietà di classe.

Di fronte a questo scempio, ditemi, perché dichiararsi sconfitti? Perché adeguarsi? Perché accettare qualsiasi compromesso? Perché ambire soltanto alla sopravvivenza individuale? Perché?

Non c'è risposta possibile se non quella testarda e positiva di volere ancora e sempre costruire un vero Partito Comunista che possa ridare speranza a chi non sa più come e perché lottare.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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