Caso assenteismo in Provincia di Vicenza: la lettera integrale di Quero a Schneck
Martedi 21 Dicembre 2010 alle 17:23 | non commentabile
Matteo Quero, Partito Democratico - Il Presidente della Provincia Attilio Schneck l'aveva criticato per aver diffuso ai media locali l'immagine di una seduta di commissione consiliare praticamente disertata dai consiglieri di maggioranza. Il consigliere Matteo Quero gli ha risposto oggi, con una lettera diffusa per conoscenza anche a tutti i componenti del Consiglio Provinciale.
Nella sua lettera, Quero esprime rammarico per l'attacco personale subito, pronunciato dal Presidente Schneck in sua assenza, che definisce un gesto privo di "sobrietà ". Dopo aver citato il richiamo usato tre anni fa dal Presidente del Consiglio Provinciale Valter Gasparotto, che stigmatizzava le continue assenze dei consiglieri dai lavori delle Commissioni e del Consiglio, Quero conclude con un appassionato appello al principio della trasparenza: "Non credo - scrive il consigliere provinciale del Pd - che i consiglieri provinciali debbano proteggersi reciprocamente dagli sguardi dell'opinione pubblica. Quando questo succede, si offende il principio della trasparenza, si rompe il patto di fiducia con il popolo sovrano, si getta il seme fetido e velenoso dello spirito di casta. È la casta che si protegge dagli sguardi indiscreti, è la casta che ha comportamenti da nascondere all'occhio dell'opinione pubblica e dei cittadini".
Segue il testo integrale della lettera
Caro Presidente,
È con sincero dispiacere che ho appreso dai miei colleghi consiglieri le espressioni che Lei ha usato nei miei confronti, nel corso della seduta congiunta della 2^ e 5^ Commissione, riunite per l'esame del bilancio il 10 dicembre ultimo scorso. Ed è con incredulità che ho ascoltato le Sue esatte parole dalla registrazione di quella seduta.
Lei, signor Presidente, riteneva evidentemente scorretta la mia scelta di segnalare ai media locali e ai cittadini, con un comunicato stampa e una fotografia, le vistose assenze dai banchi della maggioranza nel corso dei lavori di commissione del 2 dicembre. Il che è perfettamente legittimo, perché rientra in una normale dialettica delle opinioni personali e delle scelte politiche.
Eppure, quando Lei ha preso la parola interrompendo l'intervento di un consigliere, per commentare la mia iniziativa, anziché rispondere sul merito della questione che ponevo, ha preferito la strada di un immotivato e offensivo attacco personale. Forse in cuor suo, Lei ha pensato di seguire il famoso stratagemma di Arthur Schopenauer: "Quando ci si accorge che l'avversario è superiore, e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall'oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacchi in qualche modo la sua persona".
Mi lasci dire, signor Presidente, che avrei trovato più coraggioso, da parte Sua, pronunciare quell'intervento in mia presenza. Lei evidentemente, non l'ha ritenuto necessario. Ecco perché Le voglio replicare di persona e per iscritto: per usare quella sobrietà a cui Lei ha purtroppo rinunciato quando ha deciso di attaccarmi.
Perché ho denunciato l'assenza dei consiglieri di maggioranza nel corso dei lavori di una Commissione? Non potrei trovare parole migliori per descrivere la mia motivazione di quelle rivolte a tutti i consiglieri, il 18 dicembre 2007, dal Presidente del Consiglio Provinciale Valter Gasparotto.
"Non sempre nelle sedute assembleari istituzionali - dichiarava il Presidente del Consiglio provinciale - si riesce a mantenere da parte di tutti un comportamento consono al luogo e alla situazione. In particolare, durante le Commissioni Consiliari, momento democratico importantissimo della nostra attività , spesso il colpo d'occhio è poco edificante e talora, permettetemi di dirlo, persino sconfortante per l'assessore di turno chiamato a illustrare e riferire. Tanti, troppi gli scranni che rimangono vuoti dopo la firma di presenza, con incontri che praticamente si riducono a chiacchiere fra pochi intimi".
Signor Presidente, Lei ha criticato in particolare la scelta di accompagnare al mio comunicato stampa una foto che documentava la situazione dell'aula. Ancora una volta, le parole del Presidente Gasparotto sono illuminanti. In quell'intervento, il Presidente ricordava a tutti i consiglieri che "le Commissioni sono pubbliche, vale a dire aperte a cittadini e giornalisti, i quali, se dovessero partecipare, si ritroverebbero di fronte a spettacoli poco comprensibili". Come ricordava il Presidente in quella comunicazione di tre anni fa, dobbiamo onorare il patto di fiducia sottoscritto con gli elettori "in ogni minuto della nostra attività istituzionale", a cominciare dalle sedute delle Commissioni "cui bisogna partecipare con grande senso di responsabilità . E fino alla fine".
Lei, Signor Presidente, ha criticato la mia scelta di divulgare una foto di quella seduta semideserta, come se tutelare l'immagine dei singoli consiglieri fosse più importante del dovere alla trasparenza verso gli elettori.
Sono radicalmente in dissenso dalla Sua opinione. Non credo, signor Presidente, che i consiglieri provinciali debbano proteggersi reciprocamente dagli sguardi dell'opinione pubblica. Quando questo succede, si offende il principio della trasparenza, si rompe il patto di fiducia con il popolo sovrano, si getta il seme fetido e velenoso dello spirito di casta. È la casta che si protegge dagli sguardi indiscreti, è la casta che ha comportamenti da nascondere all'occhio dell'opinione pubblica e dei cittadini.
Noi non dobbiamo avere nulla da nascondere ai nostri elettori. Abbiamo il dovere di ricercare la stima e l'approvazione degli elettori. Ma dobbiamo farlo con la forza della verità e della trasparenza, bandendo una volta per tutte il comodo ricorso ai filtri opachi del Palazzo.
Spero che questo sia, per il futuro, un principio condiviso da tutto il Consiglio Provinciale e dalla Giunta che Lei presiede.
Cordialmente
Matteo Quero