Caro signor Vuerich, fare politica è mettersi al servizio della polis
Lunedi 31 Ottobre 2011 alle 21:59 | 0 commenti
Caro direttore, Le invio la lettera di risposta al signor Vuerich, apparsa su "Il Giornale di Vicenza" dal titolo "Ragazzini - i tempi sono davvero cambiati".
Probabilmente negli anni 1958 i ragazzini dell'epoca non pensavano ad impegnarsi politicamente se non in sacrestia, ma già negli anni Settanta si viveva quest'idea come contributo per la comunità , per contribuire a cambiare la società che non ci piaceva. Mi ricordo che nel lontano 1978 anch'io, che vivevo all'epoca a Chiarano (TV), nella profonda campagna veneto-orientale, pensavo di impegnarmi politicamente.
In quel periodo avevo 12 anni e lo feci. Divenni a 13 anni segretaria del circolo FGCI di Chiarano, paesino di 3000 anime, e membro del direttivo provinciale di Treviso. Pur essendo una ragazzina, ero conscia sia dell'impegno che mi ero presa, sia delle difficoltà che avrei trovato nel mio percorso. Sino a vent'anni fa, infatti, e per alcuni versi anche oggi, in quei luoghi una persona di genere femminile che si impegnava per il sociale, per la polis e in questo caso nella politica istituzionale e non in parrocchia, era giudicata una poco di buono, una ... ragazzina. Al di la di questo, non vedo signor Vuerich che differenza ci sia nel dedicarsi alla polis, al cambiamento delle cose presenti per via istituzionale politica o attraverso canali religiosi, oratori od altro. Queste ultime non sono istituzioni politiche alla pari delle altre? Non vedo il motivo della sua critica al compagno Michele che ha aspirazioni di scendere in campo politico al servizio dei cittadini con un gruppo che vorrebbe rappresentare le istanze della polis, poiché non sceglie di diventare un bravo cuoco, un pompiere, un pilota d'aereo o un cosmonauta. Sarà più nobile mettersi a servizio della comunità e lottare per i propri principi che avere una semplice aspirazione di una occupazione di prestigio? Probabilmente ai suoi anni nessuno ambiva a fare il politico con la P maiuscola al servizio degli altri, perché i cliché educativi erano tali che imbrigliavano le persone a cittadini qualunque: bravi padri o madri di famiglia, educatrici e dediti alla cura (le madri) e al mantenimento della famiglia (i padri). All'epoca, comunque, chi era avviato alla carriera politica lo era magari grazie ad un famiglia facoltosa ed era naturalmente maschio. A Michele, dopo la Sua lettera Signor Veurich, non posso dire altro che consigliarlo di non far morire le sue aspirazioni. Tanti saranno i sentieri tortuosi e pieni di rovi, ma se la sua volontà è forte, saprà rappresentare un giorno, degnamente, la polis e fare qualcosa di positivo per la stessa. Mentre a Lei mi piacerebbe consigliare di evitare di criticare i giovani come Michele che si vogliono impegnare e che hanno dei valori, condivisibili o no. E pensi a quei tanti giovani oggi sbandati, lasciati a se stessi che non hanno o hanno perso i valori della vita, forse perché educati da persone qualunque i cui unici scopi sono il consumismo, il divertimento, l'arrivismo e il qualunquismo.
Irene Rui
*Ricordo che mio padre dal suo arrivo a Valdagno, nel 1958, la prima cosa che faceva ogni giorno era comprare il Giornale di Vicenza. Dopo la sua dipartita ho preso il testimone e il mattino balzo, si fa per dire, e corro (trotterello) fino all´edicola e mi prendo una copia del Giornale di Vicenza.
Leggo con una certa avidità le varie rubriche e comincio sempre dalla cronaca della Valle dell´Agno.
A volte le notizie che leggo mi fanno iniziare bene la giornata altre no. Questa mattina la giornata è iniziata in maniera un po´ amara, l´articolo incriminato riguarda Recoaro. In questo articolo, una paginata intera, si narra del simpatico ragazzino iscritto al Partito che fu di Bertinotti. Mi sono messo a ricordare i miei 14 anni; scuole così così, tanto oratorio a Valdagno il don Bosco, tante partite a calcetto nel bar dell´oratorio, chi non si ricorda di Titela il gestore del bar, un periodo divertente ed un po´ scanzonato, un periodo da “ragazzini” appunto. Ai ragazzini si chiede spesso cosa vuoi fare da grande? Una volta si rispondeva il pilota d´aereo, il cosmonauta. Non ho mai sentito nessuno che voleva fare l´uomo politico. Come cambiano i tempi.
Roberto Vuerich
Valdagno
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