Caritas Vicentina: i numeri di un anno a fianco dei più deboli
Lunedi 8 Agosto 2016 alle 16:47 | 0 commenti
Caritas Vicentina
1602 persone hanno offerto 77 mila ore di volontariato (corrispondenti a 9.300 giornate di lavoro), consentendo di tenere attivi 22 progetti o meglio servizi-segno (in quanto servizi che sono un segno per percorsi possibili di vicinanza e provocazione per tutti). Sono questi i principali numeri che tratteggiano l’impegno della Caritas Diocesana a fianco delle persone che nel vicentino fanno più fatica: da chi ha perso il lavoro alle persone senza casa, da chi soffre psichicamente ai migranti, dalle donne sole con bambini a chi ha perso una persona cara e si sente solo, per citarne solo alcuni.Â
Sono i numeri, disponibili in sintesi anche sul sito, del Bilancio di Missione dell’associazione Diakonia Onlus, lo strumento operativo attraverso cui la Caritas Diocesana opera sul territorio.
Volontariato che genera valore e spazi di incontro con l’altro
I 1602 volontari (quelli impegnati nei servizi gestiti direttamente da Caritas Diocesana, non comprensivi quindi dei volontari che operano nelle Caritas Parrocchiali presenti in diocesi) hanno generato valore, nel segno della gratuità : l’equivalente di 1 milione e 748 mila euro. “Ciò non significa solo risparmio, svilendo il volontariato a prestazione gratuita – spiega il direttore della Caritas Diocesana don Giovanni Sandonà – ma, come esortava Papa Benedetto nella Caritas in Veritate parlando di fraternità , sviluppo economico e società civile, il principio della gratuità può e deve trovare posto entro la normale logica economica; ovvero, occorre iniziare a riconoscere la gratuità anche come elemento di sviluppo economico della società civile. A chi mette a disposizione le proprie energie e il proprio tempo non può che giungere il nostro grazie più grande, soprattutto perché ciò che caratterizza il volontariato Caritas è la relazione con l’altro, non la prestazione assistenziale, e l’aspetto educativo, quello che noi chiamiamo ‘far pensare facendo’, dimostrato anche dalle 273 ore di formazione che si sono tenute nel 2015. In un momento storico nel quale si costruiscono muri di esclusione e diffidenza, i volontari Caritas dimostrano come sia possibile creare spazi importanti di incontro e di solidarietà che abbattono muri e pregiudiziâ€.
Il profilo del bisogno intercettato
I servizi messi in campo dalla Caritas si chiamano servizi-segno perché hanno l’obiettivo di sollecitare ed avviare, a partire dai bisogni più inascoltati presenti nelle nostre comunità , nuove proposte concrete che possano essere successivamente assunte e sviluppate da parte degli enti istituzionali preposti. Esclusione sociale, carcere, sofferenza psichica, difficoltà economica, disagio nelle relazioni, solitudine, lutto, disabilità , giovani sono alcuni degli ambiti di questo impegno, che non fa distinzioni in base alla carta d’identità e si affianca indistintamente a tutte le persone.
Ciò che emerge dal profilo del bisogno incontrato nel 2015 – raggruppato in quattro aree, ossia famiglia, sofferenza psichica e relazioni, esclusione sociale e giovani - è una cronicizzazione del disagio, specie per quel che riguarda le persone in stato di grave emarginazione, come i senza casa: l’anno scorso infatti il 49% delle persone viste era già seguito dai servizi Caritas di inclusione sociale (il 21% da più di tre anni) e la fascia di età più presente è stata 31-50 anni (57%), con una percentuale di maschi del 92% e di celibi/nubili del 54%.
Anche nell’area “famigliaâ€, che raggruppa fra gli altri tutti i servizi relativi a chi ha problemi di reddito e indebitamento, la percentuale di persone già seguite è molto alta (48%), il 20% da oltre tre anni. Molto più alta in questo caso però è la presenza femminile (70%), mentre ben il 63% delle persone seguite nel 2015 si posizionava in una fascia di età fra i 31 e i 50 anni. In questa tipologia di servizi risulta molto più alta la percentuale di famiglie, con il 57% di persone coniugate seguite e ben il 70% delle persone che vive – solo o in coppia – con dei figli.
Il profilo delle persone nel terzo ambito di intervento di Diakonia-Caritas, comprende i servizi che rispondono a disagi di tipo psichico, psicologico e, più in generale, relativi al mondo delle relazioni. Qui la percentuale delle persone già seguite si ferma al 43% e vede un accentuarsi di persone di età più avanzata (il 51% ha fra i 51 e i 70 anni e oltre). Per il 91% si tratta di italiani e in questo segmento di bisogno la solitudine risulta un tratto emergente (41% sono persone celibi o nubili e il 14% vedovi, il 29% vive solo).
Da segnalare, infine, la portata delle attività di Diakonia-Caritas nell’ambito giovanile nel corso del 2015: 74 incontri nelle scuole (con 4.500 studenti) e 20 incontri nelle parrocchie (con 900 giovani). Fra gli eventi principali, la Notte dei Senza Dimora ad ottobre in occasione della Giornata Mondiale di lotta alla povertà (2.500 giovani vi hanno partecipato) e Quelli dell’Ultimo (400 i ragazzi che hanno trascorso in modo solidale l’ultimo giorno dell’anno). Ricco anche il programma di campi estivi del 2015, realizzati in rete con altre realtà come la Pastorale Giovanile Diocesana, le altre Caritas del Triveneto e i missionari Scalabrini di Bassano: dalle esperienze in Georgia, Bosnia, Terra Santa e Giordania a quelle “nostrane†a Genova, Foggia e Padova.
Le risorse e i costi
Uno sguardo merita, infine, la ripartizione del bilancio economico di Diakonia: per quel che riguarda le modalità di recuperano delle risorse necessarie alle realizzazione dei progetti, la maggior parte è suddivisa fra donatori (24%, che comprende anche il 5x1000 a Diakonia), servizi convenzionati con Ulss e Servizi Sociali (20%), Caritas Italiana attraverso l’8x1000 (19%) e Fondazioni (19%).
Riguardo alle spese, invece, i percorsi di inclusione sociale per le persone in situazione di grave fragilità assorbono il 61% dei costi, quelli specifici di accompagnamento delle famiglie il 22%, i servizi dell’ambito relazioni e sofferenza psichica il 13% e i giovani il 4%, a conferma che la logica Caritas resta quella che mette al primo posto le persone ultime, se non già escluse.
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