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Cappelli da alpino in chiesa, don Guerrino Benin: ho seguito indicazioni liturgiche

Di Andrea Fasulo Giovedi 5 Novembre 2015 alle 20:17 | 2 commenti

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Don Guerrino Benin non ci sta a fare la parte di chi è contro gli alpini. "Ho stima degli alpini per tutto quello che fanno nella società, ma in chiesa ci si comporta da cristiani", ci dice il parroco di Laghetto, finito oggi nell'occhio del ciclone per non aver fatto entrare le Penne Nere nella sua chiesa col cappello in testa. Il sacerdote tiene soprattutto a fare chiarezza e a precisare che tutte le sue scelte sono state dettate dalle indicazioni liturgiche che vengono dal "Rito delle esequie", una sorta di manuale di "come ci si comporta" durante i funerali.

Tutto è accaduto mercoledì scorso. Le penne nere volevano commemorare Antonio Conca, storico volontario dell'Ana. Come riportato sulla stampa locale, il parroco non ha voluto far entrare gli alpini in chiesa (San Giovanni Battista) col cappello in testa. Inoltre, niente cappello sul feretro e niente discorso di saluto del presidente del'Admo (Donatori di midollo osseo). Niente vessilli o simboli,  e le diverse associazioni in cui il defunto aveva prestato servizio hanno dovuto lasciare tutto appoggiato al muro della chiesa.

"Mi stupisce che l'Admo, tramite la sua portavoce Elena Rancan, si sia stupita di quanto successo. Non si può parlare di cose che non si sanno", precisa don Guerrino. "Il capo scoperto in chiesa è indice del fatto che siamo segnati in fronte da Gesù Cristo Risorto. Non è il cappello da alpino nè nessun altro cappello che può impedire questo.  Mi stupisce che diversi alpini abbiano preferito restare fuori dalla chiesa piuttosto che togliersi il copricapo ed entrare".

Sul tema dei labari e dei gagliardetti? E' vero che ha impedito di metterli in evidenza vicino al feretro? "La chiesa si stava riempiendo di segni e simboli che andavano a coprire quelli propri della liturgia. Ho contato almeno 25-30 gagliardetti, se li avessi lasciati davanti avrei lasciato che si disturbassero i simboli liturgici". Per quanto riguarda il cappello, tolto dalla bara e messo in terra, don Guerrino dice che si è trattato di un'incomprensione. "Avevo predisposto un tavolino con tovaglietta a poco più di un metro, quando ho chiesto di toglierlo dalla bara, anche qui rifacendomi alle indicazioni del vescovo Mons. Pizziol nel Rito delle Esequie, l'impresa funebre non ha capito e lo ha appoggiato sui gradini".

Infine il discorso del presidente dell'Admo, che sarebbe stato impedito. "Anche qui, il rito era stato concordato con la famiglia. E' previsto che ci sia un solo intervento, ed è stato fatto dal nipote. Non potevo concedere altri interventi, oltretutto decisi con poco preavviso".

In ogni caso don Guerrino dice di essersi confrontato con l'Ufficio Liturgico della Diocesi, e di non aver avuto nessuna rimostranza sul comportamento tenuto. "Le indicazioni nella nostra Diocesi sono queste, e io le ho seguite". 

 

 

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Commenti

Inviato Venerdi 1 Gennaio 2016 alle 11:22

Vorrei sommessamente far presente a don Guerrino che le guardie svizzere in San Pietro mantengono il cappello (elmo) anche durante le funzioni religiose officiate dal Sommo Pontefice limitandosi al saluto militare alla visiera all'atto della consacrazione.
Inviato Venerdi 1 Gennaio 2016 alle 16:19

Una storia infinita che non fa onore alle "indicazioni dell'Ufficio Liturgico...ecc.." Uno muore, gli amici e camerati lo portano per l'ultimo saluto, prima di salire nell'al di là e il prete che Benedire la salma, fa storie per i CAPPELLI ALPINI i labari e i vessilli e i simboli storici di una Comunità Alpina che nessun altro popolo sulla Terra può vantare. Proprio quest'anno col centenario della guerra combattuta nel nostro territorio. Mala tempora currunt. Sarà utile cercare Chiese e Sacerdoti che non discriminano. Amen.
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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