Capoluoghi virtuosi, Vicenza in vetta. Achille Variati: lavoro di squadra
Venerdi 24 Febbraio 2017 alle 08:55 | 1 commenti
In un’Italia che va a quattro velocità , i Comuni veneti corrono. Fortissimo come Vicenza, Verona, Treviso, Belluno e Rovigo, tra i primi venti nella classifica nazionale degli «efficienti», quelli che si distinguono per una spesa storica (i soldi effettivamente utilizzati nel corso degli anni) inferiore al fabbisogno standard (le reali necessità finanziarie di un ente, calcolate in base alle caratteristiche territoriali e sociodemografiche) e per una quantità dei servizi erogati superiore al livello delle prestazioni standard.
 Inoltre hanno un passo abbastanza sostenuto anche Venezia e Padova, catalogati tra i «sopra livello» che spendono più di quanto dovrebbero, ma per il fatto che offrono più della media. Nessun capoluogo di provincia del Veneto, invece, si colloca fra i «sotto livello» (basso esborso, ma anche bassa qualità ) o tra gli «inefficienti» (tanta spesa, pochi servizi), che sono il 20% del totale e prevalentemente del Centro-Sud, a guardare la mappa tracciata dall’ufficio studi della Confartigianato. Trasversale (e scontata) la soddisfazione dei municipi virtuosi. Ma la domanda è: come fanno? «È necessario un grande impegno quotidiano che coinvolge sindaco, giunta, struttura dirigenziale e ogni dipendente del Comune in un lavoro di squadra al servizio dei cittadini», risponde Achille Variati (Partito Democratico), sindaco di Vicenza, prima in assoluto con una differenza tra spesa effettiva e fabbisogno standard del -28,9%. «È stato necessario razionalizzare ogni voce di spesa, puntando allo stesso tempo all’efficienza e alla massima qualità dei servizi», aggiunge Michela Cavalieri, assessore alle Risorse economiche. Ognuno ha la sua ricetta. Per esempio Verona (-10,2%, quinta in graduatoria) ha puntato su personale e tecnologia, come sottolinea il primo cittadino Flavio Tosi (Fare!): «Ci siamo insediati con 2.800 dipendenti e oggi ne abbiamo meno di 2.200. Poi abbiamo informatizzato al massimo l’amministrazione, con conseguenti risparmi. Siamo il primo capoluogo come velocità di pagamenti, stimata in 17 giorni. Questa efficienza si traduce in minori costi, tanto è vero che in una classifica sulla tassazione locale Verona è al quart’ultimo posto». Anche Rovigo (-2,1%, ventesima) ha ristretto gli organici: «La mia città ha 52 mila abitanti ed è capoluogo di provincia, esattamente come Siena, ma ha la metà dei suoi addetti: si fanno i salti mortali, non sostituendo i 12 che stanno per andare in pensione, ma intanto si risparmia», rimarca il sindaco Massimo Bergamin (Lega Nord). Invece Treviso (-8,9%, ottava) ha attuato altre procedure di efficientamento della spesa e dei servizi, come la gestione del trasporto e della mensa scolastici attraverso la Stazione unica appaltante, per conto di ulteriori nove enti locali. «Chi vince il bando emesso per la fornitura delle prestazioni in tutti questi Comuni ha un vantaggio perché gestisce un territorio ampio, ma deve garantire un ottimo livello a un costo di concorrenza», spiega il primo cittadino Giovanni Manildo (Pd). Voci dal Veneto virtuoso, dove secondo le elaborazioni di Sose (la società del ministero dell’Economia e della Banca d’Italia), la spesa storica pro capite dei Comuni è pari a 561 euro, contro i 626 della Lombardia, i 791 della Liguria, i 738 della Toscana, i 936 del Lazio, ma anche i 522 della Puglia e i 511 della Calabria. «Lo Stato dovrebbe premiare gli enti virtuosi che limitano la spesa pubblica e non trattarli allo stesso modo di chi non interviene su sprechi e inefficienze», lamenta Variati, che da presidente dell’Upi ieri ha portato a casa l’intesa sull’azzeramento del taglio di 650 milioni inflitto alle Province. «Auspico che finalmente il metodo dei fabbisogni standard entri a regime e venga utilizzato per la distribuzione del fondo di solidarietà », concorda Alessandra Gazzola, assessore trevigiana al Bilancio.«Altrimenti la consapevolezza di essere bravi finisce per causarci più rabbia che soddisfazione, visto che veniamo penalizzati anziché essere premiati», conclude Bergamin invocando «l’autonomia».
Di Angela Pederiva, da Corriere del Veneto
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