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BPVi e Veneto Banca, l'intervista esclusiva a Stefano Righi: dopo Il Grande Imbroglio quando scriverà La Grande Rinascita?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Venerdi 27 Maggio 2016 alle 04:28 | 0 commenti

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L'intervista esclusiva a Stefano Righi, firma a Milano del Corriere Economia e autore de Il Grande Imbroglio, che abbiamo presentato ai Chiostri di S. Corona, giornalista orgogliosamente padovano e con una profonda conoscenza del Veneto e di Vicenza in particolare, dove ha collaborato con La Nuova Vicenza durante l'epoca d'oro di Paolo Madron e della concorrenza, vivifica ma ormai di fatto cessata, fra varie testate, ci permette di dare uno sguardo disincantato al presente di questo territorio e, soprattutto, al suo futuro. Questo, comunque, bene o male, arriverà e andrà gestito dopo lo sfascio, finanziario e sociale, delle sue due ex Popolari, la BPVi e la Veneto Banca senza tenere conto che anche il veronese Banco Popolare si allontanerà probabilmente, con la sua testa decisionale verso Milano dopo la fusione annunciata con la BPM.

Assorbire un flop diretto di oltre dieci milardi di euro (questo il valore sulla carta delle azioni svanite) e un danno indotto che valutare altri dieci miliardi potrebbe essere prudenziale non sarà facile e potrebbe addirittura essere impossibile. Siamo noi pessimisti o anche solo realisti dopo le vicende che in pochi, noi da soli a Vicenza, abbiamo previsto dal 13 agosto 2010?

Ce lo siamo chiesti ma, girando le domande a Righi, siamo usciti fuori, molto fuori dalle mura di questa città omertosa, per carità "a sua insaputa", per avere una risposta meno condizionata dalle misere vicende quotidiane che abbiamo vissuto da tanto, troppo tempo e che ci pare tanto di rivivere, con il "morto" ancora in casa, dopo il recente mancato rinnovamento dei vertici di Confindustria e col perpetuarsi di due tendenze molto locali, il voler non far vedere e il complice far finta di non vedere.

 

Lei, che scrive di economia ed è particolarmente esperto di banche, nel suo recente libro "Il grande imbroglio" ha evidenziato le malefatte delle banche italiane con un particolare riguardo verso due Popolari venete, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Intanto le chiedo se il loro futuro potrà essere in quell'unione vagheggiata da Zonin come suo dominus e non voluta da un Consoli, non disposto a fare il viceré. Ci può illustrare oltre alla fattibilità anche vantaggi e svantaggi dell'ipotesi? Sarà possibile in particolare attuare la fusione per linee interne, magari con VB a tenerne le fila vista la sua situazione "meno peggiore" o servirà comunque un "manovratore esterno" che finalizzi l'unione a interessi di un istituto più grande?

L'ipotesi di unire Veneto e Vicenza, che ciclicamente torna a galla, non mi pare abbia oggi i necessari presupposti per arrivare al successo. Dal punto di vista industriale le banche presentano evidenti carenze di capitale, una dolorosa e prolungata perdita di clientela e di masse, diatribe interne non ancora superate. Insistono poi sul medesimo territorio e i clienti corporate di maggior rilievo sono spesso clienti dell'una e dell'altra. Non mi sembrano i presupposti migliori per una operazione di mercato in un momento in cui le banche sane sono chiamate a rivedere pesantemente le loro operations e si trovano a fare i conti con Big Data, che porterà a una ulteriore spinta sulla strada della banca virtuale e dematerializzata. È un progetto che nasce vecchio e che piace solo a qualche politico locale convinto di poter riavvolgere il nastro del tempo. Ha un unico punto di relativa forza: la possibilità di avere il fondo Atlante con una partecipazione di rilievo, oltreché nella Vicenza (99,33 per cento), anche in Veneto Banca. Ma detto questo e in attesa dell'Ipo di Veneto Banca non c'è molto altro.


Oggi l'attenzione è concentrata sui danni dei fallimenti reali o di fatto delle nostre banche . Sforziamoci di vedere i lati positivi che ne deriveranno, se ve ne saranno.

Il fatto più positivo in un momento che definire tragico non è esagerato è che il peggio è alle spalle per la Vicenza e da lunedì 30 maggio lo sarà per la Veneto. In quella data infatti si riunirà il consiglio di amministrazione di Veneto Banca per decidere sulla forchetta di prezzo in vista dell'Ipo. Detto questo gli aspetti positivi sono tutti nella forza di volontà dei singoli e nella loro capacità di mettere in moto un sano sentimento di fattuale rivalsa, di ripartenza. A livello sistemico è poi chiaro a tutti che ora il re è nudo e che le azioni delle banche popolari - contrariamente a quanto tanti hanno sostenuto per troppo tempo - non sono uno strumento efficace per mettere al riparo i propri risparmi.

 

Sull'equivoco delle "banche del territorio" si sono basati i poteri del territorio, economici e politici, con tutti gli effetti negativi che stiamo vedendo. Esiste ancora uno spazio "costruttivo" per le "banche per il territorio", quale può essere e con quale configurazione ?

Personalmente diffido di chiunque mi parli di banche del territorio. È un imbroglio! La banca deve fare la banca, deve valutare il merito di credito, deve sempre ricordarsi che presta denari non propri. E se è vero che la conoscenza di un imprenditore è importante, se condividere la quotidianità può esserlo, i numeri di bilancio - delle aziende e delle banche - e la governance sono fattori assai più importanti di una relazione di amichevole convivenza che, abbiamo visto, spesso porta a dolorosissimi disastri.


Specialmente a Vicenza e nel Vicentino è stata chiara e letale la frammistione fra Popolare di Vicenza e interessi locali, da quelli vetero confindustriali a quelli di una politica locale che pare nuova ma solo di facciata nel suo asservimento ai "voleri superiori" dei vincitori del momento. C'è uno spazio di ripresa, quale e come, visto che nell'area, persa la banca e in via di "decefalizzazione" la Fiera che sta per abbracciare quella ben più grande di Rimini, si contano sulle dita di una mano aziende pubbliche e private con una valenza almeno regionale se non nazionale?

Purtroppo il crollo della Popolare di Vicenza e le difficoltà di Veneto Banca non hanno ancora esaurito i loro effetti sul tessuto imprenditoriale del Nordest. È scoppiata una bolla, è crollato un sistema di riferimento. Credo che molte aziende si stiano trovando a fare i conti con richieste di rientro, fidi ridotti, prospettive fallimentari. Vedo riflessi occupazionali e gravi difficoltà per tutto il territorio. Uscirne non sarà facile. Prima di ripartire sarà necessaria una profonda opera di pulizia, che si dovrà realizzare nelle prossime settimane.


È sintomatica del provincialismo locale la situazione per cui la Borsa di Milano, che non aveva titoli quotati di aziende di un'area che pure era e dovrebbe essere tra le più importanti d'Italia, ha "rifiutato" anche la quotazione della Popolare di Vicenza. Si può recitare ancora un ruolo nell'economia che conta rimanendo arroccati nel proprio recinto sempre più caratterizzato da terra arida anche al proprio interno? La sparizione della "vecchia" banca può finalmente muovere, anche se per necessità, le residue menti locali a cercare risorse non più nei suoi recinti protetti e ora crollati, ma nel mercato? Se sì, quali potranno essere gli effetti a medio lungo termine?

La Borsa di Milano fa le proprie scelte applicando il regolamento. Il territorio in questo caso conta zero. La Banca Popolare di Vicenza non è stata ammessa a quotazione perché il totale dei sottoscrittori delle nuove azioni erano così pochi che non ci sarebbe stato mercato. È stata una valutazione condivisibile e basata su precisi riscontri. Il territorio non c'entra nulla in questo. Il Veneto ha costruito la propria recente grandezza economica allargando il proprio mercato ben oltre i confini regionali. Anche per questo non ritengo prioritario avere un ruolo nell'economia italiana, ma è prioritario avere aziende sane, trasparenti, capaci di stare sul mercato. Quanto al resto, francamente, non so leggere il futuro.

 

Cosa dovrà succedere in Italia, in Veneto e a Vicenza perché, dopo i tanti libri di denuncia delle caste e del malaffare e dopo "Il grande imbroglio", Stefano Righi possa mettersi a scrivere "La grande rinascita"?

Non c'è alcuna bacchetta magica. E da una situazione simile non si esce da un giorno all'altro. Certo è che la ripresa dell'economia - non solo veneta - non può prescindere da criteri di trasparenza, internazionalizzazione e digitalizzazione.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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