BPVi e Veneto Banca: atteso per oggi il DL sulla loro liquidazione coatta. Il governo tratta con Intesa per "salvare la faccia"
Sabato 24 Giugno 2017 alle 17:29 | 0 commenti
Dopo l'ennesima giornata di tensioni è arrivato, nella tarda serata di venerdì, il via libera di Francoforte alla "liquidazione ordinata" di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il Single Resolution Board (Meccanismo unico di vigilanza) della Bce ha riconosciuto l'insolvenza dei due istituti, che ora devono essere gestiti sulla base della «procedura italiana di insolvenza». Si tratta della liquidazione coatta amministrativa, cioè del meccanismo previsto dagli articoli 80 e seguenti del Testo unico bancario che rappresenta la chiave di volta per l'operazione Intesa SanPaolo. A stretto giro è arrivato dal Ministero dell'Economia il comunicato sul fatto che «il Governo si riunirà nel fine settimana per adottare le misure necessarie ad assicurare la piena operatività bancaria, con la tutela di tutti i correntisti, depositanti e obbligazionisti senior».
Per varare il decreto legge è atteso un consiglio dei ministri che era stato convocato in prima battuta per le 13 di oggi, sabato, ma che poi è slittato alle 18. La corsa serve anche a garantire l'apertura regolare degli sportelli lunedì.
Intanto Repubblica.it precisa alcuni termini della questione come riportiamo di seguito.
Il consiglio dei ministri varerà il decreto per consentire la separazione della parte "malata" delle due banche e, contemporaneamente, l'acquisizione degli attivi sani degli istituti da parte di Intesa. A seguire ci sarà la nomina dei commissari liquidatori (dovrebbe essere scontata la presenza tra questi di Fabrizio Viola, ad della Vicenza). Lunedì mattina gli sportelli riapriranno normalmente. Le condizioni globali della transazione si conosceranno nei prossimi giorni, finora si è parlato di un euro simbolico e di un dimagrimento complessivo degli organici di circa 3.500/4000 persone, di cui solo una parte (grossomodo 1.500) provenienti dalle fila delle due venete; il resto sarà pescato dal serbatoio di Intesa, sempre su base volontaria.
Onerosissimo il pedaggio per le finanze pubbliche: il Fondo esuberi sarà ricapitalizzato con circa un miliardo; complessivamente, l'esborso per lo Stato sarà nell'ordine dei 10-12 miliardi. Per gli attuali azionisti delle due banche (al 95% ed oltre il Fondo Atlante) ci sarà invece l'azzeramento del capitale, così come verranno azzerati i bond subordinati (circa 1,2 miliardi per le due venete). Salvi i correntisti e i titolari di bond senior. Se tutto procederà nella direzione indicata, persino entro lunedì potrebbe arrivare il disco verde definitivo della Commissione europea. Ieri sera un suo comunicato, dopo le decisioni della Bce e del Srb, parlava di "discussioni costruttive" e "progressi per trovare molto presto una soluzione".
La Direzione generale Concorrenza della Commissione verificherà che tutti i passaggi siano in linea con la disciplina sugli aiuti di Stato. Il dato politico è che il percorso e le varie tappe sono state pienamente condivise tra il governo e Bruxelles (ieri c'è stata un'ultima telefonata tra il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager). Il decreto per utilizzare i fondi pubblici, quel che resta di quei 20 miliardi messi a disposizione con il decreto salvabanche, dovrebbe aver ricevuto l'ok della Commissione. Ma non è escluso che chieda qualche modifica al piano.
Se la cornice è a questo punto certa, il nervosismo della giornata appena trascorsa la dice lunga sulle complessità ancora presenti. A partire dalle indiscrezioni sulla contrarietà di Bruxelles sulla gestione degli esuberi, che aveva fatto prontamente intervenire i sindacati sull'impossibilità di procedere con licenziamenti alla riduzione degli organici. Sembra poi che il governo abbia provato a negoziare con Intesa il coinvolgimento della banca nel ristoro dei bond subordinati in mano al retail, o un aumento del prezzo pagato. La banca nega quest'ultimo passaggio: di sicuro il mandato dell'amministratore delegato Carlo Messina è limitato dalla necessità di non aggravare in alcun modo la situazione patrimoniale del gruppo e di garantire il dividendo ai soci.Â
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