Boia chi incolla
Venerdi 14 Maggio 2010 alle 17:34 | 0 commenti
La polemica corre sulle ali di Facebook con le esternazioni più o meno in libertà prontamente riportate dalla stampa locale. La storia la racconta, in modo assai raffazzonato peraltro, Il Giornale di Vicenza del 12 maggio 2010. Al centro del contendere ci sarebbero alcune frasi fasciste o fascistissime scambiate su Facebook da due degli amministratori più trendy del Vicentino. Lei è Silvia Covolo sindaco leghista di Breganze, alle prese con una crisi di maggioranza del suo centrodestra che sta per portarla sul baratro della sfiducia. Lui invece è Davide Faccio, volitivo assessore del Carroccio ai lavori pubblici del comune di Trissino.
Volto patinato lei, padan lover abbronzato lui, sembrano cuciti su misura per una puntata di "Uomini e Donne" pronti a districarsi tra tronisti e corteggiatrici. Gli epiteti incriminati sono stati intercettati su Facebook da alcuni militanti del PD che poi con una fulminea operazione di copia e incolla li hanno rilanciati sul portale "Io Democratico". Apriti cielo! L'onorevole Daniela Sbrollini (PD), nota per i suoi silenzi democratici sullo scandalo della concia, ha lanciato l'allarme fascismo. E il tam tam mediatico le è andato dietro (indubbio, la Sbrollini ha un po' di mestiere). Sinceramente delle affermazioni sulla connotazione destrorsa della Lega mi interessa poco o nulla, preferirei invece guardare al sodo, al lavoro sul campo degli amministratori. E magari vorrei vedere che cosa esternerebbe la Sbrollini se per caso dovesse scoprire un conflitto di interessi che pesa sull'assessore trissinese o che il centrosinistra a Breganze è pronto a salvare la fascistissima prima cittadina dalla crisi del centrodestra con un ribaltone che sosterrebbe la podestà proprio coi voti di persone affini al centrosinistra... E che cosa accadrebbe in casa PD se sulla stampa dovesse arrivare la notizia di una mega lottizzazione a Trissino sponsorizzata da un big dell'industria vicentina. La Sbrollini farà una interrogazione parlamentare? Sarebbe il minimo in ossequio alla legge delle proporzioni.
Rimane il fatto però che la frase "boia chi molla" non è grave tanto perché collegata alla memoria dei fasci di combattimento (ormai vecchio arnese dei nostalgici). Lo è perché legata a quel settore dei moti di Reggio Calabria degli anni '70 durante i quali pezzi della estrema destra e pezzi della 'ndrangheta andarono a braccetto. Detto in modo brutale, chi inneggia al "boia chi molla" non finisce per squalificarsi perché simpatizzante del fascismo ma perché simpatizzante della mafia.
Tutto quello che ho scritto sino ad ora però non significa nulla, perché ciò che è veramente grave è la indignazione della Covolo verso chi l'ha pizzicata su Facebook: «È stato strumentalizzato un dialogo con un amico, è stata violata la mia privacy in maniera indegna... non escludo un'azione legale». Cazzate in libertà . Ecco, è come se uno si lamenta perché viene criticato rispetto a ciò che ha urlato in piazza per due ore. Ogni volta che si viene messi in difficoltà si invoca la privacy. Sembra di sentire la Daniela Santanché, una che di privacy se ne intende... Altro che leghisti duri e puri; italiani "chiagni e fotti", caro il mio sindaco padano alla pummarola. E comunque su un primo cittadino che dice una corbelleria del genere deve gravare l'onta imperitura del ridicolo. Damnatio memoriae la chiamavano i Latini. Saluti Romani, pardon padani.
link Io Democratico
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